Fractal Universe – The Impassable Horizon

Il 24/03/2022, di .

Gruppo: Fractal Universe

Titolo Album: The Impassable Horizon

Genere: , ,

Durata: 57 min.

Etichetta: Metal Blade Records

85

Col loro terzo full-lenght questi francesi chiudono il cerchio compiendo il loro tragitto di assimilazione del progressive metal moderno e tecnologico, mettendo insieme l’estremo e l’atmosferico con grande eleganza e con cognizione di causa. Ad oggi sono la band che meglio di altre ha saputo sintetizzare la storia che dagli Opeth ad oggi ha formato le idee compositive di questo genere, con un ottimo risultato che i Fractal ottengono, pregni di contenuto artistico. Non sono inventori ma hanno saputo costruire un linguaggio completo nella loro affinità con il meglio di ogni tipo di prog ultimo.
Un brano come ‘Clockwork Expectation’ introduce nella rarefazione ipnotica, dolce e greve insieme, come un mondo decadente ma pieno di scintillìo dal gusto vivido, dove l’assolo mezzo jazzato e il sassofono ampliano la visione sensuale di un ascolto avvolgente. Quello che invece ‘Interfering Spherical Scenes’ fa, è aumentare il tasso tecnico e virtuoso degli strumenti, senza abbassare quello atmosferico e suadente, pur incrostandolo di growl enfatico. Bellissima anche ‘Symmetrical Masquerade’ con i suoi conati in growl accompagnati da una chitarra fluida mai tranquilla, sebbene ci siano anche qui ammorbidimenti, ma sempre pronti a spezzarsi in riff e passaggi corposi. Uno dei momenti più scuri è ‘Falls Of The Earth’, segno che il loro lato morbido non significa mai alleggerimento concettuale. Quello più impattante è rappresentato da ‘Whitering Snowdrop’ col suo groove teso, mentre la chitarra fa un’altalena fra riffing moderno e riffing classicamente Heavy, per poi dimenticarsi di essere duro con un assolo di sax piuttosto melodico, dalla significativa efficacia. ‘Black Sails Of Melancholia’ è l’episodio soft che a differenza di quelli duri in mezzo morbidi, si indurisce con il ponte centrale e poi si inerpica in un raffinato virtuosismo solistico. Molto intensa la suite ‘Godless Machinists’, forse la più tradizionale tra i pezzi, sia dal lato Death che da quello Progressive non estremo, ma così ben strutturato da farne uno degli episodi più sostanziosi del lotto.
Il pianeta dei Fractal è una geografica sublimazione sonora di Opeth; Sentenced; Borknagar; Pain Of Salvation; Tesseract; Barren Earth; Gojira; Leprous e Protest The Hero: tutte le realtà progressive meno all’antica che possiamo trovare, soprattutto guardando agli ultimi due decenni. C’è stato un ammorbidimento rispetto ai primi due album (2017 e 2019), ma in realtà qui non manca la pesantezza, quanto invece si riduce l’attacco frontale che non è mai veramente stato nella dimensione migliore del gruppo. Il Progressive Death metal qui espresso non diventa mai troppo melodico, perché sotto le linee melodiche anche pulite, c’è sempre un tono deciso e pronto ad alzare le dinamiche; certo è ampio anche il bagaglio prog lontano dall’estetica estrema e però con un approccio a pienezza di ispirazione. Il pulito dell’ugola non è mai inteso in senso classico con toni aperti, si imbriglia bensì volontariamente in una musicalità densa molto introspettiva; e quando fa uso del growl non è mai un modo rozzo, anzi riesce a modularsi con abilità, rendendolo molto espressivo. Il senso generale delle composizioni è variegato ed ogni singolo brano non è facilmente ricordabile se non dopo molteplici ascolti. Non c’è quasi mai un approccio che possa arrivare diretto al fruitore in maniera semplice. In più pezzi si utilizza il sassofono, quando dolcemente, quando frizzante, quando quasi noise, e non è mai gestito senza donare quel qualcosa in più al pezzo. Questo album contiene molto pathos ed eleva a meta d’ascolto la sensibilità, sfruttando il lato più sentimentale del virtuosismo tecnico, riuscendo a regalare emozioni calde anche dentro suoni freddi. Siamo al cospetto di un gruppo che non ha mai suonato a bassi livelli sin dal suo esordio, un combo pieno di qualità sia nella scrittura d’insieme sia nelle particolarità descrittive, in modalità erudita ma anche ficcante. Non un gruppo da considerare minore, ma pieno di tutte le caratteristiche che ne fanno una realtà di grandi musicisti, capaci di prendere da tutti per creare qualcosa che vada oltre. E tale “oltre” è un mondo tanto affascinante quanto contemporaneo, forse una delle band più evolute in senso moderno del panorama odierno.

Tracklist

01.Autopoiesis
02.A Clockwork Expectation
03.Interfering Sperichal Scenes
04.Symmetrical Masquerade
05.Falls Of The Earth
06.Whitering Snowdrops
07.Black Sails Of Melancholia
08.A Cosmological Arch
09.Epitaph
10.Godless Machinits

Lineup

Vince Wilquin: vocals; guitar; sax
Hugo Forimond: guitar
Valentin Pelletier: bass
Clément Denys : drums