Ship Of Theseus – Dentro Il Paradosso

Il 27/02/2019, di .

Ship Of Theseus – Dentro Il Paradosso

Definire gli Ship Of Theseus una band emergente è corretto solo in parte, poiché i musicisti che la compongono militano da anni nella scena rock/metal italiana. In occasione della prossima uscita del loro primo album ‘The Paradox’, abbiamo scambiato qualche chiacchiera con Giorgio Terenziani (bassista) e Michele Guaitoli (cantante).

Ciao Michele, puoi raccontarci in che modo è nata l’idea di formare gli Ship Of Theseus?
Ciao Angela! Grazie innanzitutto per l’interesse nel progetto! Gli Ship Of Theseus sono un’idea nata principalmente da Marco Cardona (ex-Krampus, ex-Tystnaden) che circa due anni fa si è ritrovato sostanzialmente senza un progetto dove potersi esprimere, ma con degli ottimi brani di sua composizione “nel cassetto”. Ha così provato a mettere in piedi una nuova realtà e dare luce ai suoi lavori attorniandosi di musicisti che fossero anche amici!

Ciao Giorgio, come mai avete scelto quel nome per la band? 
Il tutto nasce dalla mente di Marco Cardona, prima sono arrivate le musiche e poi i testi, il filo conduttore dei quali è il paradosso, i vari paradossi che si possono incontrare nella vita; da qui l’idea del nome della band.  La nave di Teseo è un paradosso classico, e a questo si collega tutto: il titolo dell’album ‘The Paradox’, il nome della band e il contenuto dei testi. Ndr. Il paradosso di Teseo: un’entità le cui parti cambiano nel tempo, conserva la sua identità originaria? Se tutti i pezzi della nave di Teseo sono stati completamente sostituiti, la nave è rimasta la stessa?

Come può essere descritto il vostro sound? Si ispira a un genere specifico?
Michele: Il bello di questa realtà è la grande varietà data dalle influenze artistiche di tutti e cinque i componenti. Ognuno in fase di arrangiamento ci ha messo del suo e Marco ci ha veramente lasciato carta bianca. Il risultato finale è un metal moderno dalle molte sfaccettature, con influenze che vanno dal crossover al prog, dal djent al nu metal, senza tralasciare una grande melodicità determinate, credo, soprattutto dal mio stile vocale. Gli stessi brani con un growl continuo avrebbero sicuramente funzionato ugualmente cambiando l’identità della band, così come con una voce femminile avrebbero portato in altri lidi…pure continuando a funzionare.

Cosa troveremo nel vostro album?
Michele: Come accennavo c’è davvero tanta varietà. Ci sono un intro ed un outro totalmente elettroniche ed ambientali, brevi, che aprono e chiudono una collezione di brani che si spostano dal metal melodico (‘Reborn’, ‘Like a Butterfly’, ‘Blue’) a un metal decisamente più tendente all’estremo (‘Suspended’, ‘The Cage’, ‘Reflections in the Mirror’). A questi brani più schierati si intermezzano degli ibridi che tutti abbiamo trovato peculiari, e che saranno appunto i singoli: ‘Time Has Come’ (quasi alternative), ‘Hear Me Out’ (di cui rilasceremo un videoclip), ‘Wounded’ (di cui rilasceremo invece un lyric video). Aggiungici una ballad acustica alla Stone Sour (‘The Promise’) e hai un quadro abbastanza chiaro di cosa aspettarti da ‘The Paradox’. In più avremo tre ospiti: Alessia Scolletti (con me anche nei Temperance come penso sia noto e non credo abbia bisogno di presentazioni) nella ballata, Luca Zanon – fantastico tastierista e incredibile professionista che tra i vari ha lavorato anche con Francesca Michielin e con moltissimi artisti nel campo dell’elettronica, capace di dare un tocco in più a moltissimi lavori, e infine Gregg Bissonette…anche in questo caso non credo servano introduzioni. Nel suo caso la guest appearance è nata al contrario, Greg aveva registrato la versione originale di ‘Time has Come’, circa dieci anni fa, in un progetto con Marco e Giorgio.

Giorgio, anche tu come Michele hai un’importante percorso musicale alle tue spalle. Il progetto Ship Of Theseus è sfidante rispetto alla tua esperienza e perché?
Quando torni in studio è sempre una sfida. Io registro solo nel mio studio il che da una parte è vantaggioso perché posso avere i miei tempi e concedermi anche qualche esperimento in più, dall’altra è una responsabilità perché non hai una rete di salvataggio e quindi devi essere sempre al 100% in tutti i momenti della produzione. Nella mia visione fare le cose fatte bene è sempre dannatamente difficile perché meriti di dare il tuo massimo in ogni singola nota ed è sempre dura. A livello di parti ho avuto molto spazio quindi ho sperimentato diverse soluzioni per poi trovare un filo conduttore, tagliare qualche parte e tenerne altre, anche sotto consiglio degli altri membri della band. Mi sono sentito molto a mio agio in generale e, non ti nego, che su alcune parti ho fatica, ma se no che gusto ci sarebbe?

Michele, il pubblico ha già avuto modo di apprezzarti in diverse band, come Overtures e Kaledon. Come si inquadra la tua voce nel genere degli Ship Of Theseus? (Intendo: è stato per te naturale, ti sei trovato a tuo agio nel genere, oppure hai dovuto cercare suoni diversi da quelli usati nelle precedenti band?)
In realtà per quanto Overtures e Kaledon siano le due  realtà con cui ho più “background” in termini di tempo, in pochi mesi con i Visions Of Atlantis e i Temperance credo di aver avuto la fortuna di potermi esibire in tour, festival e in generale in situazioni davvero più ampie sia in termine di numeri (parlo di spettatori) sia in termini di quantità di concerti fatti. In particolare con i Temperance abbiamo suonato in oltre 60 concerti solo nel 2018, e con i Visions ho già avuto modo di affrontare due tour Europei, un tour in Sudamerica e stiamo per tornare on the road a Marzo con Kamelot ed Evergrey. Non voglio togliere nulla a Kaledon e Overtures, credo semplicemente che in generale la mia vocalità sia più conosciuta per il mio lavoro svolto nell’ultimissimo anno nel campo del Symphonic Metal, che per quanto ho potuto dimostrare con il prog power degli Overtures o con il Power/Epic dei Kaledon…ma ovviamente ogni band ha la sua storia e la sua realtà.

Rispondendo alla domanda principale, trovo sia davvero stimolante cambiare ed esplorare i propri colori, soprattutto per un cantante! Ho accettato di entrare negli Ship Of Theseus proprio perché stilisticamente offrivano un territorio per me inesplorato, non irraggiungibile ma mai davvero raggiunto con nessuno dei miei progetti precedenti. È chiaro quindi che la ricerca sonora è stata davvero la guida in studio di registrazione. Non avevo mai inciso parti in growl, scream o così dure prima!

Quindi cosa significa per te far parte di questo progetto?
Michele: Credo che ogni musicista che davvero ama la musica ricerchi sempre nuovi modi di esprimersi. È fondamentale non fermarsi mai e provare in tutti i modi a migliorarsi. La maggior parte delle volte nelle proprie band ci si lega ad immagini ben precise che identificano il gruppo. Non ce li vedo i Temperance a suonare black metal, i Kaledon a fare djent o i Visions Of Atlantis a suonare thrash e per quanto la vita sia imprevedibile, non mi giocherei la casa su una di queste ipotesi future. Tutti i musicisti negli Ship Of Theseus sono musicisti davvero competenti, con una grande padronanza del proprio strumento, grande determinazione e ideali comuni. In più siamo molto amici e ci rispettiamo infinitamente anche sul lato umano. Quando Marco mi ha invitato ho trovato i pezzi davvero interessanti e intriganti. Quando tutte le carte sono così tanto in regola, bisogna solo rimboccarsi le maniche e lavorare insieme!

Avete qualche live in programma?
Giorgio: Abbiamo in programma di programmare live. Al momento l’idea è quella di promuovere al meglio il progetto e farci conoscere anche per testare la reazione di un pubblico potenziale; da lì in poi vedremo cosa succede.

Attendiamo quindi di poter ascoltare il risultato di tanta passione, il full-length ‘The Paradox’ in uscita il prossimo 29 marzo per Punishment 18 Records.

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