Luca Turilli’s Rhapsody – Atmos Revolution

Il 23/01/2017, di .

Luca Turilli’s Rhapsody – Atmos Revolution

Luca Turilli è allo stesso tempo un ragazzo semplice, modesto e un genio. Mai domo e sempre pieno di idee, ha presentato a Milano il mix dell’ultimo disco dei sui LT’s Rhapsody nel nuovo Dolby Atmos, primo in assoluto per quel che riguarda questa innovativa tecnologia audio. Lo abbiamo incontrato per parlare di questa release, del live album e dell’imminente reunion dei vecchi Rhapsody.

Grazie Luca per l’intervista! Iniziamo subito, com’è ovvio, a parlare di questa nuova release e di questo particolare tipo di Dolby…
Grazie a voi! Come puoi immaginare, per noi questa è stato un evento gigantesco per la nostra band. Abbiamo rilasciato la versione normale di ‘Prometheus’ ed è capitato, per caso, che Chris Heil, uno dei più famosi produttori al mondo (ha lavorato con Queen, Scorpions, Bryan Adams, David Bowie e tantissimi altri) di sentire, agli MSM Studio (dotati della tecnologia Dolby Atmos) di Monaco dove lavora, questa musica particolare e orchestrale provenire da un altro studio ed è andato a chiedere chi fosse questo gruppo. A dirglielo è stata la persona che ha masterizzato ‘Prometheus’. Alla fine il disco gli è piaciuto talmente tanto, che hanno preso una canzone, ‘King Solomon And The 72 Names Of God’, e l’hanno fatta sentire agli altri. A quel punto hanno deciso di investire per portare l’intero album in Dolby Atmos. Come puoi immaginare i costi sono incredibili, anche perché sono i primi dischi a subire questo processo di trasformazione.

Il vostro è proprio il primo in assoluto a essere portato per intero in Dolby Atmos, vero?
Esatto. Il team aveva già lavorato ad alcune tracce con i Metallica, con Roger Waters, ma alla fine hanno capito che il genere dei LT’s Rhapsody è quello giusto per sfruttare al massimo la tecnologia Dolby Atmos. Il fatto che ci sia la componente orchestrale, la band e tutte le sfumature di sound all’interno delle canzoni, dà veramente la possibilità di capire a che punto sia e a cui possa arrivare questo genere di tecnica. In effetti, l’Atmos può valorizzare un mix con centinaia di tracce, che di solito vengono penalizzate perché bisogna arrivare al compromesso dello stereo. Con l’Atmos, dopo aver assistito al lavoro di Chris, sono rimasto sconvolto di quanto venissero fuori certe tracce di alcuni strumenti che avevo dimenticato, poiché nel mix normale erano stati praticamente soppressi. Questo genere di Dolby permette di azzerare i limiti che conosciamo delle tecnologie tradizionali.

Quindi tu hai seguito la lavorazione oppure sei andato in Germania a lavoro finito?
Sono andato quando era tutto ultimato, perché eravamo in tour ed era difficile seguirne il processo. In quel periodo eravamo in Nord America e sapevo che si stava lavorando a una cosa così importante. Ero preoccupato ed eccitato allo stesso tempo. Devo dire che è stata una sorpresa. Chris ha veramente capito la musica dei LT’s Rhapsody perché il mix valorizza al massimo il nostro lavoro.

Qual è il tuo rapporto con la tecnologia home theater?
Essendo fan del cinema, a casa avevo già il mio impianto surround e tutto quello che serve per godersi i film. Anche dal punto di vista video, ho sempre seguito le novità. Per dirti, ho sempre avuto un proiettore perché le televisioni mi sono sempre sembrate piccole. Da quindici anni guardo il telegiornale su una parete di quattro metri, perché avevamo creato una specie di saletta cinema per gustarci pienamente i film.

Parlando invece di Atmos, hai detto che i limiti sono azzerati. Qual è la vera differenza tra questa tecnologia e il tradizionale Surround, secondo te?
Pensa che gli impianti Surround da casa ora li trovi anche a 200 euro, parlando di combinazioni 5.1. Per sfruttare al minimo l’Atmos ci vorrebbe un 5.1.4, con le ultime quattro casse che diffondono l’audio da sotto o, ancora meglio da sopra verso il basso. Cambia proprio tutto in termini di configurazione.

Dunque, se voglio ascoltare bene ‘Prometheus’ in Dolby Atmos, come mi devo attrezzare? È necessario avere uno di questi nuovi impianti?
Fra poco arriveranno le cuffie Dolby Atmos, anche se so che è compatibile con i sistemi a oggi in commercio. Però sei sempre a un 50% del divertimento, se vuoi il 100% bisogna ricorrere a queste nuovi impianti. Nulla toglie che si possa ascoltare anche con un paio di cuffie tradizionali, si sente comunque meglio del mix stereo. Il mix è stato testato su un 5.1 comune per vedere quanto poteva rendere. In aggiunta posso dirti che sono state commercializzate le prime sound-bar Atmos, ne ho ricevuta una in questi giorni ma devo ancora testarla. Solo questa barra può testimoniare quanto questo Dolby sarà una rivoluzione incredibile per l’audio.

Avete pensato di farlo sentire in un cinema attrezzato con Atmos, o cose del genere?
Sì, guarda, ci sono tantissime idee e possibilità. Quando la Dolby e la Yamaha decidono di investire lo fanno per bene. Ecco perché ti ho detto che è importantissimo per noi, non tanto per il mix quanto per ciò che avviene in seguito. In Germania ci sarà una sala apposita in degli studi particolari, per il cinema, e la stampa sarà invitata ad ascoltare ‘Prometheus’ in versione Atmos per far capire cosa significa davvero. Il passaggio al cinema è quindi molto facile, quasi scontato. Poi la Yahama porterà il disco nelle fiere internazionali di settore, sarà una grande pubblicità anche per la nostra band.

Hai detto che il mix è avvenuto finché eravate in tour. Quanti mesi è durata la lavorazione?
Non è stato un lavoro svolto giorno per giorno, quindi continuativo. Però posso dirti che avrà preso più o meno tre mesi di tempo.

Assieme al mix in Atmos, abbiamo, in questa release, anche il primo live album dei LT’s Rhapsody…
Già! Non è un semplice bonus all’uscita del nuovo mix di Prometheus, è un disco dal vivo a cui tengo tantissimo. Lo considero il mio primo disco live, anche se con i Rhapsody Of Fire avevo già rilasciato ‘Live In Canada’, ma era quasi un documentario più che un album dal vivo. Questi sono due cd in cui si può ripercorrere la mia carriera: ci sono pezzi “classici” dei Rhapsody, della mia carriera solista e dei LT’s Rhapsody. Ad esempio, ci sono brani che non sono mai stati suonati prima, cosa che ai fan credo piaccia tantissimo.

Il live lo avete masterizzato con Simone Mularoni, una certezza in questo campo…
È stato fantastico! Credo che questo sarà l’inizio di una lunga collaborazione. Io non lo conoscevo prima, è stato Alessandro Conti a farmelo conoscere, perché bypassavo a priori gli studi italiani. Poi ho dovuto ricredermi. Un lavoro eccezionale.

In questo caso avete supervisionato il mix?
Sì, abbiamo collaborato. Durante il mix eravamo in tour in Sudamerica ed è stato orribile, un tour per noi di grande successo, dove però dovevamo fare di continuo meet’n’greet, suonare e contemporaneamente finire il lavoro sul live. Alcune notti non dormivo da tutte le cose che c’erano da fare. Salivo sul palco dopo un paio di Red Bull per darmi la carica.

Qui hai fatto un bel mix tra pezzi classici e nuove hit dei LT’s Rhapsody. In futuro come sarà?
Ora abbiamo deciso che pian piano rimpiazziamo i vecchi dei Rhapsody con le canzoni nuove. Faremo sempre quei due pezzi che non possono mancare, ma gradualmente tenderemo a incentrare le setlist sui dischi dei LT’s Rhapsody. Anche perché ci stiamo muovendo verso un’altra direzione, un’evoluzione del sound rhapsodiano verso il cinematico. Come si può vedere nel live, compaiono meno pezzi classici, con alcuni dei Luca Turilli, tra cui ‘The Ancient Forest Of Elves’ che Alessandro (Conti, ndr) interpreta in maniera magnifica, però con il giusto spazio riservato alle canzoni dei LT’s Rhapsody. Questa sarà la direzione d’ora in poi.

In relazione alla notizia della reunion dei “classici” Rhapsody, perché definirlo Farewell Tour?
Perché per noi rappresenta la chiusura di un capitolo. Erano cinque anni che non ci incontravamo con Fabio e già a inizio 2016 ne parlavamo. Sono i vent’anni dei Rhapsody, il ventesimo anniversario è molto importante, non sono i dieci o i quindici. Da lì abbiamo contattato tutti, ovviamente anche Alex Staropoli che non ha voluto partecipare, non se l’è sentita. Per me è un doppio addio. Il primo alla band originale, e il secondo al genere perché ormai non compongo più in quella direzione. Quel tipo di musica l’ho amato, suonato per tanti anni e quando è arrivato il momento dello split abbiamo sorpreso tanta gente e molti si erano lamentati perché non avevano potuto assistere agli ultimi concerti. Quindi abbiamo detto, facciamolo. Sia per l’aspetto economico che per quello affettivo questo tour sarà indimenticabile. Poi l’idea di portare interamente ‘Symphony Of Enchanted Lands’ è bellissima, ci sono pezzi che non abbiamo mai suonato dal vivo. Non vediamo l’ora!

Alex Staropoli aveva già detto tempo addietro di non essere d’accordo su un’ipotetica reunion, e così è stato…
Guarda, gli è stato chiesto diverse volte, lui si è preso il tempo per pensare e alla fine non se l’è sentita. Assolutamente rispettabile come scelta.
Poi c’è Fabio che non canterà più pezzi dei Rhapsody!
Già! Questo non me l’aspettavo! È stata una sorpresa anche per me. Assolutamente inaspettato!

Il 2017 sarà poi un altro anno di reunion, con, ad esempio, gli Helloween in rampa di lancio con una formazione all-star. Fatto sta che la gente è sì contenta, però inizia a mugugnare per l’aspetto economico che comincia un po’ a prevalere sull’amore per la musica. Tu come la pensi?
Conta che il mercato è crollato, le persone vanno a vedere sempre meno concerti, quindi bisogna inventarsi qualcosa. Il mercato è stato distrutto negli ultimi dieci anni. I fatturati sono calati di uno zero sulla cifra totale. Ecco, il fulcro del discorso è come si fanno queste reunion. Se le fai ogni cinque anni per celebrare un album, allora sì che diventa una cosa meramente economica. Noi abbiamo scelto di fare questo tour d’addio per celebrare i vent’anni dalla nascita della band e sarà un’occasione unica.

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