Sweet Oblivion Feat. Geoff Tate – Relentless

Il 06/05/2021, di .

Gruppo: Sweet Oblivion feat. Geoff Tate

Titolo Album: Relentless

Genere:

Durata: 43 min.

Etichetta: Frontiers

71

Dopo due anni la Frontiers torna all’esperienza di collaborazione già collaudata col mitico cantante dei Queensryche, e stavolta, invece di affidare il compito strumentale a Mularoni, assegna l’imbastimento sonoro ad Aldo Lonobile, che suona la chitarra nei Secret Sphere e che qui un po’ di quella sonorità ce la porta. Si tratta di un disco piacevole con alcune belle canzoni, alcune calde, altre un po’ fredde e semplicistiche; anche le linee vocali di Tate non sono sempre memorabili. Dove però il singer colora bene le atmosfere, la verve del suo passato migliore traspare. Il lavoro ricorda qualcosa dell’orecchiabilità di ‘Empire’, e per fortuna quando si sfiora l’AoR gli arrangiamenti e le modulazioni vocali riescono a mantenere una tonicità di base che evita facilonerie.
Il pezzo d’apertura ‘Once Again One Sin’ è quello dal maggior afflato lirico, ed anche quello la cui raffinatezza si lega meglio al passato di Geoff. La cadenzata ‘Another Change’ sembra voler farsi più leggera per i suoni, ma è un episodio che poteva essere uscito da ‘Empire’ e l’ugola gli dona una pregnanza piena di vigore. ‘Wake Up Call’, nonostante il riff canonico iniziale, possiede una accesa vena espressiva, leggermente più scura della precedente ma piena della medesima intensità. Anche ‘Anybody Out There’ usa un riff decisamente già sentito, ma è proprio il cantante a farla diventare una delle cose migliori del disco. Con ‘Fly Angel Fly’ si vira verso un tono più Heavy, respirando una certa atmosfera epica molto anni ottanta, e con questa traccia si conclude il quintetto dorato del disco. Il resto prosegue su livelli tra il “non male” e il mediocre. Tra i “Non male” sta la dinamicità frizzante di ‘Strong Pressure’ che rende questa traccia la più accattivante ma non ruffiana, leggermente meno personale ma riuscita nella sua linearità che arriva subito all’ascoltatore. ‘Remember Me’, pur cercando un’enfasi descrittiva, non decolla per la linea melodica piuttosto semplice e senza grande emozionalità, quasi banale così da divenire brano molto minore nell’insieme compositivo. Un pezzo soft non melenso anche se non eccelso è ‘I’ll Be The One’, anch’esso poco significativo artisticamente parlando, confondibile con miriade di song già sentite. Il vero filler è secondo me proprio la canzone cantata in italiano ‘Aria’ (pare per scelta dello stesso Tate), sia per la linea melodica per niente interessante, sia per un cantato di cui avremmo fatto sinceramente a meno. In effetti, il risultato è mediocre e così risulta brano inutile che non dà luce nemmeno dal punto di vista della curiosità folcloristica. Una episodio in cui ciò che cerca di emergere è solo una energica chitarra che si scatena dall’inizio fino alla fine ma che spreca il suo virtuosismo per una canzone debole.
Se piaccia più questo album o l’altro precedente dipende solo dai gusti perché il songwriting di entrambi, pur con sfumature diverse, può essere sovrapponibile. Piccole emozioni si trovano anche se non c’è alcun tentativo di realizzare un pathos profondissimo, nonostante la voce di Tate dimostri che quell’appeal introspettivo è sempre presente, pur a volte solo accennato. I ritornelli non fanno versi troppo catchy, dato che le melodie orecchiabili, sostenute da suoni forti, cercano aperture senza input caramellosi, proteggendo un certo tenore serioso. Gli assoli chitarristici sono fluidamente elettrici e densamente piacevoli, sebbene rimangano ben circoscritti nello spazio a loro dedicato, visto che ciò che più conta in queste composizioni è l’interpretazione canora. Con la sua propria interpretazione Tate non evita un minimo di pathos che da sempre egli contiene dentro di sé, facendone affiorare l’essenza tramite le modulazioni che è in grado ancora di pensare e realizzare. Non tende in questo progetto mai ad estremizzarlo scegliendo una certa semplicità, che però non vira verso una dimensione semplicistica. Questo tipo di progetti ha un valore nel fatto che permette di dare visibilità a personaggi storici che meritano ancora di essere ascoltati perché riescono a tutt’oggi nell’obbiettivo di regalarci buone sensazioni, anche perché chi suona e scrive per loro è altrettanto determinato a offrire belle idee. Naturalmente non sempre si riesce a creare un lavoro interamente funzionale, intrigante in ogni sua song, ed è quello che avviene in questa opera che ha ottimi momenti ma che in altri si riduce al carino. Non è musica complessa, si predilige la forma canzone più classica, gestita con tanta eleganza e anche tanto mestiere, senza comunque perdere di vista l’obbiettivo di inventarsi una bellezza che non sia troppo effimera. Viene usato quel pizzico di magia che permette di valorizzare la classe di Geoff Tate, anche se talvolta anch’egli sembra rischiare di perdere spessore. Lavoro riuscito, non riuscitissimo.

Tracklist

01. Once Again One Sin
02. Strong Pressure
03. Let It Be
04. Another Change
05. Wake Up Call
06. Remember Me
07. Anybody Out There
08. Aria
09. I’ll Be the One
10. Fly Angel Fly

Lineup

Geoff Tate: vocals
Aldo Lonobile: guitars
Antonio Agate: keyboards
Luigi Andreone: bass
Michele Sanna: drums