Devin Townsend Project + Between The Buried And Me @Live Club – Trezzo Sull’Adda (Mi), 08 febbraio 2017

Il 08/02/2017, di .

Devin Townsend Project + Between The Buried And Me @Live Club – Trezzo Sull’Adda (Mi), 08 febbraio 2017

Serata di gala questa sera al Live di Trezzo e lo dico senza voler risultare snob o sofistico. Basterebbe guardare attentamente il cartellone delle band che calcheranno il palco di uno dei più importanti locali dove la musica viene suonata, gustata, metabolizzata. Non c’è bisogno di alcuna presentazione per l’estroso e funambolico Devin Townsend e le giovani promesse rappresentate da Between Buried And Me ed i Leprous. Roba cervellotica, un po’ troppo da ‘nerd metallaro’ direbbe qualcuno. Da qualsiasi punto di vista la si vedrebbe, non si potrebbe obiettare che la qualità e l’originalità non siano qualità che fanno difetto alle 3 suddette bands. I cancelli aprono alle ore 19 ed appena entrati si nota, con molta gioia, che il pubblico è composto in massima parte da giovani che non superano la trentina, alla faccia di quelli che filosoficamente pensano che il rock (ed il metal) sia morto e sepolto. Almeno non stasera verrebbe da dire, buon segno per i prossimi anni a venire. Inizio puntuale dei Leprous alle ore 19.30, ‘Foe’ tratto da ‘Coal’ è il brano scelto per cominciare le danze, minimali nel look e nella scenografia: all black ed un backdrop con la scritta Leprous per lasciar parlare la musica. Einar Solberg è in forma smagliante, ‘Third Law’ è certamente brano più energico, cosa che non fa che coinvolgere il numeroso pubblico presente rispondendo sonoramente alle sollecitazioni sonore che provengono dal palco. ‘The Price’, estratto dall’ultimo studio album ‘The Congregation’ sprigiona un’energia cerebrale intensissima per quanto la band sia troppo fredda e statica nei movimenti sul palco, non ci si aspettava nessun stage diving da parte di nessuno ma un appunto in un’esecuzione a dir poco perfetta permettetemela. La classe ed il talento vengono fuori in un baleno ma essendo norvegesi, non hanno il tipico approccio latino, persino bands di origine anglosassone riescono ad essere più caldi di loro. Ma il pubblico apprezza, eccome! ‘The Flood’, dopo un soffice intro di tastiera riempie la sala con posato misticismo prima di esplodere in un’irruenta mid tempo che vede tutta la band contribuire egregiamente alla parte corale, chiudendo gli occhi sembra di trovarsi ad ascoltare il disco in studio: strabilianti, davvero. Probabilmente il miglior pezzo della serata, summa e manifesto del loro inconfondibile sound. A seguire ancora l’apprezzatissima ‘Rewind’ ed, a chiudere, ‘Slave’ per un concerto mentalmente coinvolgente come pochi si ha occasione di assistere, peccato per la scarna scenografia e per le luci ridotte al minimo ma è certamente una scelta stilistica sulla quale non ci sentiamo di dissentire. Anzi, va rimarcata la maniacalità e cura nei suoni (sempre al top) così come nell’esecuzione, nessun orpello ma dritti al sodo per un concerto di cui si parlerà ancora nei mesi a venire. Encomiabili. E dopo mezz’ora di ottima musica è tempo già del primo cambio palco in attesa dei Between Buried And Me. Complice anche l’orario (ore 20.00) la sala continua a riempirsi fino a coprire l’intera zona sotto palco fino al mixer, forse (fortunatamente) contro ogni più rosea aspettativa. Alle 20:15 cominciano quindi i Between Buried And Me, ‘Fossil Genera – A Feed from Cloud Mountain’ è il brano scelto dalla band come apertura del set. Certamente meno cerebrali e più energetici, la band statunitense riesce a coinvolgere il pubblico da par loro grazie al loro eclettico ed inconfondibile sound, si nota la loro coesione con alcuni fraseggi al limite del death / thrash che però non scatenano alcun pogo sotto il palco. In altri frangenti il quintetto si inerpica in trame prog alternate ad energiche sfuriate dove però la voce di Tommy Giles Rogers si fa più confusa così come i suoni in generale risultano essere più impastati rispetto ai Leprous. ‘Lay Your Ghost To Rest’ è tra i brani maggiormente riusciti, un viaggio dove la band ha preso per mano il pubblico accompagnandolo in territori sonori per lo più inesplorati. Magma sonoro molto vario ed intenso, quello del quintetto che delizia il palato di chi già li ha potuti apprezzare nei loro studio album ma che potrebbe risultare un pò indigesto per chi invece si avvicinasse per la prima volta dal vivo alla loro proposta sonora. Tante, a volte troppe (ed esagerate) contaminazioni, stop and go, intrugli tecnici e tecnicismi che annacquano un concerto certo vivo ed energico ma dove la forma canzone viene scardinata lasciando un pò disorientati ed attoniti. ‘Option Oblivion’ e la conclusiva ‘Life in Velvet’ hanno comunque incantato il pubblico presente con la loro ispirata ed incontrollata energia dando sfogo a tutto il talento tecnico di cui la band a stelle e strisce è capace. 45 minuti che sono stati il preludio a quella che è la vera rockstar della serata: Mr Townsend, who else? Un artista che come pochi oggi giorno ha il pregio di portare avanti un sound assolutamente inconfondibile e peculiare. L’attesa si fa palpitante fin dalla fine dello spettacolo dei Between Buried And Me, il palco viene liberato abbastanza velocemente e preparato per essere utilizzato in tutta la sua grandezza permettendo la maggiore libertà possibile al funambolico Townsend e la sua band formata da Dave Young (chitarra), Ryan Van Poederooyen (batteria), Brian ‘Beav’ Waddell (basso) e Mike St-Jean (tastiere). Ma come spesso succede quando l’attesa è alta, questa si fa lunga e stressante così come il caldo che in sala sale sempre più. Finalmente, alle 21.30, cominciano le danze con ‘Rejoice…..ed il pubblico va in visibilio. Coinvolgente fin dalle prime battute e carico come una molla sembra assistere ad un evento piuttosto che ad un semplice live show, i suoni sono incredibilmente nitidi come raramente si ha la fortuna di ascoltare in sede live grazie alla maniacalità e ricerca sonora del buon Townsend oltre che di un eccezionale team che alacremente lavora alle sue spalle. Nella seguente ‘Night’ Devin Townsend dà sfoggio di tutto il suo carisma e talento vocale, in ‘’Stormbending’ il connubio band e pubblico è ormai cosa fatta: è incredibile come brani come questi siano riprodotti esattamente come su disco grazie ad una band di assoluto livello. Stupefacenti. Subito dopo Townsend è riuscito a chiedere (ottenendo) un totale silenzio prima di attaccare con ’Failure’: il buon Devin è un autentico mattatore, un animale da palco che sa come ‘ammansire’ i suoi adepti, dispensa sorrisi, incita la folla con il rischio di oscurare un pò troppo gli stupendi musicisti che lo accompagnano. ‘Hyperdrive’ scalda ulteriormente gli animi ed i ritmi al grido ‘everyday is a new day’, ‘Where We Belong’ con le sue atmosfere rarefatte è uno dei momenti più coinvolgenti in assoluto della serata: refrain cantato da tutto il Live, un autentico (fantastico) delirio prima di tuffarsi a capofitto in ‘Planet of the Apes’ in cui Townsend utilizza una spropositata e mastodontica chitarra modello flying V nella cui coda sono allocate innumerevoli luci. Semplicemente mostruosa! Per introdurre ‘Ziltoid Goes Home’ Townsend dichiara che, nonostante non abbia più un capello in testa, rimane pur sempre un metalhead tra l’acclamazione generale…e via, si riparte a razzo senza sosta alcuna. Il resto della scaletta ha previsto brani come ‘Suicide’, la grandiosa ‘Kingdom’ cantata da tutto il pubblico presente, ‘March of the Poozers’ e ‘Supercrash!’ prima del dovuto bis costituito da uno dei migliori brani della sua discografia: ‘Higher’ e l’acustica ‘Ih-Ah’ da ‘Addicted’ con il solo Townsend alla voce e chitarra….un autentico trascinatore ed entertainer. Non un attimo di cedimento in tutti i 90 minuti della scaletta, una band che sembra formata da alieni tanta la bravura esecutiva che li ha visti protagonisti senza contare una prova maiuscola di un artista come Townsend che, come pochi altri, può a ragione fregiarsi dell’appellativo di ‘frontman’. Senza scomodare i grandi (e pochi ancora rimasti) della scena odierna, il funambolo canadese è quanto di meglio si possa gustare dal vivo. E con una tale qualità Devin Townsend & Co. possono dormire sonni tranquilli, nonostante il mercato discografico sia sempre in crisi a livello di vendite avranno la certezza che le loro esibizioni saranno sempre stracolme…e noi saremo nuovamente lì a goderci lo spettacolo! Non mancate…..

Foto di Alberto Gandolfo

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