Gong (Bussolengo, VR), intervista ad Eros Petratti

Il 27/05/2021, di .

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Gong (Bussolengo, VR), intervista ad Eros Petratti

Gong è un negozio di musica e video tra i rari baluardi presenti nella provincia veronese. La sua posizione strategica in quel di Bussolengo, come scopriremo in quest’intervista, permette un buon flusso di persone in arrivo sia dalla città che dalla zona della Valpolicella che dal Lago di Garda (in estate popolato da molti turisti, alcuni dei quali non si lasciano certo scappare qualche acquisto). Da Eros si ha anche l’opportunità di acquistare biglietti per concerti, spettacoli ed eventi (e con l’Arena di Verona ed il castello di Villafranca a pochi chilometri, questi non sono certo mancati e, si spera, non mancheranno in futuro), molti film in DVD, Blu Ray e 4K, oltre alla possibilità di noleggio. Ma chiaramente a comandare è la musica, vera passione del Nostro. È un piacevole pomeriggio di maggio e si è in piena zona gialla quando, dotato dell’obbligatoria mascherina e registratore, mi appresto ad entrare e a scambiare due chiacchiere con il titolare di Gong il quale, munito pure lui di mascherina e dietro un alto plexiglass, mi accoglie amichevolmente.

Ciao Eros, grazie della disponibilità e benvenuto su Metal Hammer Italia: ti va di presentare Gong? Quand’è cominciata quest’avventura?
Beh, quest’avventura è iniziata nel 1981, ma è stata mia moglie ad aprire l’attività. Primavera 1981 per l’esattezza; io sono subentrato dopo una decina d’anni, per cui sono quarant’anni esatti che quest’attività c’è. Inizialmente era in Via Roma, sempre a Bussolengo, poi ci siamo spostati qui in Via Alcide De Gasperi.

Purtroppo negli ultimi anni sono aumentate le chiusure dei negozi di dischi. Gong resta una delle rare ma bellissime realtà ancora tra noi. Qual è il tuo segreto, il tuo asso nella manica per continuare un’attività come questa, che va avanti appunto da quarant’anni?
Beh l’asso nella manica è presto detto, è semplice: la passione per il proprio lavoro, il fatto di non avere commercialmente dipendenti, e non essere in affitto. Tutto qua, nel senso che il segreto, o i segreti, sono questi. Poi chiaro che è la passione per il tuo lavoro che ti porta ad andare avanti. Ultimo, ma non per importanza, il fatto comunque di essere arrivato ad un certo momento della mia vita, per il quale anche se volessi cosa vuoi che vada a fare, oggi? Ormai sono vecchio, non ha più senso. (ride, ndr.) No dai, scherzi a parte, se c’è un segreto che mi ha fatto arrivare fino a qui è un qualcosa di molto semplice: da ragazzino, anzi da bambino, il mio sogno era quello di avere un negozio di musica, ed eccolo qua. Questo è il segreto, non c’è nient’altro.

Riguardo la clientela, hai diversi frequentatori abituali in negozio o si tratta di acquisti “mordi e fuggi” di gente di passaggio?
Una fetta di clientela affezionata che si è radicata nel tempo e ci segue c’è, è chiaro però che i numeri sono a sfavore rispetto ad anni fa, a causa di internet, della tecnologia, perché oggigiorno i ragazzi fruiscono della musica in un’altra maniera. Posso comunque dire di fare conto su una cerchia di clientela abbastanza fidelizzata.

Forse gli acquisti “mordi e fuggi” riguardano più i biglietti di concerti…
Mah, essendo Bussolengo comunque un centro di attrazione sia per la Valpolicella che per il lago, ed essendo questo rimasto praticamente l’unico punto vendita sia per la musica che per i biglietti, bene o male d’estate con il turista che, di giovedì, visita il mercato, piuttosto che il passaparola tra le persone, di gente che confluisce ce n’è.

Quali sono i generi che noti, o hai notato, essere più in voga, guardando alla tua attività?
Non ce n’è uno in particolare, proprio perché Gong sorge in un paese che, seppur grande, è comunque un paese, non una città. Anche se avessi voluto, negli anni non avrei mai potuto specializzarmi su un genere, perché da me è sempre entrato il ragazzino che ascolta Dance piuttosto che l’adulto rockettaro o l’anziano che segue il liscio. Per cui, per rispondere alla tua domanda, direi un po’ di tutto.

Hai quasi risposto anche alla domanda successiva, perché ora ti chiedo qual è l’età media dei tuoi clienti? Sono più giovani, over trenta, over quaranta?
È variegata, anche se di recente i giovanissimi sono diminuiti paurosamente, perché nati purtroppo in un’epoca nella quale non hanno imparato ad usare il vinile piuttosto che il Compact Disc: hanno imparato ad usare il telefono. (ride, ndr.) E con il telefono si sentono padroni del mondo, riescono a fare di tutto e questa, purtroppo, è la realtà. È amaro doverlo ammettere, ma è così.

Allora come ti spieghi il ritorno in voga del vinile? Questo ritorno, coadiuvato da iniziative quali il Record Store Day, aiuta a risollevare le sorti di molti negozi di dischi?
Aiuta in parte, aiuta a morire un po’ più lentamente. Purtroppo, come ho detto poco fa, è amaro ma bisogna ammetterlo. Cioè, una parte di persone, di fruitori, ha fatto una sorta di passo indietro, rendendosi conto che la vita, soprattutto il godimento delle cose piacevoli che essa ci offre, come la musica, va utilizzato in maniera appropriata, altrimenti che gusto c’è?! Ecco quindi che vi è stato questo passo indietro alla riscoperta del vinile, e per fortuna una fetta di persone che si è focalizzata su questo “ritorno”, ha scoperto toccando con mano che ne vale la pena. In generale, questo ritorno del vinile credo sia spinto un po’ dalla moda, un po’ da, mah, vattelappesca, e un po’ dal fatto che la gente si è resa conto che il tempo a propria disposizione è quello che è, e quindi che quello da dedicare a sé stessi vale molto di più del fatto di continuare, in questo mondo frenetico, a correre per niente. Ora, non vorrei fare dietrologia, ma quando ero ragazzino dedicavo ore all’ascolto della musica; oggi, grazie alla fruizione data dalla tecnologia attuale, l’ascolto è quasi di passaggio, nel senso che è difficile trovare delle persone, siano esse ragazzi o adulti, che si siedono ed esclamano: “beh, ora spendo due ore all’ascolto di un paio di dischi.” Questo ha fatto scatenare, un po’, il ritorno del vinile, anche se parliamo di percentuali bassissime. Capiamoci: io sono ben contento di questo ritorno, non tanto per me ma per gli altri, però…

Che importanza ha nel 2021, sulla base della tua esperienza, il rapporto tra negoziante ed acquirente? Pensi che le grandi piattaforme di distribuzione online e quelle di ascolto in streaming, potranno in futuro soppiantare completamente i negozi di dischi? Personalmente, ritengo che il rapporto tra negoziante e cliente sia irrinunciabile, anche solo per avere uno scambio di opinioni.
È giusto, anzi giustissimo. Purtroppo, però, i numeri parlano a nostro sfavore: la massa è attratta maggiormente dalla novità a livello tecnologico piuttosto che dal rapporto umano con le persone. In questo sono pessimista. Nel senso, come ho detto i numeri parlano a nostro sfavore, ciò non toglie che ci siano delle persone che amano dialogare e socializzare con altre persone, non a caso a me piace tantissimo parlare con la gente, ed è anche per questo che amo il mio lavoro. Ma, ribadisco il concetto, non si può andare contro il “progresso”, grazie al quale la gente viene portata a piene mani a fruire del computer, della piattaforma e, aprendo una parentesi, in questo senso le case discografiche non ci sono d’aiuto. Perché, e qui bisogna prestare attenzione, la parte importantissima che riguarda la produzione, non tiene tanto in considerazione i negozi: se tu provi ad informarti, molti dischi che escono di recente, specialmente quelli mirati ad una clientela giovane, hanno corsie privilegiate, magari con copie autografate dall’artista piuttosto che colorate o con una grafica particolare, solo su piattaforme online. Ai negozi questa esclusività non viene data.

È anche vero che, ad esempio, ho notato il vinile di ‘Medicine At Midnight’, ultimo album dei Foo Fighters, in un’edizione speciale edita solo per i negozi di dischi…
Certo, ma stiamo parlando dei Foo Fighters, non del rapper indirizzato al pubblico adolescenziale. E quel pubblico sono gli adulti di domani, ovvero quelli che in prospettiva dovrebbero, per più tempo, essere clienti delle suddette case discografiche. C’è quindi una cura a questo livello di quel prodotto per quel target di persone: è una politica assurda, perché lo è, ma è così. Ed i numeri dei negozi non riescono a controbattere a quelli che queste piattaforme riescono a fare.

Qual è, o quali sono, le richieste più strane che ti sei sentito rivolgere?
Mah, di artisti sconosciuti, e questo succede tutti i giorni, nonostante siano passati quarant’anni: la settimana scorsa un cliente mi ha chiesto un disco di un cantautore italiano, tale Bino, che io non ho mai sentito. Ho poi scoperto che questo cantautore, trasferitosi in Germania, ha prodotto dischi, ecc. Ma sul momento, davanti al cliente, non avendolo mai sentito nominare gli ho persino chiesto se fosse sicuro del nome, ed ottenuta più di una risposta positiva, grazie all’aiuto della tecnologia sono andato a vedere chi fosse Bino, informandomi poi sul fatto che ha scritto canzoni in italiano, tedesco, ecc… Resta il fatto che, fino a una settimana fa, io Bino non l’avevo mai sentito in vita mia. E questo è bello, nel senso che le richieste particolari vengono fatte anche da persone tutto sommato semplici, che vengono qui con delle liste di dischi da recuperare, per le quali alle volte mi serve il traduttore per arrivare a capire chi siano gli artisti in questione. Ma, ripeto, queste richieste avvengono in tutta la loro semplicità, non è che la gente sia analfabeta o altro, anzi. E questo è bello, perché a me piace poi fiondarmi a cercare…

Qual è stato il disco, o i dischi, più venduti in questi anni di attività?
Quelli che vendo ancora tutt’oggi senza problemi: il catalogo Pink Floyd, il catalogo Deep Purple, il catalogo Led Zeppelin, per non parlare di Battisti piuttosto che di Battiato piuttosto che di Cocciante, cioè artisti italiani di un certo spessore. Quelli non muoiono mai.

E i tuoi tre dischi preferiti di sempre?
‘Atom Heart Mother’ dei Pink Floyd, ‘Selling England By The Pound’ dei Genesis e ‘Pawn Hearts’ dei Van der Graaf Generator: questo ti fa capire che amo molto il Progressive degli anni Settanta, più o meno. Ciò non toglie che il primo disco che ho acquistato senza sapere chi fossero, fu ‘Paranoid’ dei Black Sabbath. E l’ho apprezzato, anche perché poi ho proseguito con l’acquisto e l’ascolto della loro discografia.

Se in questo preciso istante entrasse un cliente e ti chiedesse di consigliargli un album per superare questi tempi difficili a causa del Coronavirus, quale gli venderesti?
Eh, dovrei avere la persona qui davanti a me, per capire un po’ che tipo è, se lo conosco…

Eccomi qua, ipotizziamo che sia io!
Sei tu?! (ride, ndr.) Mah, io starei ancora sugli anni Settanta/Ottanta e sui nomi che ti ho fatto prima, nonostante tutto. Di band più moderne potrei citarti un gruppo che mi piace tantissimo, ovvero i The Black Keys; ti potrei indirizzare su quelli. Il loro ultimo disco è, a mio avviso, testimonianza di un gruppo che si sta facendo sentire molto bene e che regala delle emozioni, che poi sono il punto cruciale di ogni album.

Bene Eros, l’intervista è terminata. Ringraziandoti ancora per la disponibilità, se vuoi aggiungere qualcosa ai lettori di Metal Hammer Italia, quest’ultimo spazio è tutto tuo.
Beh, l’unica cosa che posso dire e che dirò sempre e comunque è viva il Rock! Non posso dire nient’altro: il Rock è un qualcosa di immortale.

Sei di Verona? Scrivi a GONG per informazioni: gong.bussolengo@gmail.com

Contatti:
– Il sito ufficiale di GONG.
– La pagina Facebook di GONG.

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