Rammstein – Zeit

Il 01/05/2022, di .

Gruppo: Rammstein

Titolo Album: Zeit

Genere:

Durata: 44 min.

Etichetta: Universal

77

Dall’omonimo predecessore del 2019, il concetto di tempo (zeit) è drasticamente cambiato nelle nostre vite, almeno per un pò: una crisi pandemica ci ha (spero) fatto riflettere su quali siano le nostre priorità, che esulano dalla frenesia che colpisce oggigiorno le nostre vite. Sicuramente, di tempo per dare alle stampe un buon prodotto senza farsi attendere molto (‘Rammstein’ uscì ben dieci anni dopo ‘Liebe Ist Für Alle Da’) il sestetto berlinese ne ha avuto, ma quello che i fan si chiedono, una volta notato il logo in copertina, non coincide sul significato del titolo, quanto piuttosto sulla qualità del lavoro, nella speranza che ‘Zeit’ riporti la ciurma guidata da Lindemann sulla retta via, dopo qualche critica di troppo nei confronti del disco precedente.
E se la cover di ‘Rammstein’ poteva dirci tutto o niente, dal più grande dei roghi ad un semplice fiammifero innocuo, la glaciale copertina di ‘Zeit’ (scattata da Bryan Adams nella location del monumento scentifico Trudelturm, impiegato per la ricerca aeronautica nell’aerodinamico Science Park di Berlino Adlershof) ci blocca un attimo, come una secchiata d’acqua fredda ricevuta in testa, senza preavviso. Ed una volta premuto play, si può comprendere come non solo le tematiche (tempo, malinconia, paura, incognito, morte), ma anche la musica del sestetto sia, nuovamente, glaciale, fredda, composta di più sfumature in un unico genere. ‘Armee Der Tristen’, come da titolo (esercito dei tristi) è un reclutamento, uno Zio Sam tedesco, che traduce il famoso “I Want You” in “Komm Mit”; un’opener diretta, forse non come ‘Rammlied’ (da ‘Liebe Ist Für Alle Da’), ma che sa il fatto suo, con le chitarre a farla da padrone, spinte da un generoso lavoro creato dai sintetizzatori.
La mesta titletrack, primo singolo estratto, colpisce per il testo, che obbliga a riflettere sul tempo, il quale incessantemente scorre, e magari potesse fermarsi (“Doch die Zeit kennt kein Erbarmen, Schon ist der Moment vorbei”). Il nero di ‘Schwarz’ riguarda il buio della notte che ci avvolge, e del quale malinconicamente ci innamoriamo: similare alla canzone precedente come sonorità, contiene un’ottimo ponte (da 03:16 a 03:38) che, oltre a condurci al ritornello finale, tra pianoforte, archi e carillon, descrive in suoni quello di cui Lindemann canta.

Dominata dalle tastiere, la scorrevole ‘Giftig’ dona ritmo a ‘Zeit’, mentre il secondo singolo estratto ‘Zick Zack’, personalmente, è uno dei motivi per i quali adoro questa band: criticare utilizzando un’ironia neanche tanto celata. In questo caso, l’ossessiva corsa verso la perfezione grazie alla chirurgia estetica (e l’inizio della prima strofa, non poteva essere più diretto: “Deine Brüste sind zu klein, zwei Pfund Silikon sind fein”). A braccetto segue ‘OK’, ovvero ohne Kondom (senza preservativo), con un testo pieno di doppi sensi (“Du fuhrst mich hinter rotes Licht”), strumentalmente diretta, con chitarre e tastiere sempre in prima linea, ed un finale che, nel richiamare gli iniziali canti gregoriani, si sposta verso lidi Thrash Metal. Nuovamente, anche in ‘Meine Tränen’ musica e testo si fondono insieme: strofe acustico-sinfoniche si scambiano con ritonelli elettrici, il tutto a dipingere un’atmosfera mesta, nella quale un figlio racconta il timore di non saper come affrontare la morte della persona a lui più cara: sua madre (“Der Tod ist stark, das Herz ist schwach”). La paura che il terzo singolo estratto ‘Angst’ porta nel titolo sembra non tanto quella verso l’uomo nero, di cui i genitori ci parlavano quando, da piccoli, facevamo i capricci, quanto di una sorta di totalitarismo, da cui, anche inconsapevolmente, veniamo soggiogati (“Und das glauben wir bis heute, so in Angst sind Land und Leute”).
Musicalmente, il brano scorre in modo fluido, come molti altri in tipico stile Rammstein (‘Keine Lust’) ma, messaggio a parte, personalmente incide poco. Si marcia tra Metal ed anni Trenta in piazza e nelle strade di ‘Dicke Titten’, ironico inno, appunto, a grandi seni, e per questo non per forza ad affascinanti modelle, così come ironico è l’effetto vocale simil disco di Lindemann in Lügen, che ne storpia la voce così come le bugie di cui racconta. L’ottavo album in studio dei tedeschi ci saluta con ‘Adieu’, che seppur dignitosa e diretta, più di un richiamo a ‘Mutter’ lo evoca, con il difetto (o rischio) di passare come una sorella minore. Giunti alla fine, ‘Zeit’, così come i Rammstein, è un qualcosa che, per chi ama leggere, si avvicina a ‘Lui è tornato’ di Timur Vermes, che racconta il risveglio di Hitler nella Berlino del 2011. Lo si legge, si sorride, vi è quella sottile ironia, alle volte appena celata, alle volte sbattuta in faccia, che nemmeno voi sapete come prendere, consapevoli di chi state leggendo (o chi state ascoltando). Ma poi, arrivati alla fine, si comprende come da ridere ci sia ben poco, perchè se al giorno d’oggi, come una coltre di nebbia, con ironia si copre la nostra realtà, ciò non deve esulare da quella che è la condizione attuale del pianeta dove abitiamo. Ed il vero problema, è che non abbiamo mai abbastanza tempo per accorgercene.

Tracklist

01. Armee Der Tristen
02. Zeit
03. Schwarz
04. Giftig
05. Zick Zack
06.Ok
07. Meine Tränen
08. Angst
09. Dicke Titten
10. Lügen
11. Adieu

Lineup

Till Lindemann: vocals
Richard Kruspe: lead guitar, backing vocals
Paul Landers: rhythm guitar, backing vocals
Oliver Riedel: bass, backing vocals
Christoph “Doom” Schneider: drums
Christian “Doktor Flake” Lorenz: keyboards, backing vocals