Don Airey – Pushed to the Edge
Il 17/04/2025, di Francesco Faniello.
Sono assolutamente convinto che la percezione comune dinanzi a un “disco solista” di un componente di una delle band più in vista del panorama hard’n’heavy venga oggi accolto con un misto di sufficienza e scetticismo da parte della maggior parte del pubblico, che a volte – nel caso dei gruppi più attempati – mal sopporta gli stessi dischi in studio della stessa “band madre”, figuriamoci i progetti paralleli. Va però osservato che se parliamo di Don Airey parliamo di un musicista che è da tempo entrato di diritto in quella che si definiva la “Purple family”, le cui ramificazioni hanno prodotto sovente album degni di nota, se non i veri e propri capolavori che non starò qui a enumerare ma che fanno parte a buon diritto dell’immaginario collettivo. E no, non parlo del posto da tastierista nella summenzionata categoria “band madre”: il buon Don ha militato con assoluto profitto in quello che forse è stato il periodo di maggior successo commerciale dei Rainbow, perciò – se il sottoscritto ha dato credito alla pur apparentemente effimera carriera di Tony Carey – è del tutto naturale che ci si debba approcciare ai suoi dischi solisti con la giusta attenzione.
Certo, potete immaginare il mio iniziale scetticismo nello scorrere la scaletta del ‘Live In Hamburg’ del 2017, poi uscito nel 2021. Una parata di grandi successi che pesca a piene mani dall’ampio carnet di collaborazioni dell’illustre tastierista, e che però vive qui relativamente di vita propria nella misura in cui ad accompagnarlo sono il veterano del metal britannico Carl Sentance alla voce e soprattutto il funambolico Simon McBride alla sei corde, vero erede della scuola blackmoriana aggiornata al nuovo secolo, con in comune con Sentance il passaggio attraverso le leggende (Persian Risk e Nazareth il primo, Sweet Savage e – guarda un po’ – Deep Purple il secondo).
Al di là del live che è stato una mia piccola fissa e che ha messo l’Airey solista sulla mappa delle mie playlist come e più di quanto aveva fatto la serie ‘Contractual Obligation’ con ospite Gillan, l’occasione e ghiotta per ascoltare il nuovo lavoro ‘Pushed to the Edge’ in vista di un’intervista di imminente pubblicazione sulle nostre pagine. E dunque? Dunque Airey si conferma un veterano dell’hard rock assolutamente da non trascurare, come e più (in determinati frangenti) della sempre summenzionata e attuale “band madre”. Sarà la possibilità di spaziare oltre i confini dettati dall’etichetta di blasone, saranno i succitati assi nella manica a cui attingere per i propri numeri, ma posso dire che al fan medio di determinate sonorità ‘Pushed to the Edge’ può piacere anche più del pur interessante ‘=1’, tanto per mettere subito in chiaro le cose. Ovvio, sempre in tema di chiarezza e simili, non tutte le tracce presenti risultano memorabili ma ci consegnano sicuramente una fotografia vivida di come sia possibile per una compagine così ben assemblata lasciare a suo modo il segno su una strada rodata a fondo qual è quella dell’hard rock. Due i singer covenuti, stavolta, con il veterano Sentance che in alcune tracce cede il microfono a Mitchel Emms, volto nuovo del rock britannico, forte di un’esperienza a The Voice UK e nell’ambito dei musical che conferisce la giusta dose di teatralità alla sua performance.
Se l’opener simil canonica ‘Tell Me’ mette in chiaro come le atmosfere siano più edulcorate rispetto alla precedente produzione solista, è la successiva ‘They Keep On Running’ a costituire il primo punto di interesse, laddove siamo catapultati sulle sonorità appena successive al periodo di Dio con i Rainbow, in quello stesso limbo tra il protopower e l’apertura al mercato americano che aveva fatto la fortuna di ‘Down to Earth’ (con un pizzico di follia alla ‘Lost in Hollywood’, per intenderci), ma con uno stile vocale che rimanda direttamente a ‘Perfect Strangers’!
Personalmente, ho trovato molto interessanti i pezzi più oscuri e concepiti secondo lo stesso filone, come ‘Rock the Melody’ e ‘Out of Focus’ (con quest’ultima che può vantare soluzioni fresche che non sfigurerebbero nella discografia dei moderni gruppi retro rock, accanto a graditi barocchismi mai “in eccesso”), ma anche come ‘Godz of War’, curioso punto di incontro tra sonorità più heavy e la delicatezza del prog più classico, per non parlare della conclusiva ‘Finnigan’s Awake’, che onora il titolo con un vero e proprio flusso di coscienza joyciano guidato dall’altrettanto omonimo batterista e dominato dagli agognati duelli Airey/McBride.
Per contro, non sono esattamente un fan dell’easy listening di ‘Flame In The Water’ o della delicata ‘Girl From Highland Park’, preferendo indugiare sul cromato AOR di ‘Power Of Change’, che ricorda la produzione malmsteeniana di fine ’80 / inizio ’90. Ecco, su ‘Pushed to the Edge’ probabilmente manca quel ghigno gillaniano a cui eravamo abituati ad accostare i tasti di avorio del mastermind nell’ultimo ventennio, anche se ne appare un barlume su ‘Edge Of Reality’, uno di quei pezzi in cui per una volta il quintetto appare non prendersi troppo sul serio, come da tradizione. Attenzione, non siamo qui al mottetto in musica, ma a quel fluire libero che troveremo anche nella traccia conclusiva e che a suo modo offre un senso compiuto alla verve compositiva di Don Airey, un musicista che continua a meritarsi la considerazione degli appassionati, dentro e fuori i Deep Purple…
Tracklist
01. Tell Me
02. They Keep On Running
03. Moon Rising
04. Rock The Melody
05. Flame In The Water
06. Out Of Focus
07. Power Of Change
08. Girl From Highland Park
09. Godz Of War
10. Edge Of Reality
11. Finnigan’s Awake
Lineup
Don Airey: keyboards
Simon McBride: guitars
Carl Sentance: vocals
Mitchel Emms: vocals
Jon Finnigan: drums
Dave Marks: bass