Five Finger Death Punch – Un Conto Da Saldare

Il 07/09/2017, di .

Five Finger Death Punch – Un Conto Da Saldare

Trascorsi due anni dalla pubblicazione del loro ultimo disco “Got Your Six” e dalla data milanese del 2015 cancellata a seguito della tragedia del Bataclan, affrontiamo in un faccia a faccia senza troppi fronzoli, il chitarrista e cofondatore dei Five Finger Death Punch, Zoltan Bathory.

Sono passati ormai due anni dalla pubblicazione del tuo ultimo album ‘Got Your Six’. Com’è invecchiato anche in considerazione del fatto che lo state suonando live da diverso tempo?

Zoltan Bathory: Penso che sia uno dei nostri migliori album. Abbiamo messo nero su bianco quello che siamo oggi e quello che vogliamo essere al meglio delle nostre possibilità. Poi la band sta ancora crescendo e penso vi sia la chimica giusta tra i diversi membri.

Come sono andate le cose in fase di composizione rispetto al passato?

Zoltan Bathory: Più passa il tempo, più dischi facciamo e più cresciamo come gruppo. Il modo in cui lavoriamo è quello semplicemente di scegliere i migliori brani possibili da mettere sul disco. Non ci sono discussioni o problemi nell’escludere brani. Tra le altre cose dividiamo i proventi derivanti dai diritti dei singoli brani in modo uguale per ogni membro del gruppo. Questa è una scelta che abbiamo portato avanti sin dal primo giorno in modo da evitare conflitti tra di noi e concentrarci sulla musica.

Siete molto occupati con il tour, ma in fondo i Five Finger Death Punch sono una band prolifica, così mi piacerebbe sapere se state già lavorando al prossimo album?

Zoltan Bathory: Il nuovo disco è già stato completato da ormai sei mesi ed è già nelle mani dell’etichetta. Non abbiamo cambiato molto rispetto a “Got Your Six”…ehy non siamo una band jazz…abbiamo il nostro stile e lo vogliamo seguire. Quindi si tratta più di un seguito. Si tratta di un grande album e abbiamo dentro delle canzoni davvero ottime, sempre nel nostro stile.

Siete piuttosto attivi sui social media. I tempi sono cambiati ed è necessario per certi versi un impegno maggiore diretto ai fan?

Zoltan Bathory: Di certo le cose sono cambiate, oggi abbiamo la possibilità di dialogare in maniera diretta e continuativa con i fan e loro stessi ci pongono domande e vogliono sapere cosa succede dietro le quinte. E’ una situazione interessante. Noi rispondiamo di persona. Non mettiamo altre persone a occuparsi della cosa. In questo senso non possiamo rispondere a tutti, cerchiamo di trovare un bilanciamento tra le cose.

Era il 22 novembre 2015, i Five Finger Death Punch dovevano cancellare il concerto di Milano per problemi di sicurezza legati all’allora attentato del 13 novembre al Bataclan a Parigi. Come vi rapportate ai nostri giorni che sono ancora turbulenti?

Zoltan Bathory: Non possiamo cambiare il modo in cui viviamo. Non possiamo fermarci e stare a guardare. Allo stesso tempo dobbiamo fare in modo che il nostro spettacolo si svolga nelle migliori condizioni possibili per la sicurezza di tutti. Si tratta di una nostra responsabilità…ed è una vera vergogna che delle persone ci rimettano per qualcosa che non è colpa loro.

Siete impegnati per supportare i veterani e penso sia una cosa nobile. Nello specifico di cosa vi occupate?

Zoltan Bathory: I veterani svolgono un lavoro che nessuno di noi vuole fare. La loro attività comporta dei rischi molto alti per la salute. Così necessitano di cure mediche, di supporto psicologico e nella maggior parte dei casi di essere reintegrati nella società. Ci affidiamo a organizzazioni che si occupano di prendersene cura in modo da rendere possibile un loro ritorno ad una vita più normale. Supportiamo anche organizzazioni legate alla polizia, ai vigili del fuoco. Loro operano in quella zona che divide il mondo dalla civiltà al completo caos. Se questi ragazzi anche solo per un giorno non andassero al lavoro torneremo al tempo della pietra. Così vogliamo in qualche modo dare il nostro contributo, pensiamo sia la cosa giusta da fare.”

Avete suonato con innumerevoli band importanti quali Deftones, Judas Priest o Korn. Avete qualche punto di riferimento per la vostra musica?

Zoltan Bathory: Vedo il rock e il metal come un insieme unico, una grande famiglia. Non sento grosse distinzioni tra i generi. Mi piacciono gli Scorpions come gli Slayer allo stesso modo. Ci sono di certo differenze nei loro stili, ma quello che mi piace è di come stanno sul palco, quello che trasmettono con la loro musica. Poi sono un fan dei Rammstein, mi piace quello che fanno quei ragazzi sul palco, con quei concerti enormi, sono davvero impressionato da quel genere di cose.

Dopo tutti questi tour e tante ore di concerto, mi piacerebbe che mi raccontassi com’è cambiato il tuo modo di suonare la chitarra nel tempo?

Zoltan Bathory: Come per tutte le attività che ripeti nel tempo, uno tende a migliorarsi e nel caso della chitarra a rifinire la tecnica con cui suoni. Non si tratta solo di quello, ma di suonare bene quando sei sul palco, quando ti muovi e stai con la tua band, cercando di reagire alle più diverse situazioni. Allo stesso tempo non cerco di essere Yngwie Malmsteen, amo Yngwie, ma ho un differente stile, più diretto e heavy. Voglio concentrarmi, non tanto sull’essere un guitar hero, ma sullo scrivere canzoni che possano toccare la vita delle persone. E’ quello che mi piace fare.

Ancora prima di essere un musicista Zoltan è un artista marziale. Leggendo dalle sue note scopriamo che è un campione di Jiu-Jitsu. Cosè mi piacerebbe sapere in che modo la musica e le arti marziali si incrociano nella tua vita?

Zoltan Bathory: Le arti marziali non sono quello che fai, ma quello che sei. E’ il modo in cui guardi la vita ed è il modo in cui sei nella vita. Invece come praticante di arti marziali quello che voglio fare è di trovare un modo di vincere, analizzi una data situazione e cerchi di trovare una soluzione per portare a tua favore l’incontro. Si tratta quindi del modo di come affronti le cose. E’ la stessa cosa nel lavoro oppure nella musica. In modo uguale le arti marziali mi aiutano a concentrarmi, ad avere una forte consapevolezza di me stesso. Tutto questo ti serve nella vita. Centra con la disciplina, con il tuo Io e quindi con la forza interiore.

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