Ministry – Lo Specchio Nero Del Sistema
Il 09/09/2018, di Marco Giono.
Dopo cinque anni dal loro ultimo album ‘From Beer To Eternity’, tornano i Ministry con un nuovo album intitolato ‘AmeriKKKant’. Non si tratta di un album qualsiasi soprattutto per il contesto da cui nasce. Per capirne di più abbiamo avuto il privilegio di intervistare il leader storico del gruppo Al Jourgensen che non è stato di certo timido nel raccontarci il suo malumore verso il sistema e nello spiegarci la genesi del nuovo album.
Come mai hai deciso di fare un nuovo album dei Ministry dopo così tanto tempo? Come sono andate le cose?
Quando Mikey (Scaccia) è morto…ero sotto shock, avevo perso il mio miglior amico e colui che era stato chitarrista dei Ministry per venticinque anni. In quel periodo avevo dichiarato di non voler fare più nuovi album e avevo iniziato a registrare un album con il mio progetto Surgical Meth Machine, ma l’allora tour manager aveva messo in piedi un tour per i Ministry e non potevo tirarmi indietro, altrimenti avrei dovuto pagare una penale piuttosto pesante, così ho messo in piedi una nuova band. Una volta finito il tour ho iniziato a domandarmi se non fosse il caso di fare un album con i nuovi ragazzi, visto che eravamo davvero affiatati.
Invece da dove nasce l’idea di fare ‘AmeriKKKant’?
Solo dopo le elezioni americane ho sentito la spinta a fare un nuovo album, ma non è così semplice. Non si tratta solo di fare un album contro Trump, come è stato contro il trio del male Bush/Rumsfeld/Cheney. La verità è che il sistema produce ciclicamente personaggi di questo tipo. Quindi dobbiamo comprendere del motivo che spinge le persone a farsi del male e votare persone così; da queste considerazioni nasce ‘AmeriKKKant’.
Com’è cambiato il processo creativo e produttivo di AmeriKKKant?
Quando abbiamo concluso il tour siamo entrati in studio e dopo una settimana avevamo praticamente scritto dall 75 all’85 percento di questo album… intendo la parte musicale, non i vari layer o le voci. Ma lo scheletro del disco è stato fatto in una settimana … suonando con la band in studio. Cosa che non accadeva dall’album Filth Pig. Quella è stata l’ultima volta in cui sono stato in studio con una band a suonare.
Anche in questo senso l’album è diverso dal solito, meno metal, vi sono metal riff…
Si è un album collettivo. Se è vero che ho suonato più parti di chitarra del solito, probabilmente per via della scomparsa di Mikey, è anche vero che l’album non è incentrato solo sui riff, ma è il frutto di uno scambio di idee con gli altri membri della band. Probabilmente solo il brano ‘We are Tired of It’ è il classico pezzo dei Ministry con chitarre in evidenza e tutto il resto.
Prima parlavi di un sistema che produce un certo sempre un certo tipo di personaggi…come mai succede?
E’ solo una questione di soldi.. A loro non importa di altro, sono l’élite. La plutocrazia che controlla i governi e governa il mondo, continua a usare gente sempre più stupida. Per me questa è una forma malata e arrogante di gestione del potere. Continueranno a fare profitto comunque anche, come succede nel film ‘L’Alba del Pianeta delle Scimmie’, ti ribelli contro di loro, e ti fanno qualche concessione, “Ok, lasceremo le persone transgender nell’esercito e aumenteremo l’età legale per comprare una pistola a 21 anni…”. In ultimo poco cambia, l’avidità è sempre la loro massima aspirazione…dobbiamo cambiare l’uomo del sistema del cazzo, perché continuiamo a fare la stessa cosa.
Hai menzionato in altre interviste, Black Mirror, come influenza sui testi del disco. Che ne dici?
Penso che sia simbiotico, non so se in realtà è un’influenza vera e propria. Del resto è una cosa che sto facendo da molto tempo, cerco di essere uno specchio della società. Ed in fondo penso che questa sia una delle caratteristiche principali di Black Mirror, se ci pensi, quella serie è una istantanea della società ed è come e ti dicesse “questo è il punto in cui ci troviamo, questo è il punto in cui stiamo andando. Ed è ‘qui dove vuoi essere?” Genera domande provocatorie su cui ad un certo punto dovremmo riflettere.
Ho avuto l’opportunità di assistere al tuo concerto di Milano con Monster Magnet e Five Finger Death Punch. Cosa ti ricordi quel tour e di quella data?
A dire il vero non molto. Non ricordo un gran che delle mie esibizioni. Tendo a estraniarmi, a vivere il concerto intensamente e così ogni concerto è sia un mondo a parte ed è allo stesso tempo uguale agli altri. Comunque quel tour è stato anche piacevole, ero molto contento di suonare con i Monster Magnet di cui sono amico oppure con i Five Finger che sono un gran gruppo.