Iron Allies – Pure Blood Metal

Il 30/09/2022, di .

Iron Allies – Pure Blood Metal

Il mese di ottobre vedrà lo sbarco nel panorama metal mondiale di una nuova forza, il cui nome lascia trasparire quello che è lo spirito della nuova band. Gli Iron Allies arrivano per rendere tributo al metal più puro e potente, quello che ti arriva diritto in testa senza troppi compromessi. E lo fanno forti di un’esperienza decennale, visto che dietro questo progetto si celano Herman Frank e David Reece, due musicisti che alla guida degli Accept hanno saputo scrivere pagine importanti della storia del metal. In questa nuova avventura il dinamico duo è supportato dal batterista Francesco Jovino, dal bassista Malte Burkert e dal chitarrista ritmico Mike Pesin, arrivando a realizzare il disco di debutto ‘Blood In Blood Out’ in uscita il prossimo 21 ottobre via AFM Records. Incuriositi, siamo andati a bussare alla porta di questa nuova creatura e, a risponderci, è stato un disponibile David Reece che ci ha introdotto nel mondo degli Iron Allies in anteprima italiana.


Ciao David, vado subito al sodo, come è nata questa nuova collaborazione…
“(David Reece) Salve e grazie per aver trovato il tempo di chiacchierare. In realtà Herman Frank mi ha contattato nel 2021 e mi ha chiesto se fossi interessato a scrivere qualcosa insieme. Mi ha inviato alcuni brani e subito ha funzionato, così abbiamo scritto circa 15 canzoni e abbiamo scelto le nostre 12 preferite per l’album”.
Il nome della band vi rappresenta al 100%, a chi è venuta l’idea…
“Il nome rappresenta una collaborazione tra noi, in quanto siamo alleati nel metal con la nostra storia. Herman ha ideato il nome e per me è perfetto”.
I membri della band hanno tutti un passato importante, chi con UDO, chi con i Victory e chi, ovviamente, con gli Accept. Questo passato musicale vi unisce ancor di più…
“Penso di sì, siamo tutti parte di un’eredità metal a modo nostro e la riuniamo come gruppo”.
Come sono nate le canzoni? Avete lavorato di persona o tramite internet…
“Naturalmente Herman scriveva la musica e la mandava in rete, mentre io scrivevo i testi e le melodie, li registravo e li rimandavo a lui per l’approvazione. È un grande chitarrista e scrittore e ho trovato molto facile collaborare con lui. Hai bisogno di un grande riff per essere ispirato e Herman Frank, secondo me, è uno dei più grandi in circolazione”.
Ho apprezzato particolarmente ‘We Are Legend’. È autobiografica o è stata ispirata da qualcuno…
“Suppongo che riguardi ognuno di noi? Siamo sopravvissuti, ma si tratta anche di persone. Siamo tutti una leggenda in questa vita”.
L’omonima ‘Blood In Blood Out’ contiene cori da stadio impossibili da non cantare mentre risuona nel mio stereo…
“Grazie mille, in realtà abbiamo realizzato anche un video che uscirà presto”.
Come avete intenzione di promuovere l’uscita di questo lavoro…
“Naturalmente con mezzi di comunicazione come voi, video, social media, ma soprattutto con un tour di questo gruppo”.
Dell’aspetto musicale preferite il momento della composizione/registrazione o quando si suona dal vivo…
“Mi piace creare, ma ad essere onesti il live è la mia zona di comfort, vedendo le reazioni della gente all’ambiente live”.
Quanto è mancato il suonare dal vivo in questi anni? Avete in programma di suonare live?
“Ad essere onesti, gli ultimi anni sono stati deprimenti per la situazione di Covid. Non vedo l’ora di tornare sul palco”.
Facciamo un salto indietro e parliamo degli Accept. Ci racconti cosa hai provato e come è andata la chiamata e l’ingresso nella band…
“Certo, non sarei dove sono se gli Accept non mi avessero chiamato ed unirmi a loro mi ha successivamente aperto molte porte. Sarò eternamente grato loro per questa opportunità. Posso dire che personalmente la situazione è stata grandiosa per me in molti modi e in alcuni momenti meno belli, ma chiunque faccia rock’n’roll sa che non è tutto rose e fiori e che ci sono momenti belli e brutti”.
Sempre rimanendo nel passato, sono tanti i progetti che hai iniziato. Cosa pensi delle varie band in cui hai militato tipo Bangaloir Choir, Ez Livin’, Gypsy Rose, Tango Down, ecc. ecc. Hai qualche ricordo particolare di quelle band?
“In realtà mi sono ritirato nel 1995 per qualche tempo, ma la musica mi è sempre mancata, perché una volta morso dal rock’n’roll non lo dimentichi più. Sono orgoglioso di alcuni dei lavori che hai citato, in particolare Bangalore Choir, e ironia della sorte stasera sono seduto nel mio albergo ad Amburgo e sto per fare il tutto esaurito suonando soprattutto ‘On Target’, quindi sapere che quel disco risuona ancora con la gente mi rende molto felice”.

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