Carcass + more @Rock The Castle – Villafranca di Verona, 29 giugno 2018

Il 09/07/2018, di .

Carcass + more @Rock The Castle – Villafranca di Verona, 29 giugno 2018

Un caldo fottuto, ecco quello che ci aspettava all’apertura delle porte. Tuttavia, vorrei mettere sin da subito le cose in chiaro: non l’ho scoperto quando sono entrato nell’area concerti che ad attenderci ci sarebbe stato il demonio con la frusta infuocata in mano, l’ho detto addirittura quando la manifestazione era stata annunciata un bel po’ di mesi fa. Sì, perché da veronese sapevo che organizzare un festival metal a fine giugno nella bolgia del Castello Scaligero di Villafranca era stato se non un errore, almeno un azzardo. Dunque, bando alle ciance e ai gne gne gne di gente che continua ad affermare di voler andare all’inferno e poi si lamenta di trentacinque gradi col millemila percento di umidità.

Iniziamo, quindi, a parlare del Rock The Castle, prima edizione di questo festival di metal variopinto organizzato da Vertigo. Un cartellone di tutto rispetto per questa tre giorni, dal 29 giugno al 1 luglio 2018, con headliner Carcass, Megadeth e A Perfect Circle. Un bill che, a prima vista, pare ben studiato per soddisfare anche i palati più esigenti.
Non appena entrati, ci si accorge della bellezza mozzafiato della location, forse una delle migliori in Italia per quanto riguarda la suggestione, che già negli scorsi anni ha ospitato gruppi dal nome altisonante come Rammstein e Marilyn Manson (e molti di voi si ricorderanno le polemiche che hanno preceduto la performance dell’irriverente musicista statunintense).
All’interno dell’area c’è pressoché tutto quello che serve per sopravvivere all’evento, dal cibo – con food truck pronti a sfamare le orde metalliche con piadine, hot dog, hamburger e via dicendo – alla birra – e qui gli amici bevitori si sono lamentati per un solo punto in cui prelevare il carburante alcolico per rimanere in questa vita durante il festival – fino a stand di varia natura (libri con Tsunami Edizioni, dischi con Punishment 18 e Scarlet, ecc.) e all’immancabile merchandise dei gruppi che si avvicendano sul palco.

EGOSYSTEMA (6,5/10)
Eccoci al via della prima giornata. Le porte vengono aperte intorno alle 12 e i primi a lanciarsi per sfidare la folla assetata di metallo sono i vercellesi Egosystema. Quando la band inizia a dare fuoco alle polveri, il numero degli astanti è abbastanza scarso, vuoi per la temperatura [aridaje] o vuoi perché la maggior parte del pubblico è ancora seduto a tavola e aspetta di oltrepassare la soglia quando i grossi nomi imbracceranno gli strumenti per assediare il castello.
La prestazione dei cinque di Vercelli non è comunque spiacevole, nonostante i suoni – che si sa, all’inizio dei festival non sono mai al massimo della precisione – ricordando a grandi linee band come Alter Bridge&Co., dettaglio che forse li avrebbe visti meglio inseriti nel bill della domenica, la giornata degli A Perfect Circle, per intenderci.
In ogni modo, il tutto scorre senza intoppi e l’energia degli Egosystema dà il via al Rock The Castle, senza infamia né senza lode.

GAME OVER (7/10)
Numero due. Sono i ferraresi Game Over a calcare le scene con il loro thrash spaccaossa puro, una proposta che, anche qui, sarebbe stato meglio collocare in un giorno differente, ovvero il successivo, con la tempesta di Exodus, Testament e Megadeth.
Le bordate degli italici thrasher servono però a risvegliare un pubblico ancora dormiente, in preda al pisolino pomeridiano, costretto ora a saltare un po’ per dare al gruppo ciò che si merita. Peccato, davvero, per il poco tempo a disposizione per una band in grado di tenere alta l’attenzione e per i suoni che non sono ancora settati alla perfezione, oltre a un vento bastardo che non consente di godere appieno della performance.
I Game Over danno tuttavia il massimo e tengono alto il vessillo del thrash made in Italy, confermando le buone impressioni che danno su disco, basti citare l’ultimo ‘Claiming Supremacy’, uscito qualche tempo fa per Scarlet Records.

NOTHING MORE (7,5/10)
E tre. A infuocare gli animi del pubblico tocca ora ai Nothing More, band texana che propone un genere di metal moderno, contaminato da sprazzi di elettronica e da molte delle influenze che hanno rivoluzionato la nostra musica negli ultimi anni. Quelli che si potrebbero dire, insomma, degli ottimi rappresentanti del metal di oggi. Freschi autori del disco ‘The Story We Tell Ourselves’ (Eleven Seven), i Nothing More si lanciano sul palcoscenico e non perdono troppo tempo prima di cominciare a far vedere ciò che sanno fare. Tra tecnica e spregiudicatezza, il gruppo capitanato da Jonny Hawkins, sempre scatenato nel saltare qua e là a petto nudo e a utilizzare qualsiasi strumento gli capiti a tiro, mostra di essere già ben rodato e di sapere cosa fare e in quale momento. Sì, perché è la grande presenza scenica non solo del vocalist ma dell’intera band a dare qualche punto in più alla performance della band statunintense, in grado di portare dalla loro un audience che non è, almeno per la maggior parte, lì per ascoltarli. Da citare senza dubbi l’assolo di basso a sei mani su un aggeggio roteante. Promossi!

UNLEASHED (7,5/10)
Il quarto gruppo della prima giornata del Rock The Castle sono gli inossidabili Unleashed. Gli svedesi, di cui si aspetta il successore dell’ottimo ‘Dawn Of The Nine’ (Nuclear Blast, 2015), non deludono mai. Forti di una carica e di una precisione fuori dal comune, i quattro di Stoccolma ci raccontano, in salsa death metal, leggende delle loro terre, portando una ventata di pura violenza, quella che fino a ora solo i Game Over avevano cosparso sul capo del pubblico del festival.
A questo punto, il numero degli spettatori inizia piano piano ad aumentare e persino ad accennare qualche reminiscenza di moshpit, scene che ci fanno capire che la manifestazione ha finalmente preso il via.
A comandare e a dirigere le danze è il tosto Johnny Hedlund, sempre pronto ad arringare la folla e tenerla sull’attenti all’inizio dei pezzi. Non manca, come di consueto, il corno per brindare al concerto e alle persone che hanno partecipato con energia allo show.

NAPALM DEATH (8/10)
Che dire, man mano che il sole inizia ad attutire la sua furia, quella della musica che ci viene proposta in cartellone aumenta di pari passo. È difatti il momento dei Napalm Death, altro gruppo che non fa mai rimpiangere il costo del biglietto.
Ben riscaldati dalla prestazione degli Unleashed, siamo pronti ad accogliere il gruppo di Mark “Barney” Greenway e il loro martellante grindcore, ormai diventati parte di noi in questi vent’anni di carriera. Un incontenibile vocalist e il solito muro di suono ci fanno godere lo show dalla prima all’ultima nota, con pezzi come ‘You Suffer’, ‘Life’, ‘Victims Of A Bomb Raid’ (cover di Anti Cimex) e ‘Nazi Punks Fuck Off’, con un Barney che interagisce, anche con uno humour tagliente, con il pubblico e persino a mettere insieme un concerto senza la loro strumentazione, essendo costretti, per problemi non precisati, ad adoperare quella degli At The Gates. E con le parole di ‘Multinational Corporation’ The multinational corporations/Makes its profit from the starving nations/Another product for you to buy/You’ll keep paying until you die tributiamo una delle più grandi band live del metal estremo.

AT THE GATES (7,5/10)
È il turno di un’altra della band più attese di questa giornata del Rock The Castle, ovvero gli svedesi At The Gates, che da poco hanno rilasciato il nuovo full-length ‘To Drink From The Night Itself’ (Century Media). Il gruppo si accinge a iniziare finché l’oscurità prende a poco a poco il posto della luce, di cui ne abbiamo avuto abbastanza, per usare un eufemismo. E quale momento migliore per accompagnare lo show del gruppo di Tomas Lindberg con una line-up rinfrescata e un disco da presentare ai propri fan. La setlist è studiata sia per dare in pasto al pubblico le ultime uscite che per celebrare i vecchi successi e, nemmeno a dirlo, sono proprio le tracce estratte dallo storico ‘Slaughter Of The Soul’ (1995) a ottenere il favore delle persone intente a gustarsi la prestazione offerta dai deathster scandinavi.
Ed è così che i progenitori del death melodico lasciano il segno su questa prima edizione del Rock The Castle, con un bel misto di pezzi tra presente e passato. Unica nota stonata è la voce di Tompa, un po’ sottotono, ma la performance nel suo insieme non è di certo da buttare.

KILLSWITCH ENGAGE (7,5/10)
Ormai in clima estremo, facciamo fatica a resettare il cervello per assaporare il concerto dei metalcorer statunitensi Killswitch Engage. E come noi, anche molti dei facenti parte del pubblico si ritirano per rifocillarsi durante il set della band americana. Cosa che non passa inosservata neppure agli occhi del vocalist Jesse Leach, che tuttavia fa di tutto, assieme ai compagni, per riportare molti dei presenti a partecipare allo spettacolo. Da precisare che è stato un peccato, poiché i Killswitch Engage hanno offerto uno show davvero piacevole, forti di una grande esperienza e di un affiatamento invidiabile fra i membri della line-up.
Lo scorrere di pezzi come ‘Hate By Design’, ‘My Last Serenade’, ‘A Bid Farewell’, assieme a siparietti con un Adam Dutkiewicz che si catapulta fra la folla con i suoi pantaloncini che fanno molto Apollo Creed, passando per degli auguri a un membro dello staff, fino alla osannata cover di ‘Holy Diver’ di Ronnie James Dio, fanno del concerto dei Killswitch Engage una delle occasioni perse, da parte del pubblico, di questo Rock The Castle. Lode per la grande professionalità della band.

CARCASS (8,5/10)
I Carcass sono i Carcass, senza se e senza ma, in qualsiasi circostanza li si veda, loro danno sempre il massimo e non sbagliano nulla.
Siamo dunque giunti all’ultima band di questa prima giornata e si torna al death metal, duro e puro, con una delle migliori band che si potevano portare in questo festival. Certo, torniamo a dire che è necessario azzerare le coordinate del cervello per entrare in clima, ma i Carcass sanno come riportare l’atmosfera alle stelle e a predisporci a uno show memorabile.
La setlist ripercorre più o meno l’intera discografia del gruppo britannico e si distanzia poco da quella apprezzata nelle ultime apparizioni cui abbiamo assistito, sia in Italia che all’estero. L’indemoniato e funambolico Bill Steer, il preciso Daniel Wilding, il da poco entrato Tom Draper (che ha sostituito Ben Ash a una delle due sei corde) e la magnifica figura di Jeff Walker ci deliziano con una performance straordinaria, culminata con l’immancabile ‘Heartwork’.
Ora tocca agli dei del thrash della seconda giornata!

FOTO DI:
EMANUELA GIURANO (GAME OVER, NAPALM DEATH, AT THE GATES, KILLSWITCH ENGAGE, CARCASS)
ANNALISA RUSSO (EGOSYSTEMA, NOTHING MORE, UNLEASHED)

Leggi di più su: Carcass, Napalm Death, Killswitch Engage, At The Gates.