Speciale: The White Buffalo – Hold The Line

Il 29/07/2016, di .

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Speciale: The White Buffalo – Hold The Line

Jake White, in arte The White Buffalo, è uno dei cantautori più in voga del momento, conosciuto sia per i suoi brani contenuti nella colonna sonora del serial televisivo Sons Of Anarchy, sia per la sua vena intimista e profonda, nella quale immerge la sua arte tradotta in musica. Lo abbiamo seguito nella sua data del 28 luglio, quando a Modigliana, nel cuore dell’Appennino tosco-romagnolo, ha aperto il suo magnifico primo tour italiano.

Modigliana è un affascinante paesino abbarbicato sull’Appennino tosco-romagnolo, punto di snodo tra le province di Forlì-Cesena, Ravenna e, appena una manciata di chilometri più in là, Firenze. Una Firenze che pare quasi voler rivendicare il fondamentale ruolo del Granducato di Toscana, quando, neppure un secolo fa, Modigliana ne faceva appunto parte.
Modigliana, la quale da tempo rientra nel classico circuito marchiato Strade Blu (un’iniziativa questa da applausi a scena aperta, che tende a coinvolgere le realtà musicali più interessanti sia nazionali che estere, e che vanno dal blues al country, dal folk al vintage rock, tassativamente dedicata al live e che si svolge durante l’intera stagione estiva “spalmata” tra Faenza, Modigliana, Brisighella e comuni limitrofi), per l’edizione 2016 funge da suggestiva cornice alla data di apertura della prima tournée italiana di Jack Smith, in arte The White Buffalo, cantautore statunitense dai più conosciuto per i suoi brani colonna sonora di Sons Of Anarchy, serial televisivo di grandissimo successo arrivato alla sua settima ed ultima stagione. Un autentico affresco musicale, quello creato dal gigantesco Jack, completamente a suo agio nel raccontare storie di vita vissuta on the road, a schivare cazzotti nelle risse o respirando i fumi dell’alcool, dentro il quale i suoi personaggi cercano forse l’atto della rivalsa, non solo l’oblio più totale. Jack è un menestrello d’altri tempi, un cantore che ama sia Bukowski che Springsteen, un eroe umile che, partito dal natio Oregon, si è impossessato via via di ogni nota e strofa incontrate lungo il suo tormentato viaggio. Un viaggio che oggi chiama a sé nuove “anime”, qui nella Romagna più incontaminata, al cospetto di un numeroso pubblico per lo più composto da biker fanatici di Sons Of Anarchy e di tutto ciò che suona “stradaiolo”, da cultori della più sanguigna musica “a stelle e strisce” e dai molti paesani la cui curiosità è regola di vita. Affiancato dai fidati Christopher Hoffee (basso) e Matt Lynott (batteria), Jake smuove e conquista immediatamente, ‘Dark Days’ ha grandissimo potere, più che una canzone di apertura è una mantra ancestrale. ‘When I’m Gone’ è il piatto forte di ‘Shadows, Greys & Evil Ways’ (dei cinque finora incisi, forse l’album più rappresentativo del cantautore americano), appena prende il via scatta definitivamente la scintilla, di un concerto tra i più intimi e toccanti mi sia mai capitato di partecipare. Si respira aria di fratellanza, di comunione, Jake, scalzo e con a tracolla una semplice chitarra acustica, ad incantare con i suoi racconti un pubblico che appare particolarmente rapito, ‘One Lone Night’, ‘Every Night Every Day’, di purissimo spirito bluegrass, ‘I Got You’ e ‘Chico’, entrambi estratti dall’ultimo full length ‘Love And The Death Of Damnation’, brani che sul palco assumono una dimensione più importante e decisa, specie il secondo, accigliato e meglio articolato. E ancora: l’accorata ‘Oh Darlin’ What Have I Done’, ‘Love Song #1’, l’oscura ‘Come Join The Murder’ (se Nick Cave fosse nato negli States, questa è la musica che avrebbe suonato, umbratile ed evocativa, dal coriaceo feeling southern), prima di scatenar le danze grazie alla dinamica ‘Don’t You Want It’, capace di tingere con colori accesi una serata magica in tutto e per tutto, dove sono la bellezza della musica e la semplicità dei suoi interpreti ad ergersi quali protagonisti assoluti. Piazza Cesare Battisti pulsa di vitalità e di tradizioni passate, ma fortunatamente non dimenticate in quest’incontro con uno degli artisti più veri e sinceri dell’intero panorama americano, che con Modigliana sembra aver sancito un patto segreto, ricco di significati nascosti, ma preziosi, dannatamente preziosi. E proprio a Modigliana che Jake viene raggiunto da sua moglie Kasey e dal loro figlioletto di nove anni, per proseguire insieme il cammino attraverso l’Italia, alla scoperta di un Paese che amano molto, un Paese che li stupirà ancora, anche nelle tappe di Trieste e Brescia, a coronamento di un tour che ha fatto molto parlare di sé, era da tempo che non si libravano nell’aria sensazioni così forti ed emozionanti… Un tour nel quale han fermamente creduto Cesare ed Enrica di PMA Promotion, affiancati dall’eclettico Riccardo di Bagana Rock Agency, un trio con nel cuore la passione per il rock d’autore più solenne, trio grazie al quale lo spirito marchiato The White Buffalo ha vibrato lungo lo Stivale tricolore. ‘Into The Sun’, ‘Home Is In Your Arms’, ‘Joey White’, ‘This Year’, l’istintiva ‘Joe And Jolene’, le bellissime ed estremamente significative ‘Go The Distance’ e ‘The Whistler’, canzoni in cui l’ispirazione di Jake si tocca con mano. Jake che non smette mai di interagire con il suo pubblico, spalleggiato da Chris, bassista che non si tira certo indietro se c’è da scherzare e far battute. Ormai siamo ai pezzi finali, ai saluti, che vorremmo rimandare, è una ‘The Pilot’ suggestiva, quasi fremente, a scuotere questo incantevole spicchio di Romagna. Ma è con i capolavori di ‘Once Upon A Time In The West’, la coppia ‘Wish It Was True’ e ‘How The West Was Won’, che il cantautore dell’Oregon si congeda definitivamente, con una classe d’altri tempi, rendendo omaggio a un pubblico letteralmente in visibilio. Non un concerto come gli altri, lo spettacolo offerto da Jack Smith e i suoi The White Buffalo è un evento speciale, dove possiamo riscoprire molto di noi. Fin nel profondo.

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