Iron Mask – Master Of Masters

Il 21/12/2020, di .

Gruppo: Iron Mask

Titolo Album: Master Of Masters

Genere: , ,

Durata: 61 min.

Etichetta: AFM Records

Distributore: Audioglobe

68

Oramai ci sembra di poter considerare Dushan Petrossi quasi alla stregua di un amico… recensito e intervistato da chi scrive un numero indeterminato di volte, c’è da dire che nel bene o nel male è riuscito sempre a regalarci dischi gradevoli. Non eclatanti – certamente non epocali – non ma di sicuro divertenti e piacevoli; e questo sia scrivendo per i bombastici e sinfonici Magic Kingdom che con i più tradizionalisti Iron Mask.

Bene, oggi siamo dunque qui a parlarvi dei secondi, gli Iron Mask, che col qui presente ‘Master Of Masters’ raggiungono il traguardo del quinto album rimanendo, come ci aspettavamo, devoti a un classico heavy melodico dalle vaghe tinte neoclassiche, un lavoro che manco a dirlo continua a vedere in Malmsteen, Blackmoor e Axel Rudi Pell i propri numi tutelari. D’altronde, lo stile esecutivo e compositivo di Petrossi lo conosciamo: vorrebbe essere come quello di Malmsteen, ma possiede il gusto più melodico ed epico di Ritchie e ha l’attenzione alla forma canzone di Axel. Stereotipato? Sì. Può piacere? Un altrettanto deciso “sì”. Il fatto è che questo ‘Master Of Masters’, così come ‘Diabolica’ o ‘Black As Death’ prima di lui, è un album costruito per piacere a una certa frangia di fan, e se ne frega bellamente di farsene di nuovi. Possono piacere inni ultra-classici e ultra-melodici sostenuti da tronfi ritornelli come ‘Never Kiss The Ring’ o ‘Wild And Lethal’ a qualcuno che bazzichi territori lontani da Stratovarius, Rainbow o Kenziner? Difficile. Ma è altrettanto difficile che queste stesse canzoni NON piacciano a chi invece in quella musica ci sguazza eccome. Se lo guardiamo da questo punto di vista, di materiale gustoso per orecchie avide di melodia e neoclassicismo ce ne è davvero tanto. ‘Tree Of The World’ ad esempio, uno dei brani migliori e posto subito in seconda posizione, si fa apprezzare nel giro di due ascolto grazie anche a qualche input vagamente folkish. E così fa anche ‘Mist Of Lochness’, con le sue orchestrazioni iniziali che ci portano nelle nebbiose vallate dell’entroterra inglese, impazienti di vedere il mostro ergersi dalle acque. E che dire della suite, quella ‘Nothing Last Forever’ che dura nove minuti? Potrebbe benissimo essere una canzone degli Stratovarius se solo ci cantasse Kotipelto al posto dello sconosciuto (ma comunque bravo) Slembrouck, e nel corso della sua vorticosa successione di riff ribollenti riesce senza sforzo a riportarci magicamente agli Anni ’90, a quel periodo di apice per il power europeo. Abbiamo citato le canzoni che troviamo migliori, ma non è che il resto del lotto sia scadente, con anche la ballad ‘A Mother Loved Blue’ che riesce insolitamente a piacerci, non apprezzando troppo noi quel genere di composizioni così lente e zuccherose.

Insomma, anche se forse in alcuni passaggi di questa recensione ci siamo un po’ fatti prendere la mano dall’entusiasmo, immaginiamo che il concetto fin qui rimarcato sia chiaro: nel quinto album dei Iron Mask non troverete stravolgimenti o soprese a uno stile che bene o male è immutato dal primo disco; troverete però una dozzina di brani piacevoli e funzionali, che vanno bene sentiti in macchina, la sera in cuffia o con qualche amico per distrarsi un po’. Basta solo che sappiate cosa state cercando prima di mettervi all’ascolto, e non vi deluderà come non lo hanno fatto gli altri lavori prima di lui. Bravo Dushan!

Tracklist

01. Never Kiss The Ring
02. Tree Of The World
03. Revolution Rise
04. One Against All
05. Nothing Lasts Forever
06. Dance With The Beast
07. Wild And Lethal
08. Mist Of Loch Ness
09. My One And Only
10. A Mother Loved Blue
11. Sagittarius A
12. Master Of Masters

Lineup

Vassili Moltchanov: bass
Dushan Petrossi: guitars
Ramy Ali: drums
Mike Slembrouck: vocals