Morbid Angel – Blessed Are The Sick

Il 16/09/2003, di .

Morbid Angel – Blessed Are The Sick

Ritorno sulle scene per i pionieri del death a stelle e strisce, che a tre anni di distanza dal precedente lavoro danno alla luce il nuovo “Heretic”, presentato a Metal Hamemr da mr. Trey Azagthoth in persona

Ci sono due tipi di soggetti attivi nell’universo del metal estremo. I primi sono un perfetto mix tra un uomo di Neanderthal ed un uovo di Pasqua di infima qualità: rispondono grugnendo, faticano a formulare anche il più elementare dei concetti e ricorrono al mutismo per mascherare l’aridità di idee presenti nella loro testa. I secondi paiono invece concepiti dall’unione tra una qualsiasi divinità vichinga (meglio se munita di corna e martello), un politicante sotto elezioni ed un frigo della Zoppax: fanno paura, sono freddi come pinguini ma quando attaccano a parlare non la smettono più, ti illustrano le loro idee che quelle sono e quelle rimangono, sono le migliori, sono le uniche, sono divine: insomma, un mangiadischi con la puntina che salta e ripete all’infinito la stessa solfa. E poi c’è Trey Azagthoth. La sua è una figura rara in questo campo, un personaggio che fa storia quasi a sé. Con i suoi Morbid Angel, infatti, attraverso anni ed album, si è costruito una immagine abbastanza inquietante, attorniata da quell’aura che spetta di diritto ai veri leader di un movimento musicale, impregnata da quel “che” di ostile che possono suscitare sonorità oltranziste e tematiche a metà strada tra il superomismo (soprattutto nell’era Vincent) ed il blasfemo. Ecco quindi “stonare” il suo essere reale una volta incontrato di persona. Trey è infatti un conversatore gentile ed estremamente a modo, intelligente sia quando si tratta di mettere in piazza argomentazioni per altri scomode che quando giunge il momento di motivarle, mai sopra le righe e sempre pronto ad andare al nocciolo della questione anche negli argomenti più ostici. Insomma, l’interlocutore ideale, soprattutto quando ci si trova a dover parlare di un disco delicato come può essere visto il nuovo ‘Heretic’, un lavoro con il quale di carne al fuoco, anche extra musicale, ne viene messa realmente tanta.
Secondo quanto riportato dalla presentazione di ‘Heretic’, ci troviamo di fronte un “multi dimensional album”. Puoi spiegarci cosa intendi con questo termine?
“Alla base di un album come questo ci sono moltissime idee che sono state sviluppate con particolare attenzione; alcuni aspetti del nostro sound sono stati curati a fondo, e con essi l’aspetto tematico: tutti elementi che in ‘Heretic’ vanno a fondersi in maniera quasi perfetta dando vita ad un risultato molto vario. Io, ad esempio, mi sono divertito moltissimo a studiare soluzioni differenti con la chitarra, ho sperimentato come mai avevo fatto in precedenza, e questa cosa mi ha dato grande soddisfazione, perché davanti a me vedevo aprirsi una dimensione nuova ed inesplorata, ed era estremamente eccitante addentrarmi in essa. E come me hanno fatto Pete e Steve. Soprattutto Steve si è rivelato molto ispirato da un punto di vista del songwriting, si è aperto, ha scavato a fondo ed alla fine ha ottenuto risultati più che soddisfacenti. Ma la cosa secondo me più importante, è l’essere stati in grado di visitare questa nuova dimensione stilistica: “multi dimensional album” nasce da questo, dall’aver capito quanto vasti sono ancora i territori da esplorare e quante direzioni può prendere il nostro sound all’interno di essi. Con ‘Heretic’ abbiamo iniziato questa opera provando molto, sperimentando e concentrandoci su svariati aspetti della nostra musica, però ci rendiamo conto che questo è solo l’inizio”.
Sono da vedere sotto questa ottica le quattro tracce che chiudono questo lavoro? ‘Memories Of The Past’, ad esempio, ha tutta l’aria di essere un brano di musica classica rivisitato in un’ottica più moderna e “deviata”…
“Questo è un brano che ci siamo divertiti a suonare assieme a Pete Sandoval. Per anni ha suonato le tastiere, e ha voluto cimentarsi con esse sia come musicista che come compositore, realizzando ‘Memories Of The Past’. E’ stata una cosa molto divertente da fare, perché non abbiamo mai pensato se era giusto o sbagliato farlo, se stonava in questo contesto perché non era metal o death metal o se ci stava bene… lo abbiamo inciso e basta! Era uno slancio di libertà che, seppur limitato a pochi minuti di canzone, ci ha dato molte soddisfazioni. E poi è un invito a non chiudersi in determinati schemi mentali ma di guardarsi attorno e di rendersi conto dello spazio che si estende attorno al mondo della musica. Credo che ‘Heretic’ contenga il vero spirito del death metal, l’essenza di quel sound che molte band oggi inseguono, eppure non nasce da tre individui fossilizzati su un ascolto unico, ma aperti a tutto. Assolutamente. Io, ad esempio, ascolto molto r’n’b, trovo sia la musica ideale per liberare il mio corpo ed il mio spirito e per farmi stare bene. Mi sono sempre considerato un artista, e come tale ho sempre pensato fosse corretto fare quello che sentivo fosse giusto fare in quel momento, senza vincoli, senza pensieri, mosso unicamente da una sorta di istinto artistico, e questo è quello che abbiamo fatto in questo disco. La gente cerca sempre il significato di quelle cose fatte in modo leggermente distante da quanto proposto in passato: la vera ragione di tutto è da cercare proprio in questo, nella nostra libertà”.
Quindi in questa chiave vanno viste anche le restanti ‘Victorious March Of Rain The Conqueror’, ‘Drum Check’ e ‘Born Again’, come la volontà di una death metal band di rompere le barriere e andare un po’ “oltre”…
“Sì, ma non voglio vedere questi brani come qualcosa di così clamoroso. Chi fa attenzione e vuole andare a esaminare a fondo quanto abbiamo fatto in passato, può rendersi conto abbastanza facilmente che tracce come queste non sono rare nella discografia dei Morbid Angel. In ‘Blessed Are The Sick’, ad esempio, si possono già trovare esperimenti simili. Il fatto è che si tende a scordare queste cose, perché l’attenzione è sempre stata puntata sulla band per altri fattori: in un disco death metal, è molto facile che il brano “diverso” si perda tra quelli più classici e non arrivi a suscitare quell’interesse che invece riscuotono quelle tracce più canoniche. Prendi ‘Born Again’: oggi tutti mi parlano di questo brano ‘insolito’, eppure non è altro che l’assolo di chitarra della canzone che chiudeva il nostro disco precedente”.
La cosa strana non è tanto nei brani in sè, quanto nella decisione di inserirli tutti in coda al disco, quasi a voler creare una sorta di divisione tra il volto più canonico della band, e quello più sperimentale…
“Mi piace di più vedere queste tracce come una sorta di ‘bonus’ dedicate ai nostri fans. Prendi ‘Born Again’: solitamente incido più parti di chitarra prima di scegliere quella che meglio si adatta al brano che stiamo registrando, e così è stato fatto anche per ‘Gateways To Annihilation’. Ho trovato divertente offrire ai nostri fans una versione nuova, stravolta, di qualcosa che già avevano avuto modo di sentire e apprezzare in passato. Tra i tanti assoli registrati ne ho allora recuperato uno e l’ho inserito su ‘Heretic’. Non si tratta di voler creare una ‘part II’ sperimentale all’interno dell’album, è più un proporre qualcosa di ‘extra’ che possa ricompensare i nostri fans per la fiducia accordataci in tutti questi anni e, allo stesso tempo, dare qualcosa di ‘concreto’ anche a chi si avvicina per la prima volta ad un lavoro dei Morbid Angel’”.
Come testimoniano palesemente tracce come ‘Born Again’, ‘Drum Check’ ma in generale tutta la vostra produzione, ogni membro dei Morbid Angel è in possesso di elevate doti tecniche. Non è mai successo che la tecnica prendesse il sopravvento su quanto stavate scrivendo, facendo passare in secondo piano quell’aspetto emotivo e concettuale che è sempre stato molto forte nella tua band?
“No, perché comunque tutto quanto verte attorno ad un piano puramente emozionale ha sempre un’importanza particolare per i Morbid Angel. E’ un po’ come tentare di determinare la bravura di un ingegnere partendo dagli strumenti che vengono messi a sua disposizione. Ricorda, la tecnica è nulla se alla base non c’è la passione, l’ambizione, l’emozione, l’immaginazione e soprattutto se non ci sono buone idee. Per me la tecnica, la capacità di suonare la chitarra adottando soluzioni differenti, può essere paragonata ad un martello o ad un chiodo, un semplice mezzo che mi può consentire di costruire, o di distruggere qualcosa. Senza la tecnica è difficile esprimere totalmente ciò che si viene a creare nella propria mente, e senza idee, solo con la tecnica, non si riuscirà mai a costruire qualcosa di realmente valido. Il vero artista è colui che sa utilizzare al meglio gli strumenti che ha in suo possesso e applicarli a dovere per trasferire sul concreto ciò che esiste come idea solo nella sua mente, facendo sì che quanto costruito riesca a trasmettere emozioni, sensazioni reali a chi ne fruisce”.
Questo continuo scontro reale/immaginario, ritorna anche in una frase estratta in una nota scritta di tuo pugno come accompagnamento ad ‘Heretic’, che recita: “Life is a game which there are paradigms/accepted rules, and the tribe thinks there are real and therefore they are real in their world, But paradigms are not real”. A questo punto mi viene da chiedermi cos’è “reale” per te…
“Fondamentalmente è il mondo ad essere reale. Non credo si debba/possa determinare uno stato di “realtà”, “realtà” è qualcosa che succede, e basta. Però penso esistano diversi gradi di “realtà”, avvicinabili in determinati stati mentali, a livello di percezione o semplicemente emotivo. Quello che voglio spiegare, è che lo stato di realtà di ognuno di noi spesso coincide con il proprio modo di “vivere”. In questo caso “reale” è una condizione puramente individuale che spesso va a scontrarsi con la globalità. Ti faccio un esempio: se oggi mi sento bene, se oggi provo sensazioni positive, è perché è il “mio” mondo ad essere positivo, non quello che mi è attorno; questo vuole dire che il mondo attorno a me non è affatto cambiato, che esso continua a seguire il suo corso sia questo negativo o positivo, indipendentemente da me. E’ uno stato mentale che va vissuto in un modo quasi intimo, sicuramente personale”.
La cosa che mi ha colpito è l’utilizzo della parola “tribù” per definire il nostro stato odierno, quasi a volerci ricondurre ad uno stato primitivo nonostante l’apparente evoluzione sociale in cui viviamo…
“E’ una parola che mi piace molto, e che trovo sia ancora attualissima nonostante un significato riconducibile a qualcosa di passato. La mentalità tribale, ad esempio, è qualcosa di reale al giorno d’oggi. La lotta per qualcosa in cui si crede, l’idealizzazione di qualcosa sino a renderlo un obiettivo da raggiungere a qualsiasi condizione è un concetto molto attuale, ma individuabile anche in una società tribale. Differenziarsi da chi ci sta attorno per i propri ideali è qualcosa che oggi viene concepito con grande difficoltà, visto che la società odierna tende ad uniformare tutto, dal modo di pensare a quello di vivere, e se ci pensi bene in un lontano passato chi non la pensava come la “massa”, veniva considerato pazzo. Eppure spesso proprio questi “diversi” si sono rivelati alla lunga dei leader, dei pionieri, degli innovatori, perché hanno saputo far valere la loro libertà di pensiero e imporre la loro idea sul comune modo di ragionale. Questo è il messaggio che voglio trasmettere, l’invito a credere nelle proprie idee e non lasciarle soffocare dall’aridità che regna attorno a noi”.
La parola “tribale” in un recente passato è stata più volte utilizzata per parlare della situazione in Medio Oriente, del popolo talebano, della condizione della donna in quei posti, del loro modo di vivere, di ragionare e di combattere in nome di un loro Dio…
“Hai ragione, è un termine che ben si addice ad una realtà come quella, può essere un modo allegorico di fotografare la condizione di una determinata società, in cui la storia continua a ripetersi impedendo il regolare scorrimento del tempo. Ciò che accade è il sistematico ritorno del passato, è ancora il passato a determinare i tempi di vita, i metodi di governo, i modi di essere e di pensare e, purtroppo, il modo di agire. E questa cosa è tremendamente negativa, perché pare essere una condizione senza via di uscita. Una volta conquistata la libertà, non è detto che sappiano come utilizzarla, è come una sorta di fiume che riesce ad abbattere la diga, ed i danni potrebbero essere molto gravi”.
Quello che hai appena affermato potrebbe apparire agli occhi di qualcuno come qualcosa di eretico, e guardacaso, il vostro nuovo album si intitola proprio ‘Heretic’…
“Guarda, la prima cosa a cui ho pensato quando ho deciso di intitolare questo album ‘Heretic’, è stata la sua definizione originaria, ovvero qualcuno o qualcosa che va contro i dettami della Chiesa. Andando più a fondo, si può però vedere come possa essere considerato eretico anche chi esprime idee contrastanti contro quella che è l’organizzazione della società. Secondo il mio modo di vedere le cose, idealmente e musicalmente, può essere considerato eretico chi pensa per se stesso, chi non vuole uniformarsi alla massa. Alla luce di questo possiamo affermare che non solo i Morbid Angel sono degli eretici, ma ognuno di noi può essere considerato tale”.
Lo scorso anno la Earache ha ributtato sul mercato ‘Altars Of Madness’ e ‘Blessed Are The Sick’ con l’aggiunta di video e rarità varie. Pensi questa mossa si possa vedere come il tentativo di far scoprire anche alle nuove leve due capolavori del metal estremo?
“Sì, credo che probabilmente l’idea di questa operazione è nata proprio da questo intento. Il risultato è stato decisamente buono, con il sound reso più fresco dal remastering, però ci tengo a sottolineare che è stata un’iniziativa della nostra label sulla quale non abbiamo praticamente avuto voce in capitolo. Quello che posso dirti è che considero questi due album, due dischi senza tempo, il sound per quell’epoca era qualcosa di innovativo, nessuno avrebbe mai azzardato a suonare roba del genere. Penso sia interessante la nuova versione di questi dischi, con foto inedite, video, bonus…sicuramente è un buon modo per i più giovani di avvicinarsi alla band”.
Che effetto fa sentirti una sorta di pioniere del death metal?
“Ovviamente mi fa piacere, perché significa che non solo sono riuscito a concretizzare le idee che avevo in testa, ma sono riuscito a fare si che queste diventassero un punto di riferimento per altre persone. Ma soprattutto sono orgoglioso di averlo fatto con un genere di musica ostico, non semplice, che in passato ha creato non pochi problemi a me e alla mia band, generalmente da parte di persone che non riuscivano a capire ciò in cui noi credevamo profondamente”.
In questo caso, qual è la cosa più stupida che è stata scritta o detta su di te o sui Morbid Angel in tutti questi anni?
“Non lo so, non ci ho mai fatto troppo caso, perché sono convinto che le persone non smettano mai di dire stupidaggini sul nostro conto. Alla lunga è perfino divertente, mentre trovo molto positivo il fatto che persone differenti possano vedere in maniera diametralmente opposta uno stesso album, segno che un medesimo lavoro può suscitare pareri, emozioni, sensazioni estremamente differenti, fare nascere differenti interpretazioni o idee diverse. Questa è la cosa che realmente conta per me. Trovo divertente quando, nel giro di due interviste, mi viene detto prima che non siamo più in grado di suonare metal estremo e, dopo, che il nostro nuovo album è il perfetto mix tra ‘Formulas…’ e ‘Gateways…’. E’ bello vedere quanto sia ampia la sfera delle opinioni umane”.

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