Steve Hackett – At The End Of Light

Il 04/02/2019, di .

Gruppo: Steve Hackett

Titolo Album: At The End Of Light

Genere:

Durata: 53 min.

Etichetta: Inside Out

Distributore: Sony

84

Steve Hackett, quali sono gli aggettivi che vi vengono in mente nell’udire un nome di tale portata storica? Eclettismo, tecnica e cuore, curiosità nell’esplorare nuovi territori musicali dopo decenni di onorata e rispettabilissima carriera. La cosa che stupisce più di tutto è che il musicista britannico non si è mai cullato sugli allori riciclando costantemente clichè e territori musicali che gli avrebbero garantito anni sereni, un porto sicuro che nessun artista dovrebbe mai trovare facendogli perdere la scarica di adrenalina che solamente nuove idee e nuovi stimoli possono donare, insomma scrivere e produrre arte nel vero senso della parola. Pensiamo ora allo Steve Hackett di oggi, guardiamo solamente indietro di 10 anni: è un periodo nel quale il nostro beneamato ha prodotto ben sei album in studio per così dire in pieno stile ‘rock’ passando per un album di musica classica, cinque live album senza contare il DVD che non ha avuto un suo ‘pari’ in versione cd, collaborazioni varie con Chris Squire oppure nell’ultimo album dei In Continuum di Dave Kerzner e Marco Minnemann uscito lo scorso 01/01/19. Insomma, è il ritratto di un artista che cerca sempre di andare oltre, oggi è la volta di ‘At The End Of Light’ a distanza di poco meno di due anni dal precedente ‘The Night Siren’, ancora una volta l’esplorazione di nuovi territori al quale abbiamo fatto cenno solamente qualche riga più su è il vero leit motiv delle dieci canzoni presenti. Eh sì, la voglia di sperimentare non è venuta mai meno grazie anche ai numerosi live show che annualmente tiene in giro per il globo e permettendo così sia di contaminare il proprio stile musicale sia di entrare in contatto con musicisti che apparentemente suonano musica totalmente diversa da quella che ci si aspetterebbe dal buon Steve Hackett. Ed invece proprio questa estrema contaminazione è il tratto più evidente di ‘At The End Of Light’, i tantissimi musicisti coinvolti sono riusciti a far vivere le sue visioni musicali, possiamo forse parlare di world music ma anche se in parte potrebbe essere vero (troviamo pezzi suonati con didgeridoo, sitar, tar, violini, duduk e molti altri) tutto ciò alla fine è alquanto limitante e riduttivo. Ogni strumentista coinvolto, si tratti di Simon Philipps o Nick D’Virgilio giusto per citare due nomi ‘a caso’ oppure della sua touring band formata da Roger King, Jonas Reingold, Rob Townsend e Gary O’Toole è riuscito perfettamente a far vivere le innumerevoli pennellate d’arte di Hackett, musicisti perfetti e magicamente al posto giusto nei brani ove chiamato in causa. Nei suoi primi album il chitarrista britannico si contornava di vari vocal guest ma mano a mano che le sue doti vocali prendevano forma, questa abitudine è venuta meno, regola che viene rispettata in pieno anche oggi: prendete ad esempio ‘Beasts Of Our Time’, un brano cupo e darkeggiante che esplora il tema del bene e del male nel mondo contemporaneo, la sua voce riesce in maniera più che naturale a portare per mano l’ascoltatore nel mood del brano. Oppure prendete le armonie vocali di ‘Under The Eye Of The Sun’ dove potrete gustarvi un pò di world music unita ad una modalità molto progressive dell’utilizzo delle tastiere senza dimenticare ‘Underground Railroad’ con la stupefacente performance delle sorelle McBroom che portano un tocco gospel all’intera canzone, uno dei tanti colori di cui il disco è pervaso. Menzione particolare per la lunga suite ‘Those Golden Wings’, 12 minuti di musica che sono la summa dell’estro e del talento di Hackett, sembra di essere immersi in un’epoca mitica ed epica, musica classica e prog che si fondono in maniera sublime, uno dei veri highlight dell’intero lotto. Per parlare esaurientemente del disco dovremmo fare menzione anche del trittico finale formato da ‘Descent’, ‘Conflit’ e ‘Peace’, quasi una seconda mini suite che vi lasciamo il gusto di scoprire da soli. Le aspettative per l’album erano molto alte e dopo numerosi ascolti si può tranquillamente affermare che grazie ad un songwriting di altissima qualità, Steve Hackett è riuscito ancora una volta a reinventarsi, a stupire con una maestria che ha pochi eguali. Un disco da ascoltare e, possibilmente, da avere. Assolutamente.

Tracklist

01. Fallen Walls And Pedestals
02. Beasts In Our Time
03. Under The Eye Of The Sun
04. Underground Railroad
05. Those Golden Wings
06. Shadow And Flame
07. Hungry Years
08. Descent
09. Conflict
10. Peace

Lineup

Steve Hackett: electric & acoustic guitars, 12 strings, dobro, bass, harmonica, vocals
Gulli Briem: drums, percussion
Dick Driver: double bass
Benedict Fenner: keyboards & programming
John Hackett: flute
Roger King: keyboards, programming & orchestral arrangements
Amanda Lehmann: vocals
Durga McBroom: vocals
Lorelei McBroom: vocals
Malik Mansurov: tar
Sheema Mukherjee: sitar
Gary O’Toole: drums
Simon Phillips: drums
Jonas Reingold: bass
Paul Stillwell: didgeridoo
Christine Townsend: violin, viola
Rob Townsend: tenor sax, flute, duduk, bass clarinet
Nick D’Virgilio: drums