Foo Fighters – But Here We Are

Il 02/06/2023, di .

Gruppo: Foo Fighters

Titolo Album: But Here We Are

Genere:

Durata: 48 min.

Etichetta: Roswell Records

Distributore: RCA

77

“Io sono ancora qua” canta Vasco Rossi in ‘Eh…Già’, e lo stesso sembra dirci il titolo di questo nuovo disco dei Foo Fighters, colpiti il venticinque marzo 2022 dall’inaspettata scomparsa del loro batterista Taylor Hawkins, ufficialmente rimpiazzato il ventun maggio di quest’anno da Josh Freese. Già la copertina di ‘But Here We Are’ lascia il segno, in tutta la sua candida innocenza: quel che si vede all’orizzonte (ammesso che di orizzonte si possa scrivere) potrebbe essere una linea di demarcazione, o il tanto agognato quanto meritato paradiso. Così come il titolo, appena celato in basso a destra, quasi a dimostrare che ci vorrà tempo per rialzarsi da vicissitudini così profonde (ricordiamo che oltre a Hawkins, Grohl lo scorso agosto ha perso anche la madre Virginia). E’ però un album grazie al quale la band non cerca compassione, bensì un modo per andare avanti. Riuscendoci. Il primo singolo estratto ‘Rescued’ abbina rabbia (soprattutto nel concitato e calzante finale) a melodia, ed è già chiaro come, nonostante le tematiche affrontate, non sempre all’interno di questo undicesimo lavoro musiche e testi vadano d’accordo. ‘Under You’ (‘Learn To Fly’ 2.0?) ci riporta inevitabilmente ai primi tre dischi della band, quelli del millennio scorso, ma con suoni più levigati, mentre ‘Hearing Voices’ viaggia tra post punk e post grunge, piacevole svolta di un album che si promette intrigante traccia dopo traccia. La titletrack è, sia per titolo che per suoni, la canzone portabandiera, testimone di una volontà di andare avanti, data dal testo, così come di prediligere il classico muro chitarristico a cui i fan sono stati abituati negli anni, piuttosto che struggenti ballad (e notevole, qui, è la prova di Grohl sia alla voce che alla batteria). ‘The Glass’ arriva al momento giusto, quasi a farci rifiatare, prevedibile ma funzionale nella sua struttura da semi ballad, tra strofe acustiche e ritornelli elettrici. ‘Nothing At All’ e ‘Show Me How’ sono due canzoni in contrapposizione: danzereccia la prima, a richiamare le ambientazioni del disco precedente, mesta e per questo avvincente la seconda, con Grohl che duetta con la figlia Violet e un’atmosfera che richiama gli Smashing Pumpkins del periodo ‘Adore’ del 1998 (‘Perfect’). Similmente si muove ‘Beyond Me’, ugualmente malinconica ma più basic nei suoni, con Grohl che nei primi due minuti si affida solamente a chitarra e pianoforte, per poi proseguire e concludere, come da abitudine, in pieno stile alternative rock. E se fin qui non è stata citata una sola parola da nessun testo (d’altronde nel web sono sicuro che troverete più di un “track by track” con testi annessi), permettetemi una concessione per ‘The Teacher’, dieci minuti di tributo alla madre Virginia (la cui professione è esplicata nel titolo), nelle cui parole si capisce come la scomparsa di una persona a noi molto vicina possa accostarci, o maggiormente sensibilizzarci, alla morte: “One step closer to the other side, I can feel what others do, Can’t stop this if I wanted to, Hey kid, what’s the plan for tomorrow, Where will I wake up?” Chiude il disco la recondita ‘Rest’, un brano “a due facce”, dove nei primi due minuti e quaranta secondi Grohl ci regala il momento più intimo e disadorno del disco; quando, di colpo, il pezzo si sgrana diventando “elettrico”, tutto resta sfarzoso, e le parole “Rest, you can rest now, Rest, you will be safe now” ne sono la degna conclusione, del brano così come del disco.
Dopo aver considerato ‘Medicine At Midnight’ (2021) un lavoro a sè, meglio collocabile quando si sarebbe scoperto il suo successore, nonostante anche ‘But Here We Are’ debba essere considerata un’uscita indipendente, fortemente condizionata dalle tristi avversità di cui sopra (e non potrebbe essere altrimenti), al suo interno i Foo Fighters hanno deciso di tornare alle origini. Un tenero passo indietro, nei lidi in cui ci si sente a proprio agio, in pace con sè stessi, proprio come la copertina di questo disco, che personalmente si colloca come il miglior album dai tempi del maestoso ‘Wasting Light’ (2011). Bentornati, nonostante tutto.

Tracklist

01. Rescued
02. Under You
03. Hearing Voices
04. But Here We Are
05. The Glass
06. Nothing At All
07. Show Me How
08. Beyond Me
09. The Teacher
10. Rest

Lineup

Dave Grohl: vocals, guitars, drums
Chris Shiflett: guitars, backing vocals
Pat Smear: guitars
Nate Mendel: bass
Rami Jaffee: keyboards