W.A.S.P. @Live Club – Trezzo d’Adda (MI), 9 novembre 2017

Il 23/11/2017, di .

W.A.S.P. @Live Club – Trezzo d’Adda (MI), 9 novembre 2017

Il “ReIdolized Tour”, lo show attraverso il quale gli W.A.S.P celebrano i 25 anni del capolavoro The Crimson Idol riproponendo il concept album per intero accompagnato dalla proiezione di un film ispirato alla storia di Jonathan, è da annoverare tra gli eventi musicali di questo 2017 che va a concludersi. Metal Hammer vuole raccontarvi la data del Live Club di Trezzo e lo fa in modo speciale, affidando la penna alla “fan numero uno” del gruppo capitanato da Blackie Lawless, la creatrice del W.A.S.P Italian Fan Club, Sonia Giansanti

 

Era il 1992 quando gli W.A.S.P. annunciarono l’uscita del nuovo album The Crimson Idol, definito una rock opera. Suscitò parecchio scetticismo un termine così ambizioso, associato ad un gruppo che per anni aveva proposto testi scabrosi e spettacoli a base di bevute di sangue da un teschio e lanci di pezzi di carne cruda sul pubblico. L’album invece si rivelò un capolavoro, amato tanto dai fans, al di là delle preferenze personali, quanto dalla stampa ed entrò di diritto nella storia del metal. Durante il tour non fu allestita alcuna scenografia, nonostante le intenzioni di Blackie fossero quelle di rappresentare sul palco la storia di Jonathan. Anche il film in progetto, con protagonista Matt Dillon, non fu mai realizzato. Nel 2007 gli W.A.S.P. intrapresero il primo tour celebrativo per il 15° anniversario di TCI. Anche in quell’occasione non ci furono scenografie particolari. Quest’anno ricorre il 25° anniversario: è prevista un’edizione speciale dell’album abbinato a un dvd/bluray con quattro brani inediti e con il film di Jonathan che, oltre alle scene già viste nei video ufficiali, contiene anche quelle inedite a completamento della storia. Durante il tour, iniziato a settembre, il film è stato proiettato su tre mega schermi, diventando così una sorta di scenografia. La seconda tappa italiana, dopo l’Estragon di Bologna, è al Live Club di Trezzo sull’Adda. Tocca ai Rain aprire le danze. Il gruppo bolognese si presenta sul palco con un entusiasmo ed una carica che contagiano i presenti. Si sa, i supporter hanno il difficile compito di scaldare il pubblico per prepararlo allo show degli headliner quindi non sempre destano l’interesse dei presenti, ma i Rain sanno il fatto loro. La scaletta è ovviamente ridotta, ma i brani proposti e la perfetta intesa tra i membri, trascinati dal cantante Maurizio Malaguti, ci regalano un’esibizione degna di nota. Dopo i saluti e ringraziamenti ed una foto di rito con i fans sullo sfondo i Rain lasciano il palco. Mentre i tecnici del suono controllano microfoni e strumenti la security si posiziona tra casse di dimensioni enormi che occupano più della metà dello spazio fra palco e transenne. Poco dopo vengono fatti entrare ben quindici fotografi, che faranno il loro lavoro durante i primi tre brani, ma penalizzeranno parecchio la visione del palco per chi sta in prima fila. Ci si chiede come possa intervenire la security in caso di bisogno visto che lo spazio per muoversi è scarsissimo. Finalmente lo spettacolo inizia: sui tre mega schermi posizionati dietro e ai lati della bellissima batteria di Aquiles Priester partono i titoli di testa del film. La voce di Blackie è la voce di Jonathan, che ci narra la sua triste storia. Inizia The Titanic Overture. Blackie e soci fanno il loro ingresso quasi in punta di piedi mentre il pubblico ascolta Jonathan diventare The Invisible Boy. Blackie è più in forma rispetto a due anni fa: il gonfiore all’addome e al viso, causato dagli effetti collaterali del cortisone, somministrato a causa dell’operazione alla gamba di qualche anno fa, sta svanendo. Si muove con più sicurezza e, soprattutto, nonostante i cosiddetti aiutini, dimostra di avere ancora una voce che può asfaltare tanti cantanti. Durante l’esecuzione delle canzoni ogni schermo proietta immagini diverse in un montaggio frenetico, quasi disperato: l’infanzia infelice di Jonathan, il suo rapporto di profondo affetto con il fratello che, morto prematuramente, lo lascia completamente solo nell’indifferenza e crudeltà dei genitori, il desiderio di affermarsi nel mondo della musica. La setlist segue l’ordine delle canzoni dell’album in un alternarsi di energia (The Invisible Boy, Arena of Pleasure, Chainsaw Charlie puntualmente censurata, ma sempre devastante), speranza (The Gypsy Meets the Boy) e lenta discesa agli inferi (Doktor Rokter e I Am One). Tra un brano e l’altro Mike e Doug escono di scena in modo silenzioso e discreto mentre Blackie si posiziona davanti alla batteria dando le spalle ai fans. L’attenzione è concentrata sui tre schermi che, durante la narrazione, proiettano invece le stesse immagini dove spiccano il bianco, il nero e il rosso: i colori della copertina dell’album. I colori di Jonathan. I fans si scatenano, pogano e cantano le canzoni con una partecipazione tale che Blackie lascia a loro i cori. I brani si alternano alla narrazione fin troppo rapidamente. The Idol e Hold On To My Heart vengono cantate all’unisono con Blackie mentre The Great Misconceptions of Me annuncia già la fine della prima parte del concerto. Durante la breve pausa si fatica un po’ a lasciare andare l’intensità delle emozioni che quest’album suscita, ma è il momento dei bis. Le luci si accendono, l’atmosfera si carica di energia ed il gruppo fa il suo ingresso sul palco correndo, a sottolineare la netta differenza tra le due parti che compongono l’esibizione. L.O.V.E. Machine spazza via la malinconia, finalmente Mike e Doug possono scatenarsi, ma Blackie non è da meno. Poi, guardando i fans, suona i primi accordi di Wild Child per poi smettere, ricominciare e smettere di nuovo. Si diverte a giocare. Il brano comincia in perfetta sincronia con il video ufficiale. Blackie si posiziona dalla parte di Mike e guarda sullo schermo l’arrivo di un Blackie molto più giovane alla guida di una Harley Davidson. Si gira verso il pubblico, fa un sorrisetto e indica che quello sullo schermo è lui! Wild Child è un’altra scarica di adrenalina, la batteria di Priester è devastante, ma l’atmosfera e gli animi si placano con l’esecuzione di Golgotha, ottimo brano dal vivo, molto suggestivo, accompagnato anch’esso dalle immagini del video ufficiale. Il gruppo lascia fuori dalla setlist tre brani inediti dell’album, nonostante fossero previsti secondo quanto annunciato mesi fa dalla W.A.S.P. Nation, e The Real Me (eresia!!). Blackie annuncia I Wanna Be Somebody, cioè la fine del concerto, per me sempre il momento più deprimente. L’adrenalina però si fa sentire, i fans cantano a squarciagola e Blackie è soddisfatto; niente gare questa volta, siamo tutti vincitori nei cori! La band ringrazia i fans e saluta col consueto lancio di plettri e bacchette. Blackie fa l’inchino. Ora non ci resta che attendere il 2 febbraio 2018 per la nuova edizione di The Crimson Idol per continuare a rivivere tutte le emozioni che quest’ottimo concerto ci ha fatto provare.

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