Kiss – When Lightning Strikes

Il 14/10/2009, di .

Kiss – When Lightning Strikes

Ci sono voluti quattordici lunghi anni ma, alla fine, il successore di ‘Psycho Circus’ ha potuto vedere la luce. ‘Sonic Boom’ è il lavoro che segna il ritorno sulla scena discografica dei Kiss, un lavoro maiuscolo che riporta la band mascherata ai fasti del passato. A presentarcelo è il drummer Eric Singer

La penultima volta è stata con un album, ‘Carnival Of Souls’ considerato dai più come il peggior disco della storia dei Kiss, con il suo deviante mix di grunge e musica elettronica. L’ultima volta è stata la classica ciliegina sulla torta, una perfetta operazione di marketing per suggellare la reunion del secolo con tanto di maschere nonostante il disco, ‘Psycho Circus’, viaggiasse costantemente tra luci ed ombre. Oggi si celebra il disco che nessuno si sarebbe mai aspettato, un po’ perché Gene Simmons in persona aveva spergiurato che mai ci sarebbe stato un nuovo disco di inediti firmato Kiss, un po’ perché le performance soliste delle due menti del “bacio”, tra AOR e inquietante crossover, tutto lasciavano presagire fuorchè un album come ‘Sonic Boom’. Il primo album dei Kiss dopo undici anni di silenzio vede infatti la band mascherata tornare a cimentarsi con ciò che meglio sa fare, un solido hard rock da arena come non si sentiva dai tempi di ‘Love Gun’, prodotto e suonato però sapientemente nel rispetto degli standard del 2009. ‘Sonic Boom’ è un tipico album dei Kiss, l’album che tutti volevano disperando però di averlo. Un disco che, a detta di un disponibile Eric Singer, ha colto di sorpresa pure i Kiss, riservando anche a loro piacevolissime sorprese…
Poco più di un anno fa, nel corso di una lunga intervista, Gene Simmons aveva dichiarato che non ci sarebbe più stato un disco dei Kiss perché la band aveva a disposizione talmente tanti classici da poter tenere migliaia di concerti senza bisogno di nuova musica. E invece…
“(Eric Singer) E invece le cose hanno preso una piega inaspettata, persino per noi. Quello che Gene ha affermato era vero, almeno lo era a quel tempo, nel pieno del nostro tour. All’epoca era nostra intenzione concentrarci unicamente sul live, senza pensare ad altro, però il rischio che si corre nel trascorrere così tanto tempo insieme è che prima o poi nasca la voglia di comporre, di lavorare insieme anche in sala di incisione, di provare qualcosa di nuovo e di diverso. E’ qualcosa di assolutamente naturale. Durante il Kiss Alive 35 World Tour sono nati nuovi stimoli, una gran voglia di metterci alla prova… questa voglia è stata avvertita soprattutto da Paul che, una volta tornato a casa, ha iniziato a tirare giù le prime bozze di canzone, arrivando a coinvolgerci con un tale entusiasmo che alla lunga si è rivelato contagioso”.
Quindi siete stati trascinati dentro dall’euforia di Paul…
“In un certo senso si. Un giorno di comunica di voler lavorare al nuovo disco dei Kiss e qualche giorno dopo ci troviamo con un disco pressoché pronto in mano. E’ stato tutto molto rapido, non nego che tanta fluidità ha preso di sorpresa pure noi. Personalmente ero molto curioso di capire come avrebbero suonato i Kiss nel 2009. Ogni sera suonavo pezzi degli anni Settanta… Ottanta…e nella mia testa mi immaginavo come sarebbero nate le canzoni dei Kiss se le avessimo composte oggi. Well, questo pensiero mi ha dato uno stimolo in più, ed infatti credo che ‘Sonic Boom’ suoni esattamente come avrebbe dovuto suonare un classico disco dei Kiss, molto moderno, molto fresco… senza però mai perdere di vista quelli che sono i tipici elementi del nostro sound”.
Il vostro obiettivo primario al momento di entrare in studio, perciò, era ritrovare quell’essenza dei Kiss che era emersa solo in parte nel precedente ‘Psycho Circus’?
“Esattamente. Sin dal momento in cui Paul mi ha comunicato che avremmo lavorato al nuovo album dei Kiss, è stato chiaro in noi che sarebbe dovuto essere un vero disco dei Kiss, a tutti gli effetti. Il che significava che non ci sarebbero dovute essere influenze esterne, che nessuno al di fuori di noi quattro avrebbe messo mano ai pezzi ma che, soprattutto, il disco avrebbe suonato come dovrebbe suonare ogni disco dei Kiss, quindi nessun esperimento e tanto, sano rock’n’roll. Per tutto il tempo della lavorazione l’atmosfera in seno al gruppo è stata fantastica, si percepiva qualcosa di magico, è stato incredibilmente divertente lavorare a ‘Sonic Boom’. Francamente non ricordo di essermi mai divertito tanto registrando un disco come questa volta. Il risultato è stato sorprendente, esattamente quello che tutti noi avevamo in mente, un disco dei Kiss al 100% come non si sentiva da tempo”.
Non pensi che, mai come in questo momento in cui il rock di qualità scarseggia e la tendenza è quella di scopiazzare, la gente avvertiva il bisogno di un nuovo disco inedito dei Kiss?
“Questo non lo so, sinceramente non ho mai badato troppo a queste cose. Sicuramente oggi più che in passato la musica è fatta per vendere, si cerca costantemente il colpaccio con il singolo da classifica e inevitabilmente va perdendosi la qualità. Oggi molti dischi sono composti da una canzone radiofonica e una manciata di brani insipidi, dischi in grado di emozionare dal primo brano all’ultimo sono molto rari. Una volta tirava la qualità, una band per andare avanti e per durare nel tempo aveva bisogno di solide basi, non bastava scrivere una canzone di successo per restare sulla breccia. Mai come in questo momento i gruppi giovani fanno un pezzo, lo buttano su internet e sperano nel colpaccio… sono cambiate totalmente le regole, la musica gira in modo diverso, l’approccio alla musica da parte di chi la suona e di chi ne usufruisce è mutato radicalmente, perché ad essere cambiata è la scena in generale. Ecco, come Kiss abbiamo voluto andare a colmare questa lacuna, abbiamo cercato di prediligere la qualità che, alla fine, è quella che paga anche, quindi non è detto che ottima musica non sia anche commerciale. Confidiamo nel fatto che tra tanto piattume la qualità emerga, che ad essere premiata sia la genuinità, perché se una cosa è fatta con il cuore rimane, ed i Kiss hanno saputo dimostrare in tutti questi anni di essere tutto fuorchè una meteora. Vedi? Noi siamo molto legati ai nostri fan, una nostra priorità è farli stare bene, sappiamo cosa vogliono quindi facciamo di tutto per darglielo, e loro questo ce lo riconoscono”.
Possiamo vedere in questo disco un album dei Kiss al 100% quindi figlio di un lavoro di squadra, e non solo il prodotto delle menti di Gene e Paul?
“Non ha importanza chi ha scritto cosa, non ci ho mai fatto troppo caso. E’ indubbio che Paul e Gene abbiano rivestito un ruolo predominante, però ti assicuro che noi non ci siamo affatto sentiti dei comprimari, e non solo perché all’interno dell’album ci sono canzoni cantate anche da me e Tommy. ‘Sonic Boom’ è un disco che sento molto mio, non ho usato click in nessuna traccia di questo disco, l’ho suonato dalla prima all’ultima nota, penso di aver dato una mia precisa impronta ai pezzi… e poi Paul ha coinvolto moltissimo sia me che Tommy durante la lavorazione. Spesso mi capitava di passare dallo studio e trovarci Paul alle prese con la produzione… lui si è sempre confrontato con noi su come avrebbero dovuto suonare i pezzi, su come incidere le backing vocals, ci chiedeva consigli, ci coinvolgeva, faceva tesoro delle nostre idee e dei nostri suggerimenti… insomma, non si è mai comportato da tiranno, anzi. Anche da un punto di vista compositivo, poi, nonostante il grosso del lavoro lo abbiano fatto Paul e Gene, ci siamo sentiti assolutamente parte della squadra… questo disco è mio e di Tommy come lo è di Paul e Gene, non ho dubbi su questo”.
Il fatto che per la produzione vi siate affidati unicamente a Paul lasciando perdere produttori esteri, pensi abbia contribuito a donare quello spirito tipicamente Kiss che tutti riconoscono a ‘Sonic Boom’?
“Certamente, e non solo perché Paul è l’anima dei Kiss. Sia lui che Gene avevano chiaro in testa quello che volevano, sapevano esattamente come doveva suonare questo disco, volevano far tornare a galla lo spirito antico della band ma soprattutto sapevano come raggiungere il risultato. Quello che mi piace del lavoro di Paul è stato il fatto che ha avuto sempre saldo in mano le redini del lavoro, ha recitato alla perfezione il ruolo del leader, ha saputo seguirci alla perfezione, ha tirato fuori il meglio di noi, ci ha stimolati e se il disco suona così è perché ci ha presi per mano e ci ha portati a fare ciò che aveva in mente. E’ un disco suonato prevalentemente dal vivo, ci sono pochissime sovra incisioni, si è cercato di privilegiare l’attitudine live della band ed infatti il suono è estremamente onesto”.
La presentazione di ‘Sonic Boom’ definisce questo disco come l’ideale punto d’incontro tra ‘Rock’n’Roll Over’ e ‘Love Gun’. Sei d’accordo con questo accostamento?
“Non mi è mai piaciuto fare confronti tra i vari dischi e non voglio farlo neppure in questa occasione. Penso che ogni album abbia una storia a se e vada considerato per quello che è, con i suoi pregi ed i suoi difetti. ‘Rock’n’Roll Over’ e ‘Love Gun’ non sono album privi di pecche, hanno anche loro alcune imperfezioni eppure sono indubbiamente dei capolavori, hanno saputo passare alla storia per ciò che sono, magari se fossero stati più curati, più patinati, freddamente perfetti… non avrebbero riscosso altrettanto successo. ‘Sonic Boom’ come detto è un disco onesto, al suo interno ci sono tutti quegli elementi che hanno fatto amare i Kiss alla gente e li hanno resi immortali. Non ci sono ballate, non ci sono esperimenti, c’è solo tanto sano rock’n’roll suonato con passione e con una buona dose di esperienza. Se dovessi definire ‘Sonic Boom’ con un solo aggettivo userei ‘vero’: ci sono grandi melodie, ci sono gli assoli, ci sono i cori da stadio, c’è un gran muro di suono ma soprattutto ci sono grandi canzoni. Difficilmente chi ha amato in passato i Kiss non potrà non ritrovarsi in questo album”.
‘Sonic Boom’ uscirà anche in un formato triplo comprendente, oltre all’album, una raccolta di vecchi classici e un DVD live. Ancora una volta avete rispettato il vostro credo “you wanted the best, you got the best”…
“Well, a dire il vero questa è un’idea destinata al mercato americano, è un qualcosa radicato profondamente nella mentalità statunitense. Gli americani vogliono sempre di più, se dai loro il massimo, loro vogliono ancora di più. Prendi il McDonalds: ci sono le confezioni standard, quelle maxi… e poi quelle super, perché tanto ci sarà sempre quello che vuole di più. Noi ci siamo semplicemente uniformati alla mentalità americana. La gente vuole di più, noi glie la diamo. Abbiamo la fortuna di avere tonnellate di materiale extra, abbiamo tanti classici che per l’occasione sono stati ri-registrati e abbiamo ore e ore di materiale video estratto dal nostro ultimo tour, quindi allestire un simile box non è stato un gran problema. Tieni poi conto che dovevamo celebrare i 35 anni di vita, non potevamo limitarci ad un semplice album. I nostri fan si aspettavano qualcosa di super da noi per l’occasione, e noi li abbiamo ripagati con questo box”.
Guardando al tuo curriculum, vediamo che sei tra i pochi ad aver avuto l’onore di collaborare con tre pilastri della musica rock come Kiss, Alice Cooper e Black Sabbath. Vivendo queste realtà dal di dentro, ti sei fatto un’idea sul perché tutti, qua fuori, considerino questi artisti come autentiche leggende?
“Sai qual è la cosa strana? E’ che più ci suonavo e più mi rendevo conto che erano leggende pur non essendolo. Sono tutti musicisti dall’assoluta umanità, hanno la capacità di mantenere i piedi per terra pur essendo di un altro pianeta, di rapportarsi con chi lavora con loro da pari senza porsi ad un livello superiore, e forse è proprio il loro modo di vivere la celebrità a rendere queste persone veramente speciali. Perché gli altri li considerano leggende? Perché ascoltano la musica che circola oggi e si rendono conto che tutto è derivativo, poi ascoltano i dischi di Kiss e Black Sabbath e si rendono conto da dove tutto ha avuto inizio. Questi artisti hanno saputo interpretare la musica come nessun altro al mondo, sono stati originali, hanno saputo emozionare con la loro musica, tracciando il solco tra quello che è stato e quello che sarà. Hanno segnato la via, hanno indicato la strada per i gruppi a venire, hanno condizionato le vite di chi ha ascoltato la loro musica, e tutto questo la gente lo avverte, è indubbio”.
I Kiss, in particolare, possono vantare un range di pubblico che va dai 3 agli 80 anni. Come fate ad arrivare in modo così dirompente, abbattendo qualsiasi barriera di età?
“Lo facciamo perché da sempre predichiamo il divertimento. La gente sa che ai nostri concerti può divertirsi lasciando per un paio d’ore i problemi e le frustrazioni di tutti i giorni fuori dalla porta. Chi ha dei problemi sente il bisogno di svagarsi, vuole divertirsi e da sempre ‘Rock’n’roll all nite’ è la nostra filosofia, la gente lo sa e per questo ci segue. Non siamo una band impegnata, non vogliamo far ricordare alla gente con le nostre canzoni le disgrazie ed i problemi della vita di tutti i giorni, anzi, noi vogliamo fare scappare chi ci ascolta dai problemi, noi siamo dei venditori di divertimento, diamo alla gente esattamente quello che cerca ad un nostro concerto. E il divertimento è un elemento che si rincorre ad ogni età, lo cercano i ragazzini e lo cercano i padri di famiglia”.
Pensi ancora che ‘Rock’n’Roll all nite and party everyday’ sia la filosofia che muove il mondo dei Kiss? O con l’età avete cambiato leggermente la prospettiva dalla quale vedere le cose?
“Certo che è ancora quella la nostra filosofia, perché come ti ho detto questo è sinonimo di divertimento, e noi vogliamo ancora divertirci. Il problema è che in molti, soprattutto quelli che vivono al di fuori dell’universo dei Kiss, leggono in tutto questo come un invito a stordirsi, all’eccesso, al divertimento smodato. Beh, chi ci conosce sa che siamo contro questo genere di cose, noi siamo contrari alle esagerazioni, perché queste fanno perdere lucidità e snaturano il vero senso del divertimento. Party everyday è un modo come un altro per ricordare a tutti che la vita deve essere soprattutto un divertimento, che anche i problemi, se guardati sotto la giusta ottica, non fanno così paura, che è nostro dovere, anche nei momenti più difficili, cercare ciò che ci fa stare bene”.
In conclusione: il vostro sito riporta già le prime date del nuovo tour ma al momento sono tutte in America. Avete idea di quando arriverete in Europa?
“Non ancora, è tutto in sospeso perché stiamo aspettando l’uscita dell’album prima di pianificare il tour mondiale. L’America ha sempre rivestito per noi un ruolo a parte, è per questo che qui abbiamo già organizzato tutto… sicuramente verremo anche in Europa e nel resto del mondo, non vogliamo certo fermarci sul più bello, però per sapere qualcosa di più preciso bisogna avere pazienza. Quel che è certo è che sarà un tour altamente spettacolare, ci saranno tantissime sorprese però di più non voglio svelarlo… sarebbe come rivelare oggi a tuo figlio cosa gli regalerai a Natale… perderesti il piacere della sorpresa, meglio scoprirlo da soli!”.

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