Dread Sovereign – Alchemical Warfare

Il 28/01/2021, di .

Gruppo: Dream Company

Titolo Album: Alchemical Warfare

Genere:

Durata: 57 min.

Etichetta: Metal Blade Records

Distributore: Audioglobe

50

Se i Primordial attuali restano un’entità di difficile collocazione, in quanto la loro evoluzione li ha proiettati in un limbo color piombo fuso in cui traiettorie epiche hanno via via preso il sopravvento sulle recrudescenze black, i Dread Sovereign fin dai primi lavori si erano già districati del tutto dalle radici putride del gruppo madre del vocalist Alan Averill. Difficile evitare paragoni con la ben più nota creatura di Averill, la cui personalità tende ad impregnare, nel bene e nel male, l’estensione totale di tutti i suoi progetti. Laddove i Primordial sono transitati attraverso una catena di mutazioni aberranti come una miscela chimica dalle strutture instabili che vedono escrescenze classic suppurare su un tessuto sonoro ancora troppo intriso di violenza ancestrale, al contrario i Dread Sovereign si assestano su un paio di binari dritti come spade, che da tre dischi a questa parte non conoscono deviazioni infinitesimali, nemmeno al debutto con la Metal Blade. Il Doom dei Dread Sovereign guarda alle derive heavy sabbathiane di Cathedral e Candlemass senza perdere di vista la veemenza seminale di Possessed e Celtic Frost. Passata l’intro ‘A Curse On Men’, la chimera frutto delle perversioni alchemiche del combo irlandese travolge gli ascoltatori con una serie di cavalcate pervase di note acide, in stile Wagner sotto benzedrine, scandite dalle vocals isterico-epiche di Averill, qui più omologate alla trama musicale rispetto ai Primordial, sempre più simili a come suonerebbero Blind Guardian intenti a coverizzare i Funeral Mist. Il disco prosegue con una tripletta di brani che puzza di dichiarazione d’intenti (‘She Wolves Of The Savage Season’, ‘The Beast We Serve’, ‘Nature Is The Devil’s Church’) spalmati sulla durata media di sette/otto minuti trasudanti di ridondanze ossessive. Con la lisergica ‘Her Master’s Voice’ la componente atmosferica prevale sulle ritmiche imbizzarrite di Bones, che tuttavia tornano a picchiare come un grasso gigante ubriaco dopo la strumentale ‘Viral Tomb’. In conclusione la cover dei Bathory ‘You Don’t Move Me (I Don’t Give A Fuck)’ ribadisce con orgoglio influenze già palesi. L’effetto complessivo, alla lunga, sarebbe già una crisi convulsiva di sbadigli se fosse il debut, con l’alone di novità sgretolato al secondo giro di basso. Figuriamoci dopo tre full length della stessa zuppa rancida. La cosa che ho apprezzato di più è la cover art sulla falsariga delle incisioni medioevali sul tema stregoneria. Peccato che i demoni promessi dalla copertina si siano rivelati appena più terrificanti di una manciata di Pokémon.

Tracklist

01. A Curse On Men
02. She Wolves Of The Savage Season
03. The Great Beast We Serve
04. Nature Is The Devil’s Church
05. Her Master’s Voice
06. Viral Tomb
07. Devil’s Bane
08. Ruin Upon The Temple Mount
09. You Don’t Move Me (I Don’t Give A Fuck)

Lineup

Alan Averill (Nemtheanga): vocals, bass
Bones: guitars
Con ri: drums