Judas Priest – Invincible Shield

Il 12/03/2024, di .

Gruppo: Judas Priest

Titolo Album: Invincible Shield

Genere:

Durata: 52 min.

Etichetta: Sony

Distributore: Sony

87

Incredibile trovarsi a una settimana di distanza l’uno dall’altra le uscite di Bruce Dickinson prima (quasi venti anni di attesa) e dei Judas Priest poi… una vera e insperata manna per i fan del metal più classico e per i metal heads più stagionati, soprattutto considerando la qualità indubbia di entrambi i lavori.

Già perché – lo diciamo subito nella recensione, ma lo vedete bene dal voto in calce – ‘Invincible Shield’ è una bomba. Un album vincente, una vera e propria rasoiata heavy, un blocco energico ed entusiasmante di undici canzoni (più tre bonus) che trasudano metallo, passione e DNA ‘priestiano’ da ogni nota. Potremmo anche concludere così questo excursus sul diciannovesimo lavoro dei veterani di Birmingham, però vale la pena – prima ancora che di descrivere come al solito brano per brano – di fare un attimo di luce per chi si è perso gli ultimi eventi; spiegando in fondo perché questo disco è di fatto come risultato addirittura superiore alla somma delle sue parti, ovvero i suoi brani.

Innanzitutto, i Priest non li avevamo lasciati venti anni fa con un buon album… li avevamo lasciati solo sei anni fa, e con ‘Firepower’, album costruito benissimo, ma che aveva dato a molti il sapore di un ultimo sigillo, un’altra dozzina di pezzi ottimi che però avrebbero rappresentato un po’ l’ultimo passaggio in termini di inediti della band. Dopotutto K.K. è assente già da un decennio, l’annuncio del ritiro dai palchi di Tipton ha ancora tutto il sapore di una decisione sofferta ma definitiva, e anche il collasso ‘in azione’ del più giovane di tutti, Faulkner, a causa di un aneurisma aortico sembravano neri chiodi battuti su una cassa. E non una cassa brutta, intendiamoci, perché come giù detto ‘Firepower’ era un buon modo di lasciarsi, un album con una copertina tamarra e volutamente retrò, composto da canzoni che guardavano a testa alta il glorioso passato della band. Ma, come già era successo nell’ormai lontano 1990, è proprio quando i fan non se l’aspettano che i Judas picchiano più duro. A quei tempi, dopo il non troppo apprezzato ‘Ram It Down’, la batteria del nuovo volto Scott Travis aveva picchiato con ferocia inaudita, precedendo il riff forse più famoso della storia dell’heavy metal. Oramai lo sanno tutti: quel ‘Painkiller’ con la sua taglientissima copertina e quel suono appesantito delle chitarre si è imposto come album tra i più rappresentativi della scena metal, e il resto è storia. ‘Invincible Shield’ non è ‘Painkiller’ ovviamente, ma ne segue le orme: non tanto musicalmente, quanto come intento. Arriva appunto quando non ce lo si aspettava, quando il sentiero non sembrava portare a una meta, quando il timone non sembrava essere in mano a nessuno e la prua non puntare verso un obbiettivo. Arriva, e dopo una breve intro spazza via la nebbia con un altro riff roboante, riportando sulla plancia una band che sembra a questo punto ci sembra praticamente immortale. Non sono le canzoni, i riffs, il drumming o la produzione di Sneap a ricordarci di quel lontano 1990… è proprio la band stessa. I riff sono ancora tesi, veementi, belli come quelli di ‘Firepower’, ma con quel piglio da presa alla gola che ‘Painkiller’ aveva. Il drumming di Travis è affamato, instancabile, e trascina i brani con un energia che è quasi non attribuibile a un uomo di quell’età. I soli sono taglienti, personali, una vera e propria firma, e ovviamente… la voce del metal god non sembra aver raccolto un oncia di polvere in… beh, trentaquattro anni.

E’ questo a conti fatti che ci ha lasciato assolutamente esterrefatti di ‘Invincible Shield’. Non tanto i brani, belli ma appunto compositivamente parlando sul livello del disco precedente, non tanto un originalità o un vento di novità che poteva aver rappresentato chessò, ‘Nostradamus’… ad averci colpito è stata proprio la rinnovata voglia di rivalsa, il saltare alla gola dell’ascoltatore, il suonare come se veramente si avesse trenta anni di meno. E questo ci basta. Molti di voi avranno sentito ‘Painkiller’ solo dopo aver conosciuto la band con dischi più recenti, indotti all’ascolto dalla fama dei suoi pezzi più famosi… per noi che nel ’90 l’abbiamo comprato e qualche anno dopo abbiamo visto andare via Halford dalla band quel passaggio discografico era stata una martellata, e la stessa martellata l’abbiamo avuta adesso, con un lavoro che – francamente – non ci aspettavamo. ‘Invicible Shield’ non inventa nulla, però ci restituisce forse per l’ultima volta una band fotografando il momento in cui più li abbiamo amati. Invincibili, e stavolta per davvero.

Tracklist

01. Panic Attack
02. The Serpent And The King
03. Invincible Shield
04. Devil In Disguise
05. Gates Of Hell
06. Crown Of Horns
07. As God Is My Witness
08. Trial By Fire
09. Escape From Reality
10. Sons Of Thunder
11. Giants In The Sky

Bonus tracks:
12. Fight Of Your Life
13. Vicious Circle
14. The Lodger

Lineup

Rob Halford: vocals
Glenn Tipton: guitars
Richie Faulkner: guitars
Ian Hill: bass
Scott Travis: drums