Celtica 2016 @ Bosco del Peuterey – Courmayeur (AO), 7-10 luglio 2016

Il 12/08/2016, di .

Celtica 2016 @ Bosco del Peuterey – Courmayeur (AO), 7-10 luglio 2016

Magia. Si spreca questa parola ogni qualvolta ci si trova a parlare di Celtica, il più importante festival italiano dedicato alla musica, alla cultura e alla tradizione celtica. Un termine pretenzioso, che ben si spende (per ragioni di marketing) con il “tema” della festa, però… però è innegabile che qualcosa di “magico” in questo festival che dal 1996 porta ai 1.600 metri della Val Veny, in Valle d’Aosta, migliaia di appassionati c’è realmente. Come si varca il ponte del Purtud e ci si addentra nel bosco del Peuterey, teatro principale dell’evento, come per incanto pensieri e preoccupazioni vengono lasciati alle spalle, sostituiti da una crescente armonia e da una energia destinata a protrarsi per mesi dopo la fine dell’evento. Perchè Celtica è più di un festival, è un’idea, un luogo, una dimensione nella quale “non esistono estranei ma solo amici che non abbiamo ancora incontrato”, dove i dissapori vengono appianati, dove nessuno trova strano aggirarsi tra bancarelle che vendono bacchette magiche e lacrime di fata, magari brandendo spade e asce o indossando tuniche e orecchie da elfo, per poi ritrovarsi tutti ai piedi del grande palco alle pendici del Mont Noir du Peuterey dove da vent’anni si danno appuntamento artisti provenienti da tutto il mondo pronti a proporre il loro folk celtico in ogni sua declinazione. Ecco quindi che le melodie tratte dal repertorio tradizionale popolare scozzese, irlandese e bretone suonate dall’arpa di Katia Zunino fanno da contraltare al celtic folk rock dei Boira Fusca, che i balli irlandesi della Dominic Graham School of Irish Dance si intrecciano con il folk canonico degli scozzesi Dosca, senza una minima continuità stilistica ma sempre e comunque in grado di catturare la simpatia e l’attenzione di un pubblico che nel 2016, con 13.000 presenze, ha fatto segnare il massimo storico. Un pubblico nel quale la componente “metallara” è sempre rilevante almeno a giudicare dalle t-shirt di Amon Amarth, Korpiklaani o Epica sfoggiate dai presenti, magari in abbinamento ad un tradizionale kilt, complice un bill che, negli anni, è andato via via imbastardendosi con band dalle spiccate inclinazioni hard rock, come nel caso dei francesi Celkilt, bravissimi a sposare strumenti tradizionali come il violino, la cornamusa scozzese, il whistles, il bodhràn ed il banjo con quelli tipici della rock band, per dare vita, tra scariche di energia e sane dosi di ironia, ad uno spettacolo nel quale pezzi inediti si rincorrono con versioni rivisitate di classici irlandesi, tra i quali fanno capolino persino gli Ac/Dc che, riletti in chiave folk rock, fanno la loro porca figura. Ma il clou del programma musicale lo si raggiunge con gli sloveni Happy Ol’McWeasel, una band che sin da subito dimostra di avere imparato alla perfezione la lezione impartita da Dropkick Muphys e Flogging Molly, riversando sul pubblico tra scariche di violino e scorribande di accordion, un folk punk estremamente efficace, nel quale le riletture di classici tune come ‘Irish Rover’, ‘Whiskey In The Jar’ e ‘The Foggy Dew’ si intersecano con brani originali tratti dall’album ‘No Offence’, impreziositi dalla performance esplosiva del singer Gregor Jancic che, tra salti e birre lanciate sul pubblico, ha dimostrato di essere un signor frontman. Qui finisce la kermesse sonora, ed inizia Celtica. Perchè come abbiamo detto all’inizio, Celtica è più di un festival musicale, è il crescendo inarrestabile di Greenlands, l’inno delle nazioni celtiche eseguito da tutti gli artisti all’unisono, cantato a squarciagola dai presenti in un vortice emozionale difficilmente descrivibile se non vissuto in prima persona; è l’escursione in quota al Lago del Miage dove, sulle note dell’arpa di Vincenzo Zitello si celebra il rito dei cristalli dei sogni; è la cerimonia di accensione del fuoco sacro, con tutti i clan pronti ad accogliere i fuchi provenienti dal nord, dal sud, dall’est e dall’ovest per confluire sulla grande pira in un rito arcaico che vedrà poi tutti i presenti danzare attorno al fuoco per raccogliere un calore che tanto sa di benaugurale carezza. Ed è il saluto finale attorno al menhir, dove su suadenti note d’arpa viene tracciato il bilancio dell’evento che va concludendosi, per poi abbandonarsi tutti ad un reciproco abbraccio carico di emozione dal quale le lacrime sgorgano sincere, a suggellare una magia andata facendosi negli anni sempre più forte, sempre più intensa.

FOTO ALICE FERRERO

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