King 810 – A Life Spent Between Music And Violence
Il 02/02/2015, di Elisa Penati.
Nell’unica tappa italiana al Mediolanum Forum di Assago, del tour che vede impegnati sullo stesso palco gli Slipknot ed i King 810, incontriamo David Gunn, frontman di questi ultimi, per una chiacchierata che ci racconta come questa giovane band, proveniente da una delle città tacciate tra le più pericolose degli Stati Uniti, abbiano raccolto un successo che li ha portati a sdoganare la loro musica dai degradati quartieri di Flint in un tour tra Europa ed America raccontando, in ogni concerto la propria dimensione musicale.
La storia dei King 810 inizia a Flint nel 2007: ci puoi raccontare come è nata l’idea che vi ha portati a creare questa band?
David: Tutti noi ci conosciamo da sempre ed abbiamo iniziato a suonare fin da giovanissimi e più o meno tredici anni fa abbiamo deciso di condividere un percorso comune come band. Negli anni, prima di arrivare alla stabilità finalmente raggiunta nel 2007, abbiamo creato e distrutto numerosi progetti, fino al momento in cui ci siamo accorti di aver intrapreso la strada giusta che, a voler ben guardare non è che una delle successive evoluzioni dell’embrione iniziale della band… e probabilmete anche l’ultima e definitiva. Dal 2007 ad oggi tutto ha preso senso, i nostri sogni, i sacrifici, la grande passione che ognuno di noi nutriva e continua ad avere per ciò che siamo e ciò che suoniamo si sono condensati nell’essenza della band e noi oggi più che mai siamo davvero felici di esserci, di essere una parte del panorama musicale attuale ma soprattutto di esserlo con la profonda consapevolezza di sapere chi siamo e da dove veniamo. Abbiamo condiviso tantissime esperienze, alcune meravigliose, altre meno, ma andando avanti ci rendiamo conto che ogni passo che compiamo è un traguardo raggiunto e che rende sempre più reale il sogno di avere la nostra band, di suonare la nostra musica… che è poi questo il motore che ha fatto partire tutto.
Dall’esordio nel 2007 alla pubblicazione del vostro primo album sono passati sette anni: quali sono stati i passaggi principali che hanno portato la band verso questo importante traguardo?
D: Ad essere onesti questi anni sono trascorsi velocissimi! Abbiamo vissuto tutto completamente assorti in quello che stavamo facendo e quasi senza renderci conto di quanta strada stessimo percorrendo. Ognuno di noi ha lavorato duramente, con completa dedizione e questa perseveranza ci ha permesso di superare qualsiasi ostacolo potessimo incontrare. Il primo momento importante è stato sicuramente la pubblicazione del nostro primo ep ‘Midwest Monster’ del 2012 e da lì in poi abbiamo continuato a seguire la nostra strada che ha portato la nostra musica a ‘Memoirs Of A Murderer’, il nostro primo album. Inutile dire che le soddisfazioni sono molte: questo album rappresenta la prima meta del nostro viaggio. Qui ci stiamo godendo ogni istante, ogni soddisfazione e da qui stiamo ovviamente guardando l’orizzonte, perchè vogliamo che il nostro viaggio sia ancora molto lungo.
‘Memoirs Of A Murderer? È il titolo del vostro primo album, come mai avete scelto queste parole e che significato hanno per i King 810?
D: Molto spesso capita che la scelta del titolo da dare ad un album, specie se questo è il tuo disco d’esordio, non sia per niente semplice. Ti presenti al pubblico per la prima volta e l’impressione che vuoi dare vuole essere in un certo senso “positiva”: un titolo deve rappresentare non solo il disco, ma la tua musica e soprattutto il tuo modo di fare musica. Detto questo, però, per noi la scelta di queste parole è stata quasi scontata, perchè ‘Memoirs Of A Murderer’ è per noi davvero un ricordo. Tutti i brani portano all’ascoltatore attraverso musica e parole, pezzi della nostra storia, della nostra realtà che preò è anche la realtà condivisa da tutte le persone che ci stanno intorno. Il messaggio che racchiudono è molto forte, colmo di significato e rende perfettamente l’idea di chi siano e da dove vengono i King 810.
Infatti c’è un forte legame tra i testi delle vostre canzoni e Flint, la città dalla quale venite. Quali sono stati gli spunti e le tematiche che il vostro background vi ha ispirato?
D: Sì, Flint è stata una costante fonte d’ispirazione per noi, inevitabilmente il luogo dal quale proveniamo lascia una forte impronta su ciò che facciamo e così è stato per questo album. Per i King, Flint è stata una città che, nel bene e nel male, ha contribuito a rendere ciò che la band è e sarà in futuro.
Non è un luogo facile, porta con sè situazioni che sono difficili da ignorare, soprattutto quando le vivi personalmente e ti chiedi come puoi farle percepire a chi magari ignora completamente la cosa. I sedici brani che compongono ‘Memoirs Of A Murderer’ raccontano in parte la vità di questa città, dove degrado e violenza serpeggiano tra i quartieri e tra la gente. Dove tutto sa di polvere e sembra che le vie di fuga non esistano. La musica e le parole sono state un mezzo per un viaggio tra le strade di Flint ed anche e soprattutto il nostro urlo di risposta a quanto vogliamo rendere “migliore”.
Oltre alle parole molto forti avete realizzato anche diversi video che mostrano immagini molto forti colme violenza, droga, degrado e disperazione … avete voluto lanciare un ulteriore messaggio che possa mostrare il disagio che ancora oggi, nel 2015, possono vivere città come Flint?
D: Credo che la musica associata alle immagini possa trasmettere messaggi potenti. Noi raccontiamo storie reali, le nostre canzoni parlano di una realtà che abbiamo vissuto e continuiamo a vivere sulla nostra pelle ogni giorno e che spesso viene trascurata da chi ha il potere di governare. Abbiamo deciso di rendere una reale rappresentazione di quanto accade, anche attraverso immagini molto forti, come per esempio si possono vedere in ‘Desperate Lovers’ e devo dire, purtroppo, che la loro realizzazione è stata anche abbastanza semplice, nel senso che è bastato prendere una videocamare ed uscire per le strade a filmare. Chissà se tutto questo cambierà prima o poi… noi, nel frattempo continuiamo ad alzare il nostro grido di protesta con la musica!
Ogni dettaglio di questo album ci racconta la vostra storia: anche la copertina mostra un’immagine in bianco e nero molto toccante, come è nata l’idea?
D: Abbiamo scelto dei simboli che ben rappresentano Flint. La casa sullo sfondo è una delle tante che abitazioni distrutte che si trovano nei quartieri più disagiati, mentre l’albero con le scarpe richiama quelle che trovi appese sui fili della luce in giro per le strade e servono a segnalare le diverse zone in mano alle gang rivali nelle quali si spaccia. La somma di questi elementi ci sembrava rendere perfettamente le atmosfere che l’album rievoca e la scelta del bianco e nero ha enfatizzato probabilmente le emozioni che vogliamo trasmettere.
‘Memoirs Of A Murderer’ è uscito lo scorso agosto e sta ottenendo un buon riscontro sia da parte della critica che del pubblico. Avete avuto molte date ed ora siete in tour con gli Slipknot qui in Europa. Come sta andando il vostro presente e tu come ti senti?
D: Le cose stanno andando davvero alla grande! Stiamo suonando numerosi live e questo ci piace un sacco, perchè è quello che vogliamo fare e che ci riesce meglio. L’esperienza che stiamo maturando ci porta ad essere sempre più cnsapevoli della nostra dimensione musicale, a conquistarne ogni giorno una parte che si somma al bagaglio che ci stiamo costruendo. Anche ora, durante questo tour con gli Slipknot ogni live è fantastico, pieno di emozioni: loro sono dei grandi, ci troviamo davvero bene, c’è una sintonia perfetta e questo ci carica a mille ogni volta che dobbiamo calcare un nuovo palco. Incontriamo tantissime persone nuove, che ci conoscono ed alle quali piace anche la nostra musica, quindi, davvero, non potremmo essere più contenti di adesso.
C’è un live che ricordi in particolare per qualche motivo?
D: Ogni show è unico, ma forse quello di Birmingham è stato quello che ricorderò di più perchè ci siamo trovati a suonare davanti al pubblico più numeroso in un concerto al chiuso, però, come dicevo, ogni volta è unica ed irripetibile e noi suoniamo sempre come se non ci fosse un domani…
E dal domani cosa ti aspetti?
D: Nulla!!! (ride n.d.r) Ho davvero già ricevuto molto di più di quanto desiderassi, mi ritengo un privilegiato e per quello che mi riguarda continuerò a fare quello che mi riesce meglio, suonare insieme ai miei compagni, poi, quello che verrà sarà comunque un traguardo in più che avremo raggiunto insieme.
Ed ora, finito questo tour europeo, cosa quali saranno i vostri programmi?
D: Abbiamo già confermato un tour nuovo negli Stati Uniti e nel frattempo non abbiamo smesso di scrivere, quindi, ci prenderemo del tempo anche per ragionare sul nuovo materiale e vedere di inziare a pensare ad un secondo album, ma comunque è ancora tutto in fase molto iniziale.
Grazie mille per questa intervista, David…
D: Grazie a voi e, a tutti i vostri lettori, stay metal!!!