Phil Campbell & The Bastard Sons – We’re The Bastards

Il 02/12/2020, di .

Gruppo: Philip Campbell

Titolo Album: We're Bastards

Genere: ,

Durata: 51 min.

Etichetta: Nuclear Blast

Distributore: Warner

79

Torna alla seconda prova d’album l’impresa di famiglia del chitarrista di Lemmy. La chitarra per durezza e feeling è la stessa, ma le canzoni diventano più orecchiabili rispetto a due anni fa. Mantengono quella impostazione ruvida che serve a non perdere la bussola del genere che viene suonato, ma si evidenzia un gettito più affabile. Il motivo è solo uno: il cantante.

La prima traccia ha delle inflessioni alla AC/DC anche se solo per alcune caratteristiche della ritmica e della chitarra. L’impatto motorheadiano si ha con quattro veloci proiettili. ‘Son Of A Gun’ dal potente assolo; ‘Animal’ in cui la voce, come era successo anche nel lavoro precedente, ricorda molto l’ugola di Algy Ward dei Tank (nella band dal 1980 al 1988); ‘Hate Machine’ che corre senza intoppi dall’inizio alla fine nella maniera lineare dei brani più semplici ma efficaci dei Motorhead; poi il brano punk-rock’n’roll ‘Destroyed’, punkeggiante anche nella durata che non ha ridondanze ma arriva subito al punto, e allora la voce lascia del tutto il riverbero dell’ammorbidente che si sente in altri pezzi, e ci si gasa nello stile di fan metallaro puro e duro. È in tracce come ‘Promises And Poison’, alla Nickelback che si denota una strizzata d’occhio al mainstream sebbene si rimanga ben impiantati nel rock verace. Invece l’afflato sporcato positivamente dal blues si evince in ‘Boarn To Roam’ e nella stoner ‘Desert Song’ che usa anche l’armonica, e poi in ‘Riding Straight To Hell’; in esse le linee melodiche sono moderne e più legate al mercato ma funzionano alla grande. ‘Bite My Tongue’ vira verso un hard rock più pensato ed elegante, che fa venire in mente i Winery Dogs, però senza arrivare al loro virtuosismo. La ritmica cadenzata di ‘Keep Your Jacket’ è un perfetto pezzo da concerto e qui il modo di cantare fa percepire meno l’attitudine al commerciale. Non manca in tutto l’album un sentore di derivazione, e in questo ‘Lie To Me’, dall’assolo leggermente psichedelico, diventa la traccia più rappresentativa anche se non un filler, in ogni caso tutto è trattato con maestria e l’ascolto non si banalizza. Niente male la soft-song finale ‘Waves’ basata in modo intelligente sul basso, sebbene non proprio una ballata strettamente metal, e forse era meglio chiudere col botto (magari con la già citata ‘Destroyed’) e porre la ballata in penultima posizione.

Heavy Metal e Blues Rock si abbracciano, in una tipica sonorità rockettara che però è soprattutto merito della sei corde e meno per la tipologia di cantato. I chitarrismi sono sempre tosti ed elettrici, non lasciano spazio ad altro che non sia nettamente hard’n’heavy, ma sopra si staglia una voce che solitamente tenta di stemperare l’abbordaggio. Nei brani più duri il cantato è più gagliardo, ma di certo fa un’ottima impressione in tutto l’album perché ha personalità, solo che la sua scelta stilistica è stata più conformista dell’altra volta. È manifesto che le scelte bluesate all’antica e i pezzi tirati sono le due cose migliori dell’album. La questione di una ricerca di una più facile fruizione è tutta da imputare al cantato mentre le chitarre imbastiscono sempre una intelaiatura Rock’n’Roll ben compatta. Personalmente considero leggermente inferiore questa performance rispetto al primo lavoro ‘Age Of Absurdity’ del 2018, di certo non per mancanza di feeling, bensì per una minore accentazione del cantato, pur di qualità. Troppe volte le melodie vocali mi hanno fatto venire in mente l’americanità del lato meno creativo di gruppi come Nickelback e Foo Fighter (e va meglio quando le corde vocali ricordano un po’ gli Avenged Sevenfold); sono realtà che mi piacciono e rispetto, ma questi Bastardi di Phil necessitano di una fiamma più esaltante. Non è che Starr canti proprio come loro, del resto il songwriting strumentale non gli e lo permette, ma sembra che gli piacerebbe. Il risultato fortunatamente non è di basso tenore perché le canzoni ci sono e hanno carattere. La voce è riuscita a modernizzare il tutto e ciò amplierà il bacino d’utenza senza perdere il vecchio popolo già fidelizzato. Il voto quindi non può essere basso perché le scintille si sono e creano dipendenza grazie ad alcuni pezzi piuttosto muscolari e di nerbo.

Tracklist

01. We’re The Bastards
02. Son Of A Gun
03. Promises Are Poison
04. Born To Roam
05. Animals
06. Bite My Tongue
07. Desert Song
08. Keep Your Jacket
09. Lie To Me
10. Riding Straight To Hell
11. Hate Machine
12. Destroyed
13. Waves

Lineup

Neil Starr: vocals
Phil Campbell: guitar
Todd Campbell: guitar
Tyla Campbell: bass
Dane Campbell: drums