Alter Bridge + Blue Pills @Fabrique – Milano (MI), 6 luglio 2017

Il 09/07/2017, di .

Alter Bridge + Blue Pills @Fabrique – Milano (MI), 6 luglio 2017

Due file distinte piuttosto lunghe convergono verso il Fabrique. Il locale milanese infatti stasera ospiterà due band che interpretano in maniera diversa il rock. Ad aprire le danze gli svedesi Blue Pills mettono in scena (alla lettera) gli anni Settanta con un piglio energico e giocoso. Poi gli headliner Alter Bridge con il loro hard rock che incrocia elementi metal a influenze più contemporanee.

Aprono le porte del locale e le file iniziano a scorrere velocemente. L’aria che si respira è quella dei grandi eventi. Così passano i minuti e il posto si riempirà fino a colmare ogni spazio residuo. Alle ore 20 in punto, note vintage fanno da intro all’ingresso dei Blues Pills. La cantante Elin Larsson immersa in luci verde e giallo pastello da il via alle danze con il singolo ‘Lady in Gold’, la title-track, tratta dal nuovo album pubblicato nel 2016. Il blues scorre potente nei Pills. La voce di Elin danza sul palco con energia e grazia. Le note elettriche della chitarra Gibson di Dorian Sorriaux fendono l’aria cariche di passione. Acceleriamo verso ‘High Class Woman’, proseguendo il viaggio nella voce gioiosa di Elin che prima del brano presenta il gruppo per poi rituffarsi nel loro blues rock che vive anche nei piedi scalzi della cantante, nell’abbigliamento della band e nella batteria come non se ne vedono più. Gli anni Settanta si specchiano poi nella loro cover energizzata di ‘Somebody To Love’ dei Jefferson Airplain (tratta dal secondo album intitolato ‘Surrealistic Pillow’ del 1967). Il pubblico gradisce e li segue spinto a forza nel coro. L’ultima danza, l’ultima fuga verso i Settanta blues è suggellata dalla bellissima ‘Devil Man’, dove la voce di Elin sale in potenza fino a un finale in dialogo con il pubblico. Seguono applausi, dovuti e meritati. Questi sono i Blues Pills. Non ve ne dimenticate.

Dicevamo, aria di grande serata. Persino la comparsa di un tecnico dei suoni crea rumore. Tanta è l’attesa per gli Alter Bridge. Gli americani tornano a supportare il loro ultimo disco intitolato ‘The Last Hero’. Un album riuscito, con parecchie cose nuove che però non corrodono, ma arricchiscono lo stile ormai facilmente riconoscibile degli Alter. Poche parole e subito si parte con la botta di ‘Come To Life’. C’è poco tempo per razionalizzare che mi ritrovo a seguire le intense linee vocali di Miles Kennedy, uno di poche parole, ma che lascerà trasparire della gioia sia per come il pubblico segue il gruppo in ogni traccia scelta per la set-list, sia per il momento positivo da lui vissuto. Vicino a lui il fondatore della band Mark Tremonti macina riff possenti con l’aiuto di musicisti affiatati che da ormai una decade hanno suonato e coabitato lungo la strada in un crescendo di popolarità. Funziona davvero tutto stasera, dai suoni alla set-list che vede l’alternarsi del nuovo al remoto com’è consuetudine. Così ci muoviamo da ‘Farther than the Sun’ tratta da ‘Fortress’ (2013) per poi fare un passo all’indietro verso ‘Ghost of Days Gone By’ dal precedente ‘AB III’ (2010). Immancabile e sentito l’appuntamento sia con ‘Watch over You’ che la celebre ‘Blackbird’, quest’ultima diventa una sorta di poesia consolatoria per quelli che ci hanno lasciato e per coloro che sono rimasti, i miei pensieri per un momento corrono dove fa male, tuttavia… Ancora cori che ci trascinano nella corsa a strappi del passato primordiale di ‘Metalingus’. Gli Alter Bridge dedicheranno poi la chiusura a due brani tratti dal nuovo album e in particolare è ‘Show Me A Leader’ a funzionare nel suo incedere declamatorio con un piglio davvero energetico e con una punta di ironia che dona profondità al brano. Chiude l’esibizione degli Alter Bridge ‘Rise Today’ dal loro secondo album ‘Blackbird’. L’atmosfera rovente del locale è stata letteralmente incendiata da un’esibizione di grande forza ed energia che risuonerà ancora per molto tempo nel cuore dei fan. Gli Alter Bridge hanno dimostrato ancora una volta di meritare l’appellativo di grandi del rock contemporaneo. Alla prossima.

FOTO DI EMANUELA GIURANO

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