Remedy – Music is the cure

Il 05/11/2023, di .

Remedy – Music is the cure

Tanti di noi, amanti della musica, hanno cercato risposte o soluzioni nelle parole delle canzoni, o banalmente la musica stessa ci ha fatto compagnia non facendoci sentire mai soli. La musica spesso viene usata come rimedio ed è quello che ha fatto Robert ‘Rolli’ Forsman, membro fondatore, chitarrista e cantante dei Remedy, musicista turnista molto attivo nel mondo del rock e impegnato anche in musical di grido come ‘We Will Rock You’ e ‘Rock Of Ages’, come molti colleghi rimasto impantanato nei mesi bui della pandemia. E’ proprio in quel periodo che decide di dare vita ad una band nata proprio come rimedio a quello che gli stava succedendo. Su invito dell’amico Elio Bordi della Scream for Existence siamo andati alla scoperta del nuovo album  ‘Something That Your Eyes Won’t See’ e abbiamo voluto approfondire di più con il mastermind di questo nuovo gruppo.
Come è nata la band e perché avete scelto Remedy come nome?
“I Remedy si sono formati durante la pandemia. Avevo perso tutti i miei lavori come musicista freelance, quindi questa band è stata davvero il mio rimedio in un momento difficile. All’inizio scrivevo canzoni per altri artisti e band, ma dopo un po’ ho iniziato a tenere alcune canzoni per me. Questo è stato il punto di partenza dei Remedy. Ricordo di aver fatto ascoltare il demo di ‘Living on the Edge’ ad Åke Svensk (manager di S- Rock Music), che dopo aver ascoltato la canzone ci ha proposto un contratto discografico quasi subito. Ed eccoci qui, a vivere il sogno, un anno dopo aver pubblicato il nostro primo singolo”.
Perché ha deciso di dare alla band questa impronta musicale?
“Remedy è un grande miscuglio di musica che mi piace, di un’epoca che amo e con cui sono cresciuto. Cerco di gestire l’eredità di band come Bon Jovi, Survivor, Foreigner e così via, con grande attenzione e devozione… e faccio del mio meglio per quanto riguarda il songwriting e la produzione. Così almeno posso essere orgoglioso del risultato e tenere la testa alta, indipendentemente dal risultato commerciale.
Spero che Remedy ispiri qualcun altro a creare musica nello stesso stile in futuro. O a iniziare a suonare uno strumento… o anche solo ad ascoltare la musica è sufficiente per me! Finché a qualcuno piace la nostra musica, sono felice.”

Il vostro album di debutto, ‘Something That Your Eyes Won’t See’ è uscito da poco ma è stato in grado di riscuotere recensioni lusinghiere. Te lo aspettavi?
“Ci speravo, non lo nego, però non mi aspettavo delle critiche così positive, e la cosa non può che farmi piacere e riempirmi di orgoglio, perchè questa è benzina per la band e ci da energia per andare avanti. Non è nostra intenzione fermarci, anzi, abbiamo già una serie di altre canzoni in cantiere, che contiamo di ultimare nelle prossime settimane. Dopo questa intervista tornerò in studio insieme a Rob (Robert Van der Zwan, il cantante Nda) per lavorare su alcuni testi e contiamo di uscire con il secondo album per la prossima primavera. Intanto vi invito ad attendere il 24 novembre quando faremo uscire una nuova canzone, non vediamo l’ora!”.
Venendo al disco, da cosa trai ispirazione al momento di comporre le canzoni?
“Compongo sull’onda di cose che mi accadono nella quotidianità, siano queste positive o negative. Tutto ciò che mi succede e che mi provoca emozioni può essere spunto per scrivere un  testo di una canzone. Musicalmente invece i riferimenti sono ben saldi nel rock melodico degli anni Ottanta, anche se è nostra intenzione rileggerlo con un tocco più moderno e personale”
Quali sono, a questo punto, le band alle quali fai riferimento?
“Sono cresciuto in Finlandia negli anni Ottanta, quindi sono molto influenzato dalla musica rock scandinava. Band come Europe, Yngwie Malmsteen e John Norum hanno avuto un impatto enorme. E mi piaceva anche quello che succedeva nella scena americana con i gruppi Survivor, Journey, Foreigner, Bon Jovi… E naturalmente Whitesnake, Black Sabbath, Dio e Rainbow. L’elenco della grande musica di quest’epoca è enorme, e tutto ha avuto un impatto sulla mia crescita.”
Nel corso della tua carriera hai avuto modo di avviare importanti collaborazioni tra le quali una con Kee Marcello per Rock of Ages. Hai voglia di parlarcene?
“Sì, è stato fantastico. Ricordo di aver suonato le armonie per l’assolo di ‘The Final Countdown’ e non riuscivo a credere che stesse accadendo davvero. Da bambino ascoltavo quell’album con mio fratello maggiore Rasmus e i suoi amici quando prendeva l’LP dal negozio… e ora, eccomi qui a suonare la canzone insieme a Kee Marcello. Assolutamente fantastico.”
L’altra è con Brian May e Roger Taylor dei Queen per il musical ‘We Will Rock You’. Come sono andate le cose? Come ci si sente al cospetto di personaggi di questo livello?
“Questo va davvero oltre i miei sogni più sfrenati. È stato davvero un onore essere scelto da Brian May e Roger Taylor per suonare la loro musica. Il primo album che ho comprato con i miei soldi è stato ‘Greatest Hits II’ dei Queen, quindi incontrare Brian May e parlare con lui è stato fantastico. È stato gentile come speravo che fosse. Brian May ha avuto un enorme impatto su di me e sul mio modo di suonare la chitarra. E ora vedo che è qualcosa che mi separa dagli altri chitarristi di questo genere, concentrandomi sulle melodie e sull’articolazione che si adatta alla canzone piuttosto che suonare un assolo e cercare di impressionare un altro chitarrista (cosa che comunque accade raramente)”.

Ma come nasce una canzone dei Remedy? Sono frutto di tue iniziative o c’è un lavoro di squadra alla base?
“Solitamente scrivo io le canzoni collaborando con Sören Kronqvist, mio amico nonchè eccellente autore anche se preferisco lavorare in team. Una volta che ho la canzone pronta registro un demo che sottopongo agli altri musicisti, e insieme procediamo con la registrazione del brano finito”
C’è una canzone di questo disco alla quale sei particolarmente legato?
“E’ difficile rispondere, però posso dire che mi sono divertito molto a realizzare ‘Thunder In The Dark’. In quel periodo ero in tour insieme al batterista dei Dynasty e Andrea Spasmark dei Royal Hunt. L’ho scritta sul tour bus mentre viaggiavamo, poi una volta tornato a casa ho messo insieme i vari pezzi ed è venuto fuori un risultato davvero buono, molto vicino a certe cose dei Survivor, una band che amo profondamente”.
Personalmente ho apprezzato molto ‘Scream In Silence’…
“Grazie! Questo è un pezzo che ho composto insieme a Sören Kronqvist e Sven Wannäs  mentre festeggiavo il Natale in Finlandia. Mi è venuto in mente un riff e glie l’ho proposto, loro ci hanno costruito la strofa e passo dopo passo la canzone ha preso forma. Quando non c’ero hanno poi proseguito scrivendo le strofe in due chiavi diverse, quando l’ho ascoltata ero un po’ scettico sul fatto che potesse funzionare, ed invece è venuta molto bene”.
Per il lavoro di mixaggio ti sei affidato a Erik Mårtensson degli Eclipse. Come è stato lavorare con lui?
“Fantastico! Adoro i suoi lavori e lo reputo uno dei migliori sulla piazza. Ci conosciamo da quasi vent’anni ed è stato il primo nome che mi è venuto in mente quando ho firmato per la S-Rock. Ero sicuro che avrebbe tirato fuori il miglior sound possibile per i Remedy e così è stato”
Ascoltando ora, a mente fredda, il tuo disco, c’è qualcosa che cambieresti e qualcosa che invece continua a renderti orgoglioso?
“Beh, è motivo di orgoglio aver realizzato questo disco. E’ nato in un momento difficile, ci ho impiegato moltissimo ma, avendo io in mano le redini di tutto, non potevo fare diversamente. Ho composto, arrangiato, registrato, mixato, realizzato l’artwork…ho supervisionato ogni fase della realizzazione del disco ed è per questo che ora sono molto soddisfatto di quanto ottenuto e non riesco a vedere le imperfezioni. Magari con il tempo, ma ora sono orgoglioso totalmente di quanto realizzato”
E per l’aspetto live cosa puoi dirci?
“Siamo già operativi. Siamo appena usciti da un grande tour estivo in Svezia, dove abbiamo suonato in quasi tutti i locali più importanti insieme a tAKIDA e Stiftelsen. Il prossimo concerto è a Sandviken (SWE) il 25 novembre, insieme ai Vypera. Ci piacerebbe poi intraprendere un tour in Europa e magari fare anche qualche data in Italia, abbiamo sentito storie fantastiche sul calore del pubblico italiano e non vediamo l’ora di venire a conoscerlo!”

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