Rotting Christ – In Nomine Tenebrae Patris, In Nomine Libertatis

Il 29/11/2018, di .

Rotting Christ – In Nomine Tenebrae Patris, In Nomine Libertatis

Abbiamo avuto l’occasione di incontrare, nel backstage del ‘IV Breaking Sound Metal Fest’ a Mesagne (BR) lo scorso 4 agosto, una delle band più feconde della storia del black metal, dei pionieri che ne hanno dilatato gli orizzonti creando un sound unico e ancestrale, impreziosendolo, nel corso degli anni, con venature melodiche e gotiche, per poi tingerlo di sonorità etniche, tribali e ritualistiche, vere e proprie melopee viscerali ed irruente in grado di infiammare le folle.
I Rotting Christ non hanno mai smesso di evolversi, dall’ormai lontano 1988 hanno compiuto scelte radicali che ai fan del black metal nudo e crudo delle origini avranno di sicuro fatto storcere il naso più di una volta, ma poco importa, anzi, il loro merito è stato, a mio avviso, proprio l’aver sdoganato le più disparate contaminazioni in un settore che per anni ha sofferto una staticità concettuale e sonora.
Sakis Tolis, cuore pulsante della band, mastermind irrequieto e curioso, ha attinto, interiorizzato e musicato estratti della mitologia greca, assira e mesopotamica passando poi alle culture precolombiane, al folklore balcanico, alla letteratura settecentesca inglese e francese, lasciandosi sedurre perfino dal suono della lingua orchesca di Warcraft.Ha mescolato aramaico, sanscrito e greco antico in un vortice multiculturale che risucchia l’ascoltatore indietro nel tempo, tempestandolo con una moltitudine di stimoli sonori oscuri e gravi,non tradendo mai il pensiero alla base della sua filosofia personale: la glorificazione della libertà individuale, da cui il famoso motto ‘Non Serviam’.
Ed è stata indubbiamente una fortuna che una mente brillante, instancabile e fiera come quella di Sakis non si sia lasciata imbrigliare dai compromessi del mercato una volta raggiunto il successo. Del resto, col carattere granitico che si ritrova sarebbe stato alquanto difficile.

Ciao Sakis, bentornato sulle pagine di Metal Hammer Italia! Sembra essere un periodo davvero intenso e positivo per i Rotting Christ e per te in prima persona: la pubblicazione del greatest hits, il boxset, poi la stesura della biografia, il nuovo album in lavorazione e il tour europeo autunnale con i Watain…
Grazie. Si, è un momento molto denso ed impegnativo per noi. Quest’anno ricorre il nostro trentesimo anniversario (dalla pubblicazione delle prime demo: ‘Decline’s Return’ e ‘Leprosy Of Death’, ndr.), ben trent’anni passati on the road. Abbiamo deciso di celebrare questa ricorrenza con la pubblicazione di un greatest hits che ripercorre i punti salienti della nostra storia, ‘Their Greatest Spell’, qualche ristampa speciale (‘AEALO’ per la Season Of Mist e il boxset ‘Under Our Black Cult’ per la Peaceville, ndr.), poi a novembre dovrebbe essere anche pronta la biografia su cui sto lavorando e, soprattutto, il nuovo album, che resta la cosa più importante. Siamo stati chiusi in studio ad Atene a lavorarci su per tutta l’estate e posso dire che sostanzialmente è quasi pronto.

Puoi raccontarci qualcosa della biografia ‘Non Serviam: The Official Story Of Rotting Christ’?
Sto lavorando con lo scrittore inglese Dayal Patterson (autore di ‘Black metal: Evolution Of The Cult’, ‘The Cult That Never Dies Vol. One‘ e ‘Into The Abyss’, ndr). La casa editrice The Cult Never Dies e Dayal hanno deciso di pubblicare un libro sulla band, quando me l’hanno proposto mi è sembrata una buona idea, sinceramente non ci avevo mai pensato, ma sai, effettivamente dopo trent’anni on the road una storia alle spalle ce l’hai, quindi perché non provarci? Ho parlato un sacco a telefono lo scorso mese con Dayal, riesumando vecchie storie sui nostri primi passi, sul nostro esordio, sui retroscena di ogni album…insomma, abbiamo trattato molti argomenti. Spero che a qualcuno possa interessare, come ti dicevo prima il libro uscirà a novembre.

Ho letto che saranno interpellate molte special guest, molti artisti che racconteranno aneddoti interessanti. Giusto?
Oh sì, ci siamo fatti un discreto numero di amici nel corso degli anni e sono davvero felice che alcuni abbiano trovato tempo e voglia da dedicare a questo progetto.

E per quanto riguarda il nuovo album, puoi svelarci in anteprima qualche dettaglio?
Oooh è una lunga storia. Ho iniziato a comporlo lo scorso anno, abbiamo passato circa sei mesi in studio, è un album di cui è molto difficile definirne in anticipo il sound, non so dirti come suonerà nel complesso. Per ora abbiamo registrato quindici brani ma credo che ne sceglierò nove o dieci; è un album di cui non mi interessa sapere se piace a tutti o no, non conta tanto al momento, una cosa di cui davvero mi importa molto invece è la qualità, e considerato il tempo che gli ho dedicato credo che sarà un lavoro di alta qualità. Sarà un disco piuttosto oscuro ed intenso, non sono il tipo che si preoccupa di come la gente possa reagire alla sua prossima uscita ma spero comunque di non deludere i nostri fans, per gli ultimi tre album il feedback è stato molto positivo e ciò, senza ombra di dubbio, regala belle soddisfazioni.

Bene, non vedo l’ora di ascoltarlo. Toglimi una curiosità, cosa è cambiato in trent’anni di carriera? Tu sei cambiato? Magari il tuo modo di creare musica?
Oh sono cambiate diverse cose, spesso in meglio. Io? Beh, non saprei dirtelo. Il mio modo di scrivere no, non è variato, ad essere sincero ho provato a cambiarlo ma la realtà è che sono fatto così. Sono l’unico compositore della band, ho provato a fare piccoli passi in direzioni diverse dal punto di vista lavorativo, ma torno sempre alle origini. Faccio sempre a modo mio. Ultimamente ascolto molta musica, sempre più eterogenea, provo a trarre ispirazione da sonorità provenienti dai diversi angoli del mondo, e cerco di fonderle o quantomeno includere quello che mi trasmettono nella musica che scrivo. Non so se alla gente piaccia, ad alcuni si mentre ad altri no credo, ma va bene così, non è possibile soddisfare tutti. Questo resta comunque il periodo migliore per noi, per i Rotting Christ, l’assenso che abbiamo riscosso negli ultimi tempi è stato talmente positivo da darci una grande forza per andare avanti.

Dopo aver scritto dodici album, senza contare le demo e gli EP, da dove prendi ancora ispirazione per la musica e i testi?
Non posso dire dalla vita quotidiana, risposta troppo qualunquista e superficiale, il quotidiano potrebbe essere fonte d’ispirazione per chiunque. Sai, quando chiudo gli occhi vedo immagini, cerco di creare storie che affondano le radici nel mio lato più oscuro e le elaboro, le lascio crescere. Quando scrivo musica non sono felice, quando compongo potrei quasi dire di sentirmi depresso, triste, ma la musica mi risolve questi stati d’animo.

Quindi dopo aver scritto musica ti senti alleggerito?
No, non sempre. Perché se non viene fuori quello ho in mente è ancora peggio (ride, ndr) ma quando invece  ci riesco, è come se avessi fatto la cosa migliore della mia vita.

Una volta hai detto “Mi spaventa l’idea di poter passare anche un solo giorno senza creare qualcosa”, e credo fosse riferito soprattutto alla musica, ma proprio e solo di musica si può vivere in una realtà che, soprattutto se penso al tuo paese, economicamente è sull’orlo del baratro?
Se devo essere franco, negli anni scorsi ho dovuto compensare con altri lavori. Oggi scrivo la musica, i testi, mi occupo della promozione, delle riviste, dei social, del sito, mi sveglio la mattina accendo il computer e mi do da fare; quello con i Rotting Christ alla fine è un lavoro full time, ma sinceramente è ancora molto rischioso fare affidamento solo su questo. Mi ci sono dedicato completamente per anni, sono molto felice di quello che ho raggiunto e lo rifarei daccapo. Se ci riesco a vivere? Ultimamente si, ma non ti aspettare grandi cose, non sono diventato ricco, quello che riesco ad ottenere mi da comunque la giusta carica per andare avanti con la band.

Personalmente ho sempre avuto debole per la scena metal greca, seguo soprattutto il filone più estremo, e devo dire che da quando con i Rotting Christ gli hai spalancato le porte, sono nati e continuano ad emergere gruppi da tenere d’occhio, tu che la vivi dall’interno hai la mia stessa sensazione?
Certamente. Sta diventando sempre più folta e sempre più energica, stanno venendo a galla parecchie band, di cui alcune molto valide. Sono felice di vedere che la passione per la musica è forte nella mia terra, sia tra i giovani sia tra noi veterani.

Qualche mese fa abbiamo dato la notizia del vostro arresto in Georgia, è possibile che, dopo tutto questo tempo e una carriera consolidata a livello internazionale, ci siano ancora noie e fraintendimenti per il nome della band?
Si certo, perché drammaticamente il mondo non cambia. In alcune zone sono radicate sempre le stesse vecchie idee, idee fondamentaliste…

Il fanatismo radicale è ancora vivo…

Sì, esattamente, hai colto nel segno, sono le parole giuste, fanatismo e radicale: se usi determinate parole sei un satanista, se sei satanista allora sei per forza un terrorista, sei il cattivo. Questa è la logica di un fanatico e per me non ha senso. In un certo modo posso anche capire che la gente sia spaventata, intimorita, ma tutti dovremmo cercare di aprire un po’ la mente, del resto si tratta di musica. Noi combattiamo per darle un significato, uno spessore anche culturale, trattiamo tematiche complesse, chi ci conosce lo sa. In ogni caso bisogna essere di larghe vedute e cercare di evitare di cadere nella trappola del fondamentalismo, da qualsiasi parte della barricata, perché è un atteggiamento che crea solo problemi a tantissime persone in tutto il mondo.

Immagino abbiate ricevuto pressioni per cambiare il monicker della band nel corso degli anni.
Certo, ma non l’abbiamo mai fatto. Sai, a volte penso al fatto che se l’avessimo cambiato ora saremmo in una posizione migliore, nel senso che ci avrebbe seguito più gente. Forse chi oggi si sente offeso dal nome Rotting Christ sarebbe potuto essere un nostro fan, ma, d’altro canto, cerco sempre di ricordare a me stesso chi sono, quali sono le mie radici e perché sono qui: sono qui per dare un messaggio, per creare qualcosa che può non essere per tutti, è per noi. Come vedi non do molto peso a quello che pensa la maggior parte della gente.

Il progetto Thou Art Lord invece che fine ha fatto?
Eh, purtroppo non suoniamo spesso. Ci vediamo ogni tanto quando riusciamo a ritagliarci del tempo ma per ora non ci sarà un successore di ‘The Regal Pulse Of Lucifer’. Sai, abbiamo tutti tantissimi impegni e poi ormai abbiamo una certa età, cosa che comporta maggiori responsabilità ma…mai dire mai.

Grazie ancora per il tempo che ci hai dedicato Sakis, non vedo l’ora di assistere al gran rituale stasera.
Grazie a te, tra poco saliremo sul palco e come sempre faremo del nostro meglio. Divertiti!

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