I vent’anni di ‘Walking On A Thin Line’: You Can Stop Me

Il 03/02/2023, di .

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I vent’anni di ‘Walking On A Thin Line’: You Can Stop Me

Desidero aprire quest’articolo con una considerazione personale, che forse farà discutere: da fan del nu metal, ho sempre ritenuto i Guano Apes i migliori esponenti di tal genere in Europa.
Il problema, allora come oggi, è che molti, sia giornalisti che fan, non li hanno considerati tali, e per “tali” intendo appartenenti a quel panorama musicale. Sbagliando. Il vero motivo neanche lo si conosce: c’è chi non li ha mai definiti nu metal, preferendo usare la parola alternative (ugual termine con cui il nu metal si è sempre distinto, nonchè sua odierna definizione), o semplicemente un mix di generi come metal, rap, funky e altro (proprio come il nu metal), mentre altri non hanno mai voluto sentir parlare di nu metal al di fuori dell’America, quasi a considerarlo un’esclusiva tutta stelle e strisce (e cosa avevano i Guano Apes di tanto inferiore a band americane sopravvalutate, come i Trust Company?).
Personalmente, me ne sono sempre fregato, trovando molto spesso nel quartetto di Gottinga quello che le mie orecchie, all’epoca devote a quel genere, cercavano, grazie alla mascolinità della granulosa ugola di Sandra Nasic, e a quella proposta che tanto andava a braccetto con i colleghi d’oltreoceano. Che se considerata, tralasciando i lavori post reunion (da ‘Bel Air’ del 2011, per intenderci), figli di un’epoca durante la quale il nu metal era già, ahime, un ricordo, e quindi impossibilitati a suonare come un tempo, i primi tre dischi del gruppo restano, invece, notevoli gemme dei tempi che furono.
Non fa quindi eccezione il terzo ‘Walking On A Thin Line’, oggi ventenne, album della conferma dopo l’esplosivo ‘Proud Like A God’ del 1997 (ricordate la partecipazione della band a un Festivalbar condotto da Fiorello, con Ude e Poschwatta che salirono sul palco scambiandosi di ruolo, per l’esibizione di ‘Open Your Eyes’?) e il più compatto e maturo ‘Don’t Give Me Names’, di tre anni dopo. E’ interessante constatare come dopo due album eccelsi, ma comunque differenti tra loro (nonostante il trademark della band rimanga intatto), questo disco sia un’ulteriore espressione di maturità, virando più sull’alternative rock e meno sul nu metal.
Certo: non mancano inni crossover come il primo singolo estratto ‘You Can’t Stop Me’, ‘Dick’, ‘Diokhan’ e ‘Sing That Song’, ma più si procede nell’ascolto dei quindici brani in scaletta, più il risultato finale risulta variegato. A sua difesa, bisogna constatare che i venti di cambiamento erano già presenti in ‘Don’t Give Me Names’, in cui la bellissima semi ballad ‘Living In A Lie’, in questo terzo lavoro trova il suo prosieguo nel secondo singolo estratto ‘Pretty Scarlet’. Ma ‘Don’t Give Me Names’ era sapientemente ancorato al suo predecessore; qui, invece, si vuol abbracciare più un genere caro ai Placebo (‘Kiss The Dawn’), o ai The Cardigans (‘Quietly’), ovviamente con un trademark ben presente (‘High’), ma più ragionato. Un esempio potrebbe essere ‘Scratch The Pitch’, brano senza dubbio lodevole, ma più ponderato: nonostante si lasci ascoltare volentieri, con una rabbia quasi grunge nel ritornello a farci contenti, non possiamo fare a meno di chiederci come sarebbe stato, se composto qualche anno prima. Più esplosivo? Molto probabilmente si. Non aiutano, poi, i riempitivi, segno che se per alcuni accettare questa graduale maturità era difficile, a far storcere ulteriormente loro il naso ci pensano pezzi come ‘Plastic Mouth’, che posta dopo ‘Scratch The Pitch’ non regge minimamente il confronto, mentre ‘Storm’ e ‘Sugar Skin’ sarebbero anche carine, ma posizionate quasi in fondo odorano semplicemente di “già sentito”.
Ed è un peccato, perchè se fossero state tenute da parte per presenziare in album successivi, come il già citato ‘Bel Air’, si sarebbero sicuramente distinte, a dimostrazione che, seppur le idee non manchino, alla lunga tutto si perde in una generale similarità a tinte dark. Per concludere, se rivisitato vent’anni dopo, ‘Walking On A Thin Line’ appartiene certamente a un’altra epoca, e sicuramente è (stata) la conferma che i Guano Apes erano più in salute che mai. Ha solo il difetto di presentare una tracklist che, se leggermente ridotta, lo avrebbe messo alla pari con le prime due uscite. Resta, tuttavia, un promettente figlio al quale, vent’anni fa, si è voluto gran bene: dispiace solo non gli sia stato dato il tempo di sbocciare. Infatti, quanto accadrà più avanti, ovvero il dissolversi (o mutare) di un genere, non lo si può certo incolpare a qualcuno, nè tantomeno ai Guano Apes, “furbi” sotto questo punto di vista a sciogliersi un anno dopo la pubblicazione di questo disco, per poi ritornare nel 2009, a venti già cambiati, e offrire prodotti conditi sicuramente di buona volontà, ma che non staranno mai al passo con chi li precede.

Hammer Fact:
– Raggiungendo la prima posizione in classifica, ‘Walking On A Thin Line’ vinse pure il riconoscimento di disco d’oro in madre patria, ovvero in Germania. Sempre all’interno dei suoi confini, il primo singolo estratto ‘You Can’t Stop Me’ arrivò alla decima posizione, mentre gli altri due singoli ‘Pretty In Scarlet’ e ‘Quietly’ non superarono entrambi la cinquantunesima posizione.
– Il tour europeo in promozione al disco iniziò al Petöfi Csarnok di Budapest, in Ungheria, il 31 marzo e, dopo tre concerti in Austria (Graz, Linz e Vienna), giunse in Italia per ben quattro date: all’Alcatraz di Milano il sette aprile, al Tenax di Firenze il nove, allo 041 di Venezia il dieci, e infine al Velvet di Rimini il dodici. Nel raggiungere Rimini, l’undici aprile la band si fermò a Verona, per un incontro con i fan presso l’allora FNAC, di cui è tratta la foto sottostante assieme al sottoscritto.

Line-Up:
Sandra Nasic: vocals
Henning Rümenapp: guitars
Stefan Ude: bass
Dennis Poschwatta: drums

Tracklist:
01. You Can’t Stop Me
02. Dick
03. Kiss The Dawn
04. Pretty In Scarlet
05. Diokhan
06. Electric Nights
07. Quietly
08. High
09. Sing That Song
10. Scratch The Pitch
11. Plastic Mouth
12. Counting The Days
13. Storm
14. Sugar Skin
15. Data

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