Oceans – Hell Is Where The Heart Is

Il 10/12/2022, di .

Gruppo: Oceans

Titolo Album: Hell Is Where The Heart Is

Genere: , ,

Durata: 39 min.

Etichetta: Nuclear Blast

76

Dopo il debutto ‘The Sun And The Cold’ di appena due anni fa (sempre sotto Nuclear Blast), ed un EP dal titolo ‘We Are Nøt Okay’ datato 2021, lungo quest’anno il quartetto tedesco/austriaco degli Oceans ha deciso di suddividere l’album che oggi analizziamo pubblicando ben tre EP dal medesimo titolo, ma spalmato in tre parti: ‘Pt. I: Love’, ‘Pt. II: Longing’, e ‘Pt. III: Clarity’, che dei dodici brani totali contengono ognuno quattro tracce (in ordine secondo la tracklist sottostante). ‘Hell Is Where The Heart Is’ racchiude appunto questo trittico, in una proposta a metà tra alternative metal e metalcore, ma a differenza di quella di molte band più oscura e sinistra, a partire dalle musiche per poi continuare con i testi (per una spiegazione molto esaustiva, vi consiglio di leggere la nostra intervista edita lo scorso venticinque ottobre), ed esplode già con ‘The Awakening’, a ricordare i Korn più adirati del periodo ‘Take A Look In The Mirror’ (2003).
Le tenebre sembrano avvolgere disperazione e rabbia, ma tutto è ben dosato nella successiva ‘Sulfur’, canzone che sembra divisa in due parti dove, appunto, troviamo un equilibrio musicale tra momenti più estremi, presenti nei primi due minuti del brano, ed altri più frenati a seguire. Al contrario, ‘Skin’ esordisce piano, per sfogarsi poco dopo il primo minuto: a differenza di ‘Sulfur’, qui ritornelli rabbiosi si alternano a strofe introspettive, governate da un’efficiente linea di basso, da un accenno di chitarre acustiche ed un’elettronica che, come da proposta, risulta necessaria ma mai invadente. L’intro ‘Longing’ apre la serie di quattro brani presenti nel secondo EP, che con ‘Home’ tocca una delle vette di ‘Hell Is Where The Heart Is’, grazie anche ad un’accessibilità e fruibilità maggiori, ed un genere che pesca da quanto alcune giovani leve metalcore stanno offrendo oggigiorno (SetYøurSails). A ricordare musicalmente i Deftones, la cadenzata ‘I Want To Be Whole Again’ abbina perfettamente quella voglia di pace che il suono del mare può donare, di fronte alla frenesia che quotidianamente avvolge le nostre vite, mentre si cala l’asso con la costantemente mutevole ‘Living=Dying’.
Tra momenti più alterati ed altri più intimi, il richiamo ai Korn viene ancora naturale, ma a parte ciò a superarsi è la prova vocale di Rotten, piacevolmente instabile e camaleontica come il brano stesso. Entriamo nella terza ed ultima parte di questo lavoro con ‘Clarity’ e la semi ballad ‘If There’s A God She Has Abandoned Us’, semplice ed efficace nei suoi quattro minuti scarsi, con pianoforte e tastiere sicuramente più in risalto rispetto ai pezzi precedenti, mentre uno spirito quasi emo avvolge ‘I Sing Alone’, altro brano diretto ed incisivo, che avrà bisogno di pochi ascolti per restare impresso nella vostra mente. Più estrema risulta, invece, la conclusiva titletrack, che sembrerebbe uscire da ‘Iowa’ degli Slipknot (2001), tanto appare disperata. In conclusione, cosa aggiungere? Sicuramente gli Oceans, pur riprendendo sprazzi di generi già proposti nell’arco di questo nuovo millennio, hanno saputo mescolarli ed evolverli ad oggi, ottenendo una loro identità, data da note più depresse ed un voler sembrare più camaleontici, destrutturando più di un brano e giocando, quindi, con più sentimenti. ‘Hell Is Where The Heart Is’ si candida ad uno dei dischi più convincenti di questa seconda parte dell’anno: il (personalmente) triste ed insipido novembre, non poteva salutarci con un’uscita più rappresentativa.

Tracklist

01. Love (Intro)
02. The Awakening
03. Sulfur
04. Skin
05. Longing
06. Home
07. I Want To Be Whole Again
08. Living=Dying
09. Clarity (Interlude)
10. If There’s A God She Has Abandoned Us
11. I Sing Alone
12. Hell Is Where The Heart Is

Lineup

Timo Rotten: vocals, guitar
Patrick Zarske: guitar
Thomas Winkelmann: bass
J.F. Grill: drums