Woods of Desolation – The Falling Tide

Il 14/01/2023, di .

Gruppo: Woods of Desolation

Titolo Album: The Falling Tide

Genere:

Durata: 36:25 min.

Etichetta: Season Of Mist.

75

Non se quanto sto per confessare possa essere considerato tra le peggiori aberrazioni criminali entro il codice etico dei recensori metal, ma ho deciso che adoravo quest’ultimo disco degli australiani Woods of Desolation da quando ho posato gli occhiali sulla cover art. L’immagine suggestiva, ma nel contempo spettrale, della salma nella barca, abbandonata alle onde, prelude al medesimo viaggio senza ritorno, verso la dissoluzione assoluta, strutturato nelle sei tappe di ‘The Falling Tide’ dei WOD al loro quarto full lenght. L’opener ‘Far From Here’ è il manifesto sonoro del post black. Con le sue chitarre lancinanti, dapprima serrate come punti di sutura, poi dilatate in fughe oniroidi. Dietro le pelli, ma soprattutto alle tastiere (di fatto ben dosate), Vlad dei Drudkh si insedia in quella che, malgrado l’orbitare di pochi ma valenti collaboratori nel corso della discografia, resta la classica formazione one man band, forgiata come cemento colato sulle fratture depressive del multistrumentista D.
La seconda ‘Beneath a Sea of Stars’ affonda gli artigli nell’anima black tratteggiando selvaggi flutti colore inchiostro, ben presto dissipati nei fraseggi tastieristici così fondamentali nell’alchimia del loro sound, in cui si mescolano alla perfezione le materie prime di sogni e incubi. La stesso luttuoso matrimonio di etereo e putrudo si perpetua con ‘Illumination’, ma è solo con la title track che raggiunge l’equilibrio perfetto nel Maelstrom di armonizzazioni dolenti e chitarre grattugiate. Dopo l’interludio strumentale di ‘The Passing’ chiude il grido furente di ‘Anew’, il pezzo più tirato ma fitto di vividi spunti melodici. Al di là della tendenza, fisiologica per il genere (lo stesso si può dire di Deafheaven e Wolves in The Theoneroom’) all’abuso delle stesse strutture nel songwriting, la vera pecca del disco è la voce. In modo analogo ai precedenti lavori (eccetto ‘Toward the Depths’ che vedeva abbaiare al microfono P.Knight dei Firest Perversion), complice stavolta la produzione più nitida, a tratti sembra di ascoltare gli starnazzi agonizzanti di uno stormo di cinciallegre ubriache finite tra le eliche di un bimotore della Seconda Guerra Mondiale, campionate con un cellulare più o meno della stessa epoca storica, prima di essere frullate nel master finale. Peccato perché, sebbene le aspettative dell’ascolto si siano rivelate tutto sommato all’altezza della grafica, almeno 5 punti sono da sacrificare nella speranza che D. richiami in servizio il vocalist originale o qualsiasi altra creatura del regno animale che non somigli troppo alla versione sodomizzata di Paperino.

Tracklist

01. Far From Here (07:02)
02. Beneath a Sea of Stars (07:23)
03. Illumination (05:01)
04. The Falling Tide (06:32)
05. The Passing… (03:45)
06. Anew (06:39)

Lineup

D. Voce, chitarre e basso

Vlad batteria e tastiera