Danzig – Long Way Back From Hell

Il 13/07/2007, di .

Danzig – Long Way Back From Hell

Torna l’Evil Elvis con un lavoro che riflette a pieno la sua personale, originale visione della musica, una raccolta di brani concepiti dal 1988 al 2004 ma sino ad oggi rimasti inediti. Ma con un Glenn Danzig sorprendentemente loquace sarebbe riduttivo parlare unicamente di ‘The Lost Tracks’, quindi spazio a cinema, letteratura, videogames ed a tutto ciò che potrebbe passare per la mente di questo poliedrico artista…

Il primo approccio avuto con l’”universo Danzig”, lo riconosco, non fu affatto semplice. ‘Satan’s Child’ aveva da poco visto la luce ed il vecchio Glenn, forse troppo distratto dalla sua attività con la Verotik, forse turbato dal Giubileo ormai alle porte, aveva condotto l’intervista con lo stesso spirito con il quale il Cristo aveva portato la croce sul Calvario. Ecco quindi che, nonappena una nuova possibilità di scambiare due parole con l’ex leader dei Misfits mi si è parata all’orizzonte, ricordi di travagli lontani hanno ricominciato a fare capolino nella mia mente. Fortunatamente da allora otto anni sono passati, gli anni di questo “indemoniato Elvis” sono diventati 52 e la voglia di divertirsi facendo diventare matto l’interlocutore di turno è andata sopendosi; ecco quindi che a questo giro, chiamato a presentare ‘The Lost Tracks Of Danzig’, il buon Glenn si presenta ciarliero come non mai, finemente ironico e ben disposto a rispondere anche alle domande più scomode. Meno male, verrebbe da pensare, perché in tutto questo tempo di cose in “casa Danzig” ne sono successe parecchie, e non solo in ambito musicale. Questo oscuro personaggio negli ultimi mesi oltre ad avere dato alla luce un album doppio ed essere tornato ad esibirsi dopo vent’anni con Doyle, suo ex compagno nei Misfits, ha infatti scritto un libro, scritto la sceneggiatura per un film horror, messo in piedi una collaborazione di grido che potrebbe portare in un prossimo futuro un interessantissimo progetto e ha continuato a gestire con grande attenzione la sua Verotik. Insomma, spunti per l’intervista ce n’erano a bizzeffe e l’artista italo/americano non ha certo tradito le aspettative…
Proprio quando tutti si aspettavano da te un nuovo studio album, te ne sei uscito con questa ricchissima raccolta di song inedite raccattate lungo tutto l’arco della tua carriera. Cosa c’è alla base di un simile progetto?
“(Glenn Danzig) E’ un lavoro concepito per i miei fan. In questi ultimi tempi le richieste per un nuovo studio album hanno iniziato a farsi sempre più insistenti però per via dei miei molteplici progetti ho sempre declinato l’invito pensando che non avrei potuto dedicarmi ad esso come avrei voluto. Contemporaneamente mi sono giunte richieste da parte di persone che avevano ascoltato vecchie versioni di mie canzoni o semplicemente delle demo, affinché rendessi pubblico questo materiale. L’idea non mi è dispiaciuta perché avrei potuto prendere due piccioni con una fava, peccato che il lavoro come era concepito originariamente mi ha preso talmente tanto che alla fine mi sono trovato a lavorare come se avessi dovuto incidere tre dischi in una volta! Iniziando i lavori sulle versioni demo delle mie vecchie song, sono saltate fuori bozze incomplete, pezzi strumentali, ma anche tantissime tracce inedite rimaste escluse da precedenti session di registrazione, quindi ho iniziato a lavorare su questi brani, li ho completati, e alla fine mi sono trovato ‘The Lost Tracks’ tra le mani. Si è trattato di un processo molto lungo, che voglio dedicare principalmente ai miei fedelissimi fan”.
Durante una precedente intervista dicesti che non amavi ripetere lo stesso album all’infinito perché avresti finito per annoiarti troppo. Credi che in ‘The Lost Tracks’ emerga totalmente la tua vena sperimentatrice che ti ha accompagnato per quasi vent’anni?
“Si, confermo tutto quello che ho detto: incidere sempre lo stesso album non avrebbe avuto senso, sarebbe stato dannatamente noioso, per questo in tutta la mia carriera ho cercato di sperimentare il più possibile andando dove il mio istinto mi diceva di andare. E sono convinto che in ‘The Lost Tracks’ sia ben visibile questo mio percorso stilistico. Parlando con i giornalisti durante questi giri di interviste mi è stato fatto notare spesso quanto evidente sia la mia evoluzione stilistica ascoltando questo lavoro, perché in esso sono contenuti brani che vanno dai primi anni della mia carriera sino agli ultimi più maturi ed elaborati. In questo senso l’evoluzione è quantomai evidente”.
In questo lavoro ci sono brani composti parecchi anni addietro. Che effetto ti ha fatto andarli a riesumare e riascoltarli con l’orecchio di oggi?
“Un effetto stranissimo. In alcuni casi mi stupivo persino di essere io a cantare certe cose. Il fatto è che alcune canzoni erano già ultimate, erano belle e finite ma al loro tempo erano state escluse dall’album perché non rientravano nel contesto del concept, ed in questo caso l’impatto è stato grande. In altri casi le song erano solo state abbozzate, quindi completandole ho dato loro una veste più attuale ed il vecchio e il nuovo si sono trovati a dover convivere per forza. E’ stato divertente cercare di far fondere questi due aspetti della mia musica, a tratti perfino stimolante”.
Come hai affermato in precedenza, la realizzazione di ‘The Lost Tracks’ ti ha impegnato tantissimo. Dove hai trovato il tempo per farlo visto che hai impegni su mille fronti differenti…
“Non è questione di trovare tempo quanto una vera e propria esigenza. L’arte è un mezzo per esprimere emozioni differenti, spesso contrastanti, e per me la musica è stata sempre un ottimo mezzo per tirare fuori la mia rabbia interiore. E’ vero, ho mille impegni, ma né la scrittura, né il lavoro alla Verotik mi consentono di tirare fuori la mia rabbia, e dire che ne producono parecchia…quindi quando sento che sto per esplodere avverto proprio l’esigenza di attaccarmi ad un microfono e darci dentro”.
Quindi possiamo dire che la musica è una tua valvola di sfogo mentre la tua priorità è ormai la Verotik?
“No, non la metterei così, sarebbe come svilire quanto fatto sino ad ora. La Verotik è molto importante per me, ho dato molto alla sua causa, però io sono nato con la musica e mi sento tutt’ora un musicista. Molto impegnato, spesso chiamato ad indossare le vesti del businessman ma pur sempre un musicista”.
Nel 2005 hai cantato alcune canzoni dei Misfits con Doyle Wolfgang Von Frankenstein in una sorta di inaspettata reunion. Come ti sei trovato a suonare nuovamente con lui dopo tutto questo tempo?
“E’ stato molto divertente, la cosa è nata quasi per caso una sera in cui ha deciso di raggiungermi sul palco e improvvisare con me alcune canzoni dei Misfits, da qui il discorso si è allargato e da una cosa estemporanea si è propagata per diverse date. I rapporti con Doyle sono ottimi, ci siamo trovati in sintonia su diverse cose tanto che farò uscire il suo progetto Gorgeous Frankenstein per la mia casa discografica. E’ un lavoro che ho prodotto io e, se tutto va bene, dovrebbe vedere la luce a fine ottobre”
Nonostante questa collaborazione la tanto ventilata reunion dei Misfits rimane un miraggio…eppure ho letto che qualcuno vi ha offerto milioni di dollari per tornare insieme…
“E’proprio così, però personalmente non ho intenzione di fare una cosa simile. Nulla di personale, però guardo alla mia musica, a ciò che ho fatto in questi anni, e mi rendo conto che tornare indietro non avrebbe senso. Le reunion hanno un loro perché solo se in grado di portare qualcosa di buono alla band, e il “buono” non si quantifica in dollari. Quando me ne sono andato dai Misfits avevo una visione differente della musica rispetto alla loro, in tutto questo tempo ho lottato per costruirmi una credibilità artistica e pensi davvero che sarei disposto a bruciare tutto davanti alla prima offerta economica che mi viene fatta? So che starai pensando che sono un pazzo, però in questo momento non credo proprio nelle reunion e fare una cosa simile finirebbe solo per fare danni a tutti”.
Negli ultimi anni numerose band, dai Metallica ai Guns’n’Roses passando per Entombed e NOFX hanno reso il proprio tributo a te ed ai Misfits incidendo cover di vostre canzoni. C’è qualche versione che ti ha particolarmente incuriosito?
“Sono stato sempre molto attento a queste cose, non ti nascondo che le cover mi incuriosiscono parecchio non per niente ne ho inserite alcune anche in ‘The Lost Tracks’, e la versione che mi ha maggiormente sorpreso è stata ‘Death Comes Ripping’ suonata dai Cradle Of Filth. Non amo tantissimo quel genere di musica, però questa song mi ha colpito, perché ti rendi conto di come un brano possa cambiare forma, essere riletto sotto un’ottica tutta nuova e non perdere una virgola in quanto a significato”.
E’ vero che presto inciderai un album insieme con Jerry Cantrell degli Alice In Chains?
“Well, presto è una parola grossa. Diciamo che ne stiamo parlando, però dubito che sia una cosa che vedrà la luce tanto presto. Io ho i miei impegni, lui sta lavorando al suo disco solista, ha la sua band da mandare avanti quindi fare combaciare gli impegni di entrambi non sarà una cosa semplice. Ma lo vogliamo fare. Questo è certo. Jerry ha inciso una canzone su ‘The Lost Tracks’ (‘Come To Silver’, N.d.A), quando ci siamo trovati a collaborare insieme è sempre filato tutto liscio, quindi sicuramente qualcosa faremo. E sarà un album di oscuro, malatissimo death blues, questo posso anticipartelo!”
A che punto sei con la lavorazione di ‘Ge Rouge’, il tuo nuovo film?
“Ho ultimato la fase di pre-produzione, ora si tratta di scegliere gli attori e di iniziare la produzione vera e propria. Secondo i progetti dovrebbe partire a fine anno, ma non c’è ancora nulla di deciso. Io mi occuperò della regia, qualcuno aveva anche azzardato l’ipotesi che potessi fare io stesso l’attore visto la mia precedente esperienza con ‘The Prophecy’, però questa volta voglio dedicarmi unicamente della direzione perché non mi sento ancora pronto a rivestire entrambi i ruoli di regista e attore. Sono molto eccitato dalla cosa, perché si tratta di un film a mio avviso estremamente valido. Trasportare il fumetto sulla pellicola non è stato semplice, ma alla fine è venuta fuori una cosa davvero estrema. Ci sono zombie, c’è sangue, c’è magia…è un film splatter ma con una solida storia alla base. I presupposti per tirare fuori un lavoro convincente ci sono tutti”.
Oltre al cantante ed al regista recentemente ti sei anche messo a fare lo scrittore…
“Si, è vero. A giugno Verotik ha pubblicato un mio racconto arricchito dalle illustrazioni di Simon Bisley. Il tuo titolo è ‘Drukija, Contessa Of Blood’ ed è liberamente ispirato alle vicende della celeberrima Elizabeth Bathory. Ho cercato di scrivere una storia che potesse shockare, che potesse colpire con la sua violenza, però poi mi sono reso conto che era tutto dannatamente difficile, perché con la violenza alla quale ci ha abituati la nostra quotidianità restare sopra le righe non è per niente semplice. Alla fine però ho dato fondo a tutta la mia follia ed è venuto fuori un lavoro interessante. E’ un racconto tra immaginario e realtà, c’è molto sangue, molta violenza, insomma, in perfetto stile Danzig”.
Ti è mai capitato di giocare a ‘Guitar Hero’?
“Intendi il videogioco? No, mai. Però ho capito la tua domanda e voglio farti una rivelazione”
Spara!
“La versione di ‘Mother’ contenuta in quel gioco non è mia! L’ha eseguita una cover band tra l’altro molto valida. Ho avuto modo di vederla all’opera dal vivo una volta e mi sono persino stupito di quanto mi assomigliassero. A momenti erano persino più bravi dell’originale!”
Non troppo tempo fa dichiarasti che il Blackest Of The Black sarebbe stato il tuo ultimo tour. Ti senti di confermare questa news?
“Mah, l’idea di mollare il colpo ce l’ho avuta e non mi ha ancora abbandonato, però sai come vanno queste cose…ti lasci trascinare, accetti qualche invito, fai qualche eccezione, ed alla fine ti trovi con un nuovo tour bell’e pronto. Dopo il Blackest Tour ho tenuto alcuni concerti in particolari circostanze in alcuni club e sono andati tutti benissimo, meglio di quanto credessi, quindi credo che alla fine qualcosa farò ancora, ma la mia convinzione non è stata rivista poi di tanto. Non penso che mi imbarcherò più in tour continentali, se verrò in Europa sarà solo per partecipare a qualche grande festival, ma nulla di più, sarebbe troppo dispersivo. Al momento sto organizzando qualcosa sulla West Coast, per il resto si vedrà”
Quindi dobbiamo rassegnarci all’idea di non vederti più in Italia…
“No, non direi. Da voi fanno delle convention sul fumetto davvero notevoli, in passato ho ricevuto degli inviti a parteciparvi, non è detto che una volta o l’altra non accetti. Adoro l’Italia, vorrei visitarla bene da turista ma mi manca sempre il tempo. Con i Danzig invece sono stato spesso in trattativa per venirci a suonare ma per un motivo o per un altro non si è mai concluso nulla, ora tutto è più difficile, però non si sa mai cosa potrà succedere in futuro…”

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