Ozzy Osbourne – Ordinary Man

Il 22/02/2020, di .

Gruppo: Ozzy Osbourne

Titolo Album: Ordinary Man

Genere:

Durata: 49 min.

Etichetta: Sony

75

PB: Più che a una epopea rock, gli ultimi anni di Ozzy Osbourne sono stati più simili al copione di un medical drama. Tra ricoveri, tour posticipati e quant’altro, l’idea che ci siamo fatti è quella di un uomo alquanto malconcio. Cosa aspettarsi allora dal suo primo album in dieci anni (Sabbath esclusi)?

PC: Sì, ma aspetta un attimo… è vero che il Madman è stato male, questo e quell’altro… ma ti pare che in giro si legga soltanto la parola “epitaffio” a fianco al titolo di questo disco?! Abbiamo capito che c’è il gusto del macabro. Morte, sullo stile di “tana libera tutti”. Io mi chiedo come cazzo ragioni certa gente, a parte che col clickbait infilato nel culo. Vai avanti, dicevi che ci aspettiamo…

PB: Poco, non tanto per i motivi di salute di cui sopra, ma perché il trittico precedente, quello uscito dopo ‘Ozzmosis’, non ci è piaciuto molto.

PC: Sì, infatti, appena l’hai detto ho dovuto riavvolgere la memoria con la manovella per ricordarmi quali erano questi tre dischi. Ad esempio, ‘Black Rain’ l’avevo rimosso.

PB: L’ascolto di ‘Ordinary Man’ non è iniziato proprio alla cieca, il management dell’inglese ha saputo spargere sapientemente molliche musicali (e pettegolezzi), quindi qualcosa l’avevamo già sentita e scoperta. Quello che ci mancava era tutto il resto, la polpa, quella che poi va a fare la differenza per chi non si fida dei singoli specchietto per le allodole. ‘Ordinary Man’ ne ha tanta di polpa, anche di buona qualità. Parlare di Ozzy significa parlare di un collettivo di autori – lui ci mette solo il ghigno satanico – che questa ha svolto il proprio lavoro in modo eccellente. Il disco è una lezione di equilibrismo tra vecchio e nuovo, pop ed heavy metal, esigenze artistiche e di cassa.

PC: Su questo concordo con te. Tanta polpa, è vero. Sicuramente, come già abbiamo detto, per qualità superiore ai tre precedenti. Un buon misto di generi, ammiccante, frutto di tutta l’esperienza maturata in carriera. Ho il dubbio però che possa accontentare davvero tutti, tipo il trvemetallaro. No, magari quest’ultimo lasciamolo fuori. Tu che ne pensi?

PB: Credo che ‘Ordinary Man’ possa accontentare tutti con le sue qualità democristiane.

PC: Lascio a te l’analisi delle tracce. Sai che io nel 2020 mi rifiuto di farla…

PB: Il disco parte nel modo più classico con ‘Straight To Hell’ (con Slash) che fa da ponte con le ultime uscite del Madman. Il dazio del lentone viene pagato subito con ‘All My Life’, poi si passa a ‘Goodbye’, per quella che è la doppietta meno esaltante del disco. Quando i Flotsam And Jetsam nel 1988 coverizzarono ‘Saturday Night’s Alright For Fighting’ di Elton John furono sommersi di merda, quando Sharon s’è lasciata furbescamente sfuggire la notizia del duetto con il baronetto, i fan sono andati in solluchero: i tempi cambiano, e i metallari con loro. Addirittura l’onore della title track per questa particolare collaborazione che, ancora una volta, dimostra la classe superiore di Elton, capace di creare raffinate canzoni pop. Il Rocketman non è l’unico ospite, anzi il disco ne è pieno, abbiamo già detto di Slash (come non invidiare un uomo che ha prestato la propria chitarra in tempi diversi ai duetti di Ozzy con Lemmy ed Elton John?), senza contare la line-up ufficiale formata da Andrew Watt, Duff McKagan e Chad Smith, incrociamo Tom Morello, Travis Scott e Pat Malone. Il rapper, una sorta patata bollente per gli ortodossi, viene gestita in modo biunivoco: ingabbiato in un brano, ‘It’s A Raid’, tra i più tum-tum del disco (però è l’unico che rimanda ai Black Sabbath) e libero invece in ‘Take What You Want’ (con Scott Travis), dove è Ozzy a vestire i panni del vassallo. In tutta onestà, mi convince meno la comparsata di Morello nella vagamente audioslaveriana ‘Scary Little Green Men’, che la doppia collaborazione con Malone.  Si fanno notare positivamente ‘Under The Graveyard’ e ‘Eat Me’, un po’ meno ‘Today Is The End’ e ‘Holy For Tonight’.

PC: Quello che vuoi. Grandioso Elton John. Ma io, il fatto che non ci sia Zakk alla chitarra non lo mando giù. Se realmente fosse l’ultimo disco di Ozzy, non avere il secondo grande chitarrista che ha segnato la sua carriera solita lo trovo un gran peccato. In più, in alcune tracce manca “il tiro” che Zakk poteva dare. Dietro ci saranno mille ragioni valide, però io lo percepisco così… La tua conclusione? Io la scrivo subito: bel disco, potente e raffinato. Spero con tutto il cuore non sia l’ultimo. Allo stesso tempo, non grido al miracolo, ma corro al negozio.

PB: Globalmente un’ottima prova che ci sapere che Ozzy è tutt’altro che artisticamente malconcio. Ancora una volta il cantante dei Black Sabbath ha dimostrato di essere il calabrone che non sa di non poter volare. Lui è l’uomo che ha fatto assurgere i propri difetti e limiti ad arte, e in questo, scusateci, non c’è nulla di ordinario!

PC: PS: l’epitaffio vedete se riuscite a infilarvelo nel culo.

Poliziotto Buono (80/100)

Poliziotto Cattivo (70/100)

Tracklist

01. Straight To Hell
02. All My Life
03. Goodbye
04. Ordinary Man
05. Under The Graveyard
06. Eat Me
07. Today Is The End
08. Scary Little Green Men
09. Holy For Tonight
10. It’s A Raid
11. Take What You Want

Lineup

Ozzy Osbourne: lead vocals, harmonica (track 6)
Andrew Watt: guitars
Duff McKagan: bass guitar
Chad Smith: drums
Slash: guitar (tracks 1, 4)
Charlie Puth: keyboards (track 1)
Elton John: piano and co-lead vocals (track 4)
Tom Morello: guitar (track 8)
Post Malone: co-lead vocals (track 10, 11)