Anthrax – Celebrare Non È Tutto….

Il 23/06/2017, di .

Anthrax – Celebrare Non È Tutto….

L’intervista che leggerete sotto è stata una delle più rilassanti chiacchierate alle quali mi sia capitato di vivere, domande e risposte che inizialmente prevedevano come interlocutore Frank Bello ma che all’ultimo è stata rischedulata con un quanto mai affabile Joey Belladonna, inaspettatamente intento a mettere a proprio agio il sottoscritto. Si è parlato di tutto, dal presente al passato ma lasciamo che sia il buon Belladonna ad addentrarci meglio nel mondo targato Anthrax.

Le scelte a volte vengono fatte per ragioni dettate dal cuore o dal marketing, ‘Among The Living’ viene celebrato grazie al trentennale della sua pubblicazione, in maniera provocatoria mi viene da chiederti quale album avresti scelto se non fossi stato costretto da un fattore puramente temporale:
‘Certo il fatto che per questo disco ricada quest’anno un anniversario così importante ha influenzato la scelta ma rimango dell’idea che sia un gran bell’album da portare in giro, normalmente proponiamo qualche estratto da quel cd a dimostrazione di quanto ci piacciano quei brani a prescindere da tutto. Personalmente non fossi stato costretto a celebrare ‘Among The Living’…beh, forse avrei scelto ‘Spreading The Disease’ e ‘Persistance Of Time’ per motivi diversi. La cosa che ci stupisce maggiormente ad essere sincero è l’accoglienza straordinaria che stiamo riscontrando praticamente in ogni luogo dove suoniamo così come tengo a sottolineare che questi brani suonano ancora freschi ed attuali dopo tantissimi anni! E poi considera un’altra cosa: stiamo parlando di brani composti e suonati trent’anni fa, quindi un periodo di tempo molto ampio durante il quale abbiamo imparato a sentirci completamente a nostro agio on tour, senza stress o paranoie particolari. Prendiamo il viaggio come se fosse qualcosa di normale, dosiamo le energie ed ottimizziamo i tempi per così dire morti guardando un po’ di tv, rilassandoci, tenendoci maggiormente in contatto con le nostre famiglie grazie alle nuove tecnologie. Forse stare in tour non è mai stato così confortevole’.
La macchina del business è inarrestabile, nelle operazioni nostalgia è impossibile non puntare su operazioni di marketing che vi hanno portato anche a registrare un intero live shows qualche mese fa in quel di Glasgow:
‘Ci credi che di quell’evento non ne sapevo granché fino alla sera in cui ci trovammo alla Barrowland? Avevo sentito che c’era in programma la registrazione di un concerto ma non sapevo esattamente quando, sono aspetti che non seguo direttamente, per me è importante fare sempre delle buone esibizioni ed è solo su quello che mi concentro. Comunque sì, quella sera c’era parecchia tensione e movimento intorno a noi, gente che riprendeva e cose del genere ma è stato anche divertente. Non so dirti molto sulla data di pubblicazione e su come verrà studiato il package, credo che siano nella fase di post produzione, io non ho ancora avuto il piacere di vedere o ascoltare granché. Io cerco di fare solo il cantante, la prendo con molta calma e filosofia, il resto lo lascio volentieri ad altri.’
Among The Living come ogni altra produzione della vostra carriera ha rivelato la voglia di essere fuori dagli schemi, di andare oltre gli stereotipi del genere collaborando con realtà al di fuori del thrash metal ed al tempo stesso denotando una grande capacità di essere autoironici, segno che anche nella vita reale una sana dose di ironia aiuta a vivere il quotidiano, a non prendersi troppo sul serio:
‘Non saprei se questo sia connaturato ad un reale senso di autoironia, è un nostro modo naturale di interpretare la musica ed il quotidiano, non è mai stato pianificato nulla a tavolino. Quello che abbiamo fatto è stato fatto perché sentivamo fosse la cosa corretta nel momento giusto, il nostro sound è il frutto delle diverse influenze e background di ognuno di noi considerando tutti i cambiamenti di line up che abbiamo affrontato in carriera. Tutte le cose che ci sono capitate nella vita quotidiana e professionale ci hanno portato a creare quello che tutti conoscono, noi siamo cosi, non ci sono mediazioni o spiegazioni particolari: prendere o lasciare. Poi non saprei dirti se per caso il fatto di provenire da New York invece che da San Francisco o dal Connecticut abbia in qualche modo forgiato il nostro background a tal punto da essere come siamo, io parlo per me stesso. Per gli altri può darsi che sia stata in qualche maniera importante provenire dalla Grande Mela, io arrivo da una cittadina piccola in mezzo alle colline, ho un differente approccio ma è un aspetto interessante. La prima volta come oggi mi interessa cantare, stop. Ricordo i primi tempi quando incisi ‘Spreading The Disease’, io cantavo in quel modo e non avrei cambiato nulla, non lo avrei neanche fatto a dire il vero ehe ehe!’
Celebrare un album ti mette in condizione di essere sicuro nel sapere cosa suonare ma il compito più arduo è quello di mettere insieme una set list che sia omogenea, il rischio è quello di spezzare in maniera troppo netta la tracklist…:
‘Abbiamo una carriera abbastanza ampia che ci permette di poter scegliere tra tantissime canzoni che tra l’altro, in maniere diverse, sono state già suonate nei precedenti tour. Certo, bisogna comporre un set che sia sempre interessante, omogeneo e che sia significativo anche per la nostra carriera, la cosa che abbiamo imparato è che ci sono canzoni che dal vivo funzionano ed altre no. È normale in trentacinque anni di carriera avere un cospicuo numero di canzoni alle quali attingere e sappiamo quali possano essere ben recepite dal pubblico, a volte può essere scontato ma non ha senso suonare brani che chi ti viene ad ascoltare non apprezza, non ha senso suonare un pezzo perché non lo abbiamo mai fatto. Ci sarà un motivo, giusto? È stato anche chiesto tramite il nostro sito ufficiale ai nostri fans quali fossero i brani che avrebbero preferito suonassimo in tour proprio per il discorso che ti facevo prima.’
Una svolta nella vostra carriera recente è stata di sicuro il Big Four anni addietro con Metallica/Megadeth e Slayer, una grande operazione di marketing ma che nel vostro caso ha ridato lustro alla carriera con il tuo ritorno al microfono:
‘Sarò onesto, anche io quando ho ricevuto la prima chiamata con la proposta del progetto ho pensato la stessa cosa ma poi tutto ha preso una piega diversa. Forse non ci fosse stata quell’occasione i ragazzi non avrebbero mai più pensato al sottoscritto anche se ammetto che non ho passato gli anni a fianco al telefono attendendo la loro chiamata. È successo e ne sono contento ovviamente, siamo riusciti a far fruttare una ghiotta occasione, fu un buon tour nel quale ogni tanto ho pensato che a causa di scelte sbagliate avevamo perso tutti un sacco di tempo. Normalmente non rimpiango le situazioni ma potevamo sfruttare meglio le occasioni che ci siamo trovati ad affrontare, ora guardiamo al presente ed al futuro.’
Per la band che ha continuato la propria carriera non deve essere stato difficile imbarcarsi in quel tour ma per te com’è stato?
‘Per tanti anni sono stato fuori dalla band per svariati motivi, come ti ho detto prima non sono la classica persona che rimpiange il passato, non sono neanche colui che porta rancore insultando tutto e tutti a distanza di anni, mi ha fatto piacere ricevere la loro chiamata. Probabilmente era il momento giusto per rientrare, non ho avuto alcuna difficoltà nel ricominciare a cantare, devo ammettere che è avvenuto in maniera molto naturale. Certamente è stato necessario vedere una serie di cose in modo tale che una volta ripartiti tutto potesse andare per il verso giusto, ci si è in un certo senso chiariti mettendo sul tavolo le condizioni per ricominciare a lavorare insieme in un clima sereno e costruttivo.’
Il music business è come uno schiacciasassi che va avanti inesorabilmente senza lasciar spazio ad alcun momento di pausa: ‘Siamo occupati tantissimo in questo tour, poi andremo in tour con i Megadeth e poi nuovamente negli USA con i Killswitch Engage, ci sono già alcune idee in cantiere per il prossimo album ma sono cose che non amiamo programmare, quando ci sono i brani giusti allora si può pensare di andare in studio ma non si è ancora arrivati a quel momento. Ci godiamo lo stare in tour, l’affetto della gente…godiamoci il presente, il resto verrà. E grazie a tutti coloro che ci seguono….!!!!’

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