Ghost – Skeleta’

Il 24/04/2025, di .

Gruppo: Ghost

Titolo Album: Skeleta'

Genere: , ,

Durata: 44:99 min.

Etichetta: Loma Vista Recordings

Distributore: Universal

80

Si affacciano tempi spirituali in cui, a regnare trionfante, sarà l’incertezza più cupa, tempi dove, ricercando leggi e regole, interverrà, autorevole e giusto, il Conclave. Sia nella realtà che in fantasia, si passerà dunque attraverso votazione e scrutinio, prima della fatale, agognata fumata bianca. E se in Vaticano avranno il loro bel daffare a scegliere il successore di Pietro, qui, invece, al cospetto del “nostro” nuovo Papa, Perpetua V, le cose sembrano forse più chiare e lineari, almeno apparentemente. Già, perché Tobias Forge ha deciso di “rivoluzionare” in modo prorompente e deciso il sound dei suoi Ghost, dandogli un taglio nettamente più maturo e ponderato, una volontà questa in verità già espressa in passato, di dedicarsi a un’introspezione che lo vede oggi coinvolto sia a livello personale che in quanto artista esposto alle luci più luminose della ribalta. Un’introspezione lasciata in balia di melodie profonde, ammiccanti, a volte stucchevoli, ma mai banali, che pagano spesso dazio a gruppi come Kansas, Journey, Toto e Reo Speedwagon, il cui imprinting AOR è spiccato e fortissimo, se non sfacciato, al quale non possiamo non associare quella passione tipicamente svedese per sonorità smaccatamente “pop”, facili facili da digerire. Dagli ABBA ai The Sweet, in mezzo ci passa un oceano di roba, tassativamente in “high rotation” tra Stoccolma e Malmö, tra Norrköping e Göteborg, suoni che sembrano far quasi parte del DNA di ogni svedese fiero delle proprie radici. Alla cui schiera fa giustamente parte il vocalist e nume tutelare e ispirativo dei Ghost. Che, sin dall’opener ‘Peacefield’, terzo singolo introdotto da un celestiale coro di bambini e sviluppata attraverso strappi melodici e chitarre che pestano duro e al tempo stesso ricamano trame melodiose, reclama sia un orgoglio “patriottico”, che tutte le ambizioni di ‘Skeleta’’, album destinato a far discutere, anche in maniera animosa e, purtroppo, mai obiettiva. Album che sembra volersi attestare con le successive ‘Lachryma’ e ‘Satanized’, i primi due singoli che hanno provato ad alzare un po’ il velo, sui segreti di ‘Skeleta’’, a mio avviso riuscendoci molto poco, ma che prende invece il via con la sontuosità della ballad ‘Guiding Lights’ (brano che farà sfracelli specialmente dal vivo), della camaleontica ‘De Profundis Borealis’, up-time marziale e che flirta pesantemente con ritmi danzerecci tanto cari a quelle latitudini, come anche il caso di ‘Cenotaph’, che sfotte e gioca sul lutto, movimentando toni e umori, ridendo amaro dell’ora del trapasso che attende noi tutti… Notevole è pure la grintosa ‘Missilia Amori’, che può ricordare Alice Cooper e i Kiss più stagionati di ‘Revenge’, prima del robusto e ammiccante retrò rock di ‘Marks Of The Evil One’, probabilmente la traccia che meglio incarna voleri e valori degli attuali Ghost e del loro deus ex machina, l’ineffabile Tobias Forge. Vivida e scintillante, con un perentorio “duello” tra chitarre e tastiere, ‘Umbra’ rifugge sia l’ambiguità del titolo, che le forzature che a volte ingabbiano l’estro, in un altro brano che forse non ti aspetteresti, ma che finisce per rapirti, perché sembra essere proprio questa, la forza dei Ghost, in possesso di quel magnetismo in grado di catturarti in maniera implacabile. Che al loro sesto album, praticamente quasi una carriera intera, capovolgono totalmente tutta la loro storia, ma non facendo fatica alcuna, con quella bravura compositiva che, solo nelle grandi band, è innata. Tanto che, e questo nessuno lo può obiettare, di Tobias Forge e dei suoi Nameless Ghouls (vecchi o rinnovati che siano) si può ribadire che siano l’ultima grande band comparsa sulla scena, in grado di rivaleggiare con i nomi più autorevoli del panorama hard’n’heavy, passati dal riempire i piccoli club ad affollare le arene più grandi, il tutto in una manciata d’anni. Ci sta quindi forse tutto il brano che chiude ‘Skeleta’’, vale a dire ‘Excelsis’, il più lungo con i suoi sei minuti di durata, ma anche il più “candido” e significativo, che schernisce forse la sua locuzione latina che sottintende nel più alto dei Cieli, sappiamo bene quanto i doppi sensi siano importanti per i Ghost, il vizio e la virtù vanno a braccetto in una band tanto eccelsa nel fare della provocazione la sua regola d’arte, quanto nel saper tenere alta la tensione. La tensione necessaria, indispensabile per primeggiare, oltre che per rifuggire la banalità. Una tensione che funge da detonatore, per un album che farà senz’altro discutere, nell’esatta misura in cui Tobias Forge l’aveva precedentemente studiata. Nel bene e (soprattutto) nel male. Urbi et orbi.

Tracklist

01. Peacefield

02. Lachryma

03. Satanized

04. Guiding Lights

05. De Profundis Borealis

06. Cenotaph

07. Missilia Amori

08. Marks Of The Evil One

09. Umbra

10. Excelsis

Lineup

Papa Perpetua V: vocals

Nameless Ghoul Phantom: guitar

Nameless Ghoul Sodo/Dewdrop/Dew: guitar

Nameless Ghoul Rain: bass

Nameless Ghoul Swiss: guitar, chorus

Nameless Ghoul Earth/Mountain: drums

Nameless Ghoulette Cirrus: keyboards, chorus

Nameless Ghoulette Cumulus

Nameless Ghoulette Aurora