Timoria – i 30 anni di ‘2020 SpeedBall’
Il 19/04/2025, di Monica Atzei.
In: Speciali Monografici, The Birthday Party.

I Timoria sono stati una delle più importanti band di rock italiano degli anni ’90, abbiamo nel 2023 ripercorso i fasti di ‘Viaggio Senza Vento’ e ora a 30 anni dalla sua pubblicazione ricordiamo l’album ‘2020 SpeedBall’.
Riuscire a scrivere e portare davanti a tutti i fan, e non solo, un nuovo disco dopo il successo di ‘Viaggio Senza Vento’ pubblicato nel 1993 non era facile. Farlo dopo nemmeno due anni ancor di più. I Timoria festeggiano nel 1995 i dieci anni di attività: per il gruppo bresciano ‘2020 SpeedBall’ è il quinto album in carriera non considerando l’EP ‘Macchine e dollari’ del 1988. Nel 1995 suonavano “strane” alcune parole, alcuni testi, si “racconta” che i Timoria hanno quasi profetizzato il mondo attuale. I ragazzi ci avevano visto lungo: l’avvento di internet, la realtà virtuale che si impossessa delle nostre vite, quella frase “chiuso nella mia stanza” non richiama forse il tema scottante e attuale degli hikikomori? La paura delle droghe, le risorse della Madre Terra in esaurimento, il consumismo, la colpa dell’uomo, quel titolo futuristico a metà tra il “2020” che sembrava ancora lontano e “SpeedBall”, il mix letale di droghe che ha portato via tante star, come River Phoenix che viene ricordato nell’intro dell’album (River Phoenix, l’attore e musicista dalla faccia d’angelo scomparso a soli 23 anni nella sera di Halloween a causa di una overdose di speedball).
Raccontò Omar Pedrini: “dopo ‘Viaggio Senza Vento’ avremmo potuto riproporre un disco hard rock e ripeterne il successo, invece cambiammo totalmente direzione. Se quell’album era un mix tra hard rock, prog e la musica inglese degli Who, erano questi i nostri punti di riferimento, con ‘2020’ eravamo consapevoli che stessimo virando completamente. In quel momento uscire con un’opera concettuale così difficile fu un atto coraggioso: avremmo potuto raccogliere comodamente i frutti di quel disco d’oro, tutti parlavano di noi all’epoca, e invece la voglia di esprimere quello che davvero avevo dentro prevalse, il gruppo mi seguì e facemmo questo esperimento importante, anche se è rimasto inesplorato“.
Questo non è solo un viaggio alla scoperta di se stessi, è un viaggio alla scoperta del mondo, di quello futuro, di quello che può far paura, non un vero e proprio “concept album” ma un cammino sicuramente ben delineato fin dalle prime battute. Potente, duro, una perla nel rock italiano degli anni Novanta. Prodotto da Angelo Carrara (produttore che ha lanciato artisti come Franco Battiato, Mango, Luciano Ligabue e tanti altri), un album che racconta quegli anni e che, anche se forse non diventa un manifesto come ‘Viaggio Senza Vento’, tesse le sue trame e arriva sino ai nostri giorni con una prepotenza e una schiettezza come pochi altri. (Monica Atzei)
Ho iniziato a specializzarmi in “compleanni” a Metal Hammer Italia che il 2020 era già bello e iniziato, ma ricordo distintamente che grosso modo agli albori di quell’anno iniziava sui social network la “febbre” del revival e degli anniversari. Un’usanza che faceva il paio con una bella scritta “1980” in grassetto che campeggiava su Italia 1 in occasione di una classicissima rassegna a suon di Flashdance, Dirty Dancing e simili. Il retrogusto di malumore che solleticava il mio sesto senso trovò parziale conferma nel limbo in cui fummo immersi a febbraio di quell’anno, per trasformarsi in truce realtà in un marzo così distopico da andare oltre ogni pur fervida immaginazione. Naturale che quella ricorrenza relativa al disco dei Timoria che sarebbe stato naturale celebrare (2020 nell’anno 2020 avrebbe potuto chiamarsi, un po’ come Tosca nei luoghi e nelle ore di Tosca) abbia lasciato spazio a ben altre contingenze, eppure è stato pensiero comune e magari espresso con un fugace post sui canali della rivista quel rimando a un album tanto profetico quanto efficace, anche quando uscì. Personalmente, ne recuperai una versione in picture disc fuori tempo massimo: erano già gli anni 2000, ma il vantaggio stava nel prezzo, essendo stato quello il periodo storico di minor fortuna del vinile – non tutti i ritardi vengono per nuocere!
Che poi, non è che ‘2020 SpeedBall’ parlasse proprio del nostro “vero” 2020; vero è che però aveva tante frecce al suo arco teso verso il futuro, sia testualmente che musicalmente. In un’intervista dell’epoca, il leader Omar Pedrini dichiarò che il 2020 sarebbe stato l’anno in cui il figlio [il primogenito Pablo, NdR] avrebbe compiuto 27 anni, esattamente l’età che aveva lui stesso all’epoca della preparazione del disco: uno sguardo verso il futuro naturalmente pieno di aspettative ma anche paure relativamente al nascente fenomeno internettiano e alla fine degli ideali in generale, cui si accompagnava la realtà di un sempre maggiore accesso allo “sballo” fine a se stesso, alla banalizzazione delle relazioni affettive e umane, allo spreco delle risorse del pianeta. E la musica? Va detto che questo disco si contende con ‘Viaggio Senza Vento’ sia la palma del “migliore” che quella del “più amato” della band bresciana, per motivi diametralmente opposti: tanto concettuale e omogeneo il predecessore, quanto futuristico ma senza concept e caleidoscopico questo – entrambi però accomunati dal fatto di presentare una band all’apice artistico.
I richiami al groove metal imperante si sprecano nelle due title track (‘Speedball’ beneficia addirittura del riff di ‘Demon’ degli Entombed), sulla scheggia ‘Brain Machine’, sull’orientaleggiante ‘Guru’ e su ‘Mi manca l’aria’ con Enrico Ghedi alla voce (“vox death” [sic] si sarebbe detto in casa In.Si.Dia., altra band del momento e per di più prodotta dallo stesso Pedrini), nonché sul piccolo capolavoro ‘Europa 3’, definito da loro stessi un “monumento in stile Pantera/Floyd”; e poi, i ritmi eurodance dell’epoca fanno capolino su ‘Dancin’ Queen’ e la tematica ha il suo continuum su quella ‘Weekend’ che strizza l’occhio ai Bad Religion e alla frangia più credibile del revival punk, con le due ballad ‘Senza far rumore’ e ‘Via padana superiore’ che mostrano le due facce dei rispettivi frontman de facto: Renga che marchia a fuoco quella che è a tutti gli effetti la nuova ‘Sangue impazzito’ e che lascerà il segno sulla futura ‘Vola piano’, anticipando i suoi grandi successi da solista che però mancheranno sempre di quella verve da rocker aggiunta dall’amato/odiato comprimario, e Pedrini che si impossessa ancora una volta del microfono per un episodio che avrà grande fortuna nella successiva incarnazione della band, in versione acustica (quella di ‘Timoria live: generazione senza vento’ del 2003, per intenderci). Insomma, di ‘2020 SpeedBall’ si potrebbe parlare all’infinito, tanta è la carne al fuoco qui presente nonché l’amore dimostrato dai fan – oltretutto, nelle scalette delle cover band di rock italiano non mancavano e non mancano mai vari estratti da quest’album e da quello del ’93. Una cosa è certa: i Nostri in quel periodo stavano tirando fuori i dischi che “volevano fare”, senza condizionamenti dovuti all’italianità e al fatto di trovarsi incidentalmente a operare nel Paese del Bel Canto – al netto del fatto di schierare una vera e propria ugola d’oro nella persona di Francesco Renga, la cui svolta pop è stata una delle perdite più gravi dal punto di vista artistico nel rock italiano, oltre che una vera e propria occasione sprecata (come mai non ha mai cantato pezzi dei Timoria nei suoi tour solisti? Non me lo spiegherò mai). Probabilmente non c’era esagerazione nelle parole colte al volo in un’intervista dalla fanzine messa apposta su da alcuni ragazzi di Ferrandina, il mio paese, in occasione di una data live dei Timoria nel tour di ‘Storie per vivere’, quando gli stessi dissero di amare i Metallica, gli Slayer e il grind, genere definito “ultrametallico” nelle loro parole. A giudicare dalle sonorità delle due gemme poi pubblicate a cavallo degli anni Novanta, stavano dicendo la verità: peccato (per tutti noi) per il potenziale a suo modo sprecato, prima da un disco non all’altezza come ‘Eta Beta’ e poi da uno split che li ha consegnati a un progressivo oblio, nonostante quanto di buono ci sarebbe stato effettivamente nella gestione successiva… (Francesco Faniello)
Hammer Fact:
– ‘Fino in fondo’ è l’ultimo brano della tracklist, ma… nel pieno stile dell’epoca, i Timoria non potevano non inserire una traccia fantasma! Dopo circa un minuto di silenzio, si sentono infatti le voci dei cinque che chiacchierano fra loro. Non è esattamente ‘Endless Nameless’, ma è già qualcosa…
– Su ‘Europa 3’ fa capolino un sax, nel pieno stile caleidoscopico del brano in oggetto. Non è esattamente lo strumento preferito dall’universo hard’n’heavy (un’eccezione illustre era quella dell’eclettica ‘Dancing in the Moonlight’ dei Thin Lizzy), ma si trattava di uno strumento che aveva la sua efficacia come elemento di rottura. Ne erano esempio i torinesi post/hardcorers Panico di qualche anno prima, nonché un pezzo tratto da un disco uscito nello stesso anno di ‘2020 SpeedBall’: ‘Tell Me’ degli Extrema, tratto da ‘The Positive Pressure (Of Injustice)’!
Line-Up:
Francesco Renga: Voce
Omar Pedrini: Chitarre & cori
Carlo Alberto “Illorca” Pellegrini: Basso & cori
Enrico Ghedi: Tastiere & cori
Diego Galeri: Batteria & cori
Tracklist:
01. Intro
02. 2020
03. Brain Machine
04. Senza far rumore
05. Speed Ball
06. Dancin’ Queen
07. Sudamerica
08. Week End
09. Duna Connection
10. Europa 3
11. Mi manca l’aria
12. Via padana superiore
13. No money, no love
14. Guru
15. Boccadoro
16. Fare i duri costa caro
17. Fino in fondo