Grave Digger – Il gran ballo dei morti viventi

Il 14/09/2018, di .

Grave Digger – Il gran ballo dei morti viventi

Circa un annetto fa Chris Boltendahl rispondeva qui alle nostre domande su ‘Healed By Metal’. Nonostante il poco tempo trascorso da quella intervista, non sono mancati gli argomenti sui quali discutere in occasione della pubblicazione del nuovissimo ‘The Living Death’. Rilassato e sempre pronto a scherzare, il singer teutonico ha confermato di essere una delle persone più umili, disponibili e simpatiche della scena metallica.

Bentornato su Metal Hammer Italia, Chris. Sono felice di poter scambiare quattro chiacchiere con te, sono un vostro fan dai tempi di ‘The Reaper, il vostro album del 1993, che comprai fresco di stampa. Cosa ricordi di quel lavoro?
Il primo album dopo lo split. Al nostro ritorno sulle scene eravamo molto arrabbiati e feroci, il risultato è stato un disco pieno di canzoni veloci e aggressive. Credo che sia un grande album di puro Heavy Metal.

Così come lo è anche la vostra ultima fatica, ‘The living Dead’, che arriva a poca distanza dal suo predecessore ‘Healed By Metal’. C’è in qualche modo una connessione tra le due uscite, magari i pezzi finiti in questo disco risalgono a quelle sessioni di registrazione.
No, assolutamente! Ogni canzone è nuova e non proviene dalle session del precedente disco. Abbiamo iniziato a lavorare su ‘The Living Dead’ partendo da zero.

Il titolo del disco può avere una valenza meramente orrorifica e fantastica, come da vostra tradizione, oppure a esso può essere attribuito anche un significato politico e/o sociale. Come lo dobbiamo interpretare?
Niente di tutto questo, è solo il frutto del nostro sense of humor. Io ho 56 anni, Stefan 53. Se escludi Marcus Kniep, che ne ha 37, anche gli altri sono degli over 50. I “morti viventi” del titolo siamo noi!

Quindi, verrebbe da dire, dato il vostro eccellente stato di salute, che i “morti viventi” possono essere curati con sane dosi di metallo, parafrasando il titolo del vostro disco del 2017!
Esatto! Il “morto vivente” viene curato dal metallo e torna sotto forma di Reaper!

Nel mondo impazza, dopo il successo di The Walking Dead, la zombie-mania. Lo stesso titolo della prima traccia del disco ‘Fear Of The Living Dead’ ricorda il nome dello spin-off della serie dell’AMC, Fear The Walking Dead. In qualche modo sei stato influenzato anche tu da questo ritorno di fiamma per i morti viventi?
Da ragazzino andavo pazzo per quel genere di film, così, quando ho iniziato a lavorare sul nuovo disco, ho pensato che gli zombie potessero essere un buon soggetto con forti punti di contatto con il nostro Reaper. Per esempio, nella copertina puoi vedere la Mietitrice in primo piano e dei morti viventi sullo sfondo, credo che questo disegno abbia un grande impatto visivo. Nel disco trovi una manciata di brani dedicata all’argomento, però non hanno nessuna connessione con The Walking Dead o roba del genere.

Non sei un amante di queste serie tv attuali, ma hai detto che da ragazzo eri un appassionato di horror movie: cosa guardavi in particolare?
Tutta la roba classica e un mucchio di splatter. Ricordo che amavo un film in bianco e nero degli anni 60, Night of the Living Dead, di George Romero.

Hai detto che il titolo del disco riflette la vostra ironia, credo che anche ‘Zombie Dance’ vada interpretata in questa maniera, no?
(Ridendo Ndr) Quando ho avuto l’idea di questo titolo, ‘Zombie Dance’, ho pensato a un pezzo per far festa con i nostri fan. L’alcool ha fatto il resto, ci siamo detti che sarebbe stata una polka! Abbiamo chiamato i nostri compagni di etichetta Russkaja e così abbiamo tirato fuori anche un video molto divertente. Sì, è decisamente una grande party song!

E immagino che possa diventare anche una grande live song. Avete intenzione di proporla dal vivo?
Se parli dell’immediato, no, ma ci stiamo pensando.

‘The Living Dead’ è anche l’ultimo album, almeno per il momento, in cui appare Stefan Arnold, il vostro batterista per ben ventidue anni. Quali sono i motivi di questa separazione?
Quando lavori per tanti anni con delle persone, queste cambiano: prendono direzioni diverse, è naturale. Come in un matrimonio, all’inizio le cose vanno bene, poi qualcosa si rompe. Il nostro rapporto ha funzionato per ben ventidue anni. Abbiamo vissuto tanti momenti felici insieme e scritto grandi album. Ma negli ultimi tempi avevamo una visione diversa della musica, così ci siamo separati. Sono cose che capitano.

Prima mi hai detto che sei soddisfatto della nuova copertina, ma ritengo che tutti i vostri album abbiano dei grandi artwork. Quanto è importante per te immettere sul mercato un prodotto ben confezionato in un momento storico in cui va per la maggiore la musica liquida?
Direi che è importantissimo, va a completare la musica. Si tratta di un elemento fondamentale, come le buone canzoni e una buona registrazione. Se compro un Cd o un LP, voglio che questo mi soddisfi sotto tutti i punti di vista. Credo che ancora una volta i ragazzi della Naplam abbiano fatto un ottimo lavoro.

Cosa mi puoi dire dell’edizione limitata?
C’è un’edizione limitata su Cd con due bonus track, che prevede un box contente, oltre al disco, una bandiera e un anello con teschio.

Sei un collezionista di dischi?
Certo, sono un grandissimo collezionista. Colleziono solo edizioni limitate degli album dei Grave Digger!

Questo album è composto da song indipendenti, ma è indubbio che la vostra fama l’avete creata componendo concept album. Per te è più facile scrivere delle tracce singole oppure comporre seguendo un canovaccio?
Dipende dal momento, non ho una preferenza assoluta. I nostri tre ultimi dischi – ‘Return of the Reaper’, ‘Healed By Metal’ e ‘The Living Dead’ – non sono dei concept, perché in questo momento storico mi sento più a mio agio a scrivere canzoni non collegate tra loro.

Hai mai pensato a un album orchestrale o, addirittura, a una colonna sonora?
Penso che abbiamo un mucchio di canzoni che suonerebbero alla grande con degli arrangiamenti orchestrali, la cosa non mi dispiacerebbe affatto. Mi piacerebbe anche scrivere la colonna sonora di Bravehearth 2. Ma non credo che gireranno mai un Bravehearth 2!

Tornando all’attualità, qual è la canzone che preferisci dell’ultimo album?
Sicuramente ‘Blade of the Immortal’, il secondo pezzo del disco, ha un grandissimo groove, dei cori fantastici e dei formidabili riff di chitarra.

Ma come riesci a tirar ancora fuori della grandissima musica nonostante una carriera iniziata quasi quarant’anni fa?
Innanzitutto, grazie per il complimento. Se tu ami l’Heavy Metal e vivi per l’Heavy Metal, non hai difficoltà a tirar fuori un album ogni anno. Perché aspettare? Se ami il Metal, non è complicato scrivere canzoni di buona qualità con una certa costanza anche dopo tanti anni.

Come è cambiato il tuo approccio alla musica, nel senso più ampio del termine, includendo anche la parte che va oltre la composizione e l’esecuzione dei brani. Etichette, promozione, registrazione, ecc ecc…
Non è cambiato, perché io so cosa voglio: voglio fare dei grandi album a nome Grave Digger. So cosa la gente desidera e non voglio deluderla. In passato le etichette pretendevano di seguirci in ogni singola fase della produzione dell’album. Oggi noi ci siamo conquistati la fiducia e consegnamo un prodotto finito, non discutiamo con la casa discografica dei contenuti dei nostri dischi. Questo per noi è gratificante e ci permette di pubblicare album che sono Grave Digger al 100%.

Mi hai detto che non hai particolari difficoltà a creare musica: lo possiamo definire quasi un processo automatico che ti porta a scrivere una canzone in pieno stile Grave Digger oppure ti imponi di seguire determinate linee guida?
No, non posso definirlo un processo automatico, non sono un macchina. Però quando ho un’idea, ho da subito un quadro completo della situazione e di come suonerà poi l’intero disco. Ho un sacco di cose che mi frullano in testa; appena completato ‘The Living Dead’, ho rilanciato dicendo agli altri della band che ci saremmo dovuti mettere subito a lavoro sul prossimo disco, perché ho già degli spunti molto interessanti.

Puoi anticiparmi qualcosa?
Non posso dirti molto, ma c’è tanta carne sul fuoco. Sarà qualcosa di molto particolare, una vera sorpresa per tutti voi!

Non sei una persona che si prende molto sul serio, questo disco ricco di ironia lo dimostra. Però, quando pensi a te stesso in modo distaccato, considerando tutto quello che hai prodotto sino a oggi, che valore attribuisci alla tua opera? In soldoni, ti ritieni uno dei padri del metal tedesco?
Sì, sicuramente. Noi Grave Digger lo siamo, come lo sono altre realtà tipo Helloween, Scorpions e Accept. Certo, posso avere un approccio ironico a quello che faccio, ma, in definitiva, prendo sempre seriamente l’Heavy Metal!

Se dovessi fare una piccola classifica dei tuoi album, quale disco occuperebbe la prima posizione? Mentre, quale ritieni essere il più sottovalutato della vostra discografia?
Dura dirne uno solo, io amo particolarmente ‘Exacalibur’, ‘Ballads of a Hangman’ e il nostro esordio, ‘Heavy Metal Breakdown’. Per quanto concerne quello più sottovalutato, senza ombra di dubbio ‘Heart of Darkness’.

Quando hai fondato i Grave Digger qual era il tuo obiettivo?
Diventare la più grande band del mondo!

E ci sei riuscito!
Senza ombra di dubbio!

Ma se ti dovessi chiedere di indicarmi un’altra band che può essere considerata la più grande al mondo?
Esclusi i Grave Digger?

So che non è facile, ma escludendo i Grave Digger.
Allora, direi gli AC/DC, sono senza ombra di dubbio la più grande band al mondo!

E cosa ne pensi di Axl Rose? Si vocifera di un disco con lui alla voce.
Preferirei riascoltare Brian Johnson, non impazzisco per Axl e non mi sono piaciute le canzoni degli australiani cantate da lui. Riconosco che i Guns N’ Roses abbiano fatto alcune cose eccellenti, ma non sono mai stati tra i miei gruppi preferiti.

E un disco degli AC/DC con Chris Boltendahl alla voce?
No, no! Non credo di essere la persona adatta per gli AC/DC. Io sono e sarò il cantante dei Grave digger per il resto della mia vita!

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