Lordi – My Heaven Is Your Hell

Il 12/06/2012, di .

Lordi – My Heaven Is Your Hell

“Ameresti un mostro?” Domandava beffardo dieci anni or sono Mr. Lordi nel primo di una lunga serie di hit, quando ancora la sua band era semplicemente una bizzarra creatura nata dall’innesto di un gruppo hair metal in un horror movie. La risposta è “sì”. Visceralmente. Perchè quel mostro sa divertire, sa sdrammatizzare, sa offrire una parodia del metal più datato finendo però per risultare perfino convincente. Al punto da trionfare all’Eurovision Contest nel 2006, di fare incetta di dischi d’oro e di platino, di collezionare singoli di successo in bilico tra shock rock e heavy metal, carichi di ironia e humor nero. Come quello che emerge nell’ultimo lavoro ‘Babez For Breakfast’ uscito ormai due anni or sono, e che deflagra sul palco, nei grotteschi show che hanno reso celebri i cinque mostri finlandesi. Qui ben rappresentati da Mr. Lordi in persona…
Il vostro ultimo singolo si intitola ‘This Is Heavy Metal’ e, nel presentarlo dal vivo, affermate di voler rendere tributo a Judas Priest, Twisted Sister, Kiss, WASP… però tutto il mondo vi inserisce in un contesto puramente hard rock. Personalmente tu dove collocheresti la tua band?
“Non ho mai fatto troppo caso a queste distinzioni… per me hard rock e heavy metal vanno racchiusi sotto uno stesso tetto e le band considerate “classiche” godono di uguale dignità. Secondo il mio modesto parere Judas Priest e Poison, Accept e Twisted Sister, Ozzy e Kiss vanno venerati senza fare troppe distinzioni stilistiche. E i Lordi pescano da tutti quegli elementi che hanno fatto grandi le band che osanniamo in ‘This Is Heavy Metal’ prendendo gli elementi migliori e costruendo con essi il loro sound. Che cos’è la musica dei Lordi? Sono riff semplici, sono grandi armonie, sono percussioni incalzanti, sono cori ruffiani… non ho mai pensato di poter dirigere altrove la nostra proposta sonora… i Lordi vanno in un’unica direzione e sono fieri di poterlo fare. A noi basta che una canzone funzioni, che rimanga nelle orecchie al primo ascolto. Se poi è heavy metal o hard rock, questo non ha importanza… E credo che, vedendo la reazione del pubblico alla nostra musica, siamo riusciti a creare qualcosa di personale pur pescando da elementi classici… ascolti una canzone e ti rendi conto che suona “Lordi” al 100%… è importante avere una propria identità stilistica e noi ce la siamo costruita”.
Non pensi che la vostra identità stilistica passi soprattutto per i costumi, relegando spesso in secondo piano il discorso musicale?
“Non credo, perchè per i Lordi vale lo stesso discorso che si potrebbe fare per Kiss e Alice Cooper: forte impatto visivo ma allo stesso tempo indubbia capacità di scrivere canzoni di successo. Nell’universo dei Lordi la musica è sempre venuta prima, mentre i trucchi di scena e la nostra immagine hanno seguito un percorso parallelo. È inevitabile però che queste due realtà vengano ad interagire… capita sovente che mi trovi a scrivere una canzone e, contemporaneamente, a pensare già al modo di portarla in scena, agli effetti da utilizzare, ai personaggi da coinvolgere sul palco… le ali che si aprono sul pubblico, così come il bazooka utilizzato da OX o gli zombie danzanti impalati da Awa sono stati concepiti proprio così, dalla volontà di “portare alla vita” un incubo cantato nelle mie canzoni”.
La musica dei Lordi è un chiaro tributo alla musica degli anni Ottanta. Che cos’è che più ti piace di quel sound?
“Il suo spirito, la sua melodia, la sua attitudine. La musica degli anni Ottanta è la sola che ha un valore per me, perchè ci sono cresciuto e perchè la amo ancora visceralmente. Mi capita ancora oggi di ascoltare un disco di quel periodo e, a trent’anni di distanza, trovarlo affascinante… tutti i miei dischi preferiti arrivano dagli anni Ottanta… anche perchè di nuovo non c’è molto che mi interessi. Il metal moderno proprio non mi piace, è troppo veloce, troppo duro, troppo brutale, privo di qualsivoglia melodia… Gli anni Ottanta “erano heavy” e lo saranno per sempre”
Gli Slipknot, i Lordi e prima di voi i GWAR hanno portato in scena l’idea che il “brutto è bello”… o meglio, che la bellezza non sempre conta per avere successo…
“Hey amico, hai dimenticato Alice Cooper e i Kiss, i primissimi ad utilizzare il trucco in scena e le mie fonti di ispirazione principali. Sin da quando ero piccolo guardavo le loro performance estasiato e sognavo di diventare come loro. Perchè i mostri mi sono sempre piaciuti, e se per qualcuno erano “brutti”, ai miei occhi erano semplicemente “meravigliosi”. Avrò una visione distorta, condizionata da un amore estremo per il cinema horror, ma più un mostro è raccapricciante, più risulta affascinante alla mia vista. Fa parte del mio essere, nei film horror ho sempre tifato per i mostri, anche se alla fine era palese che dovessero perdere. Prendi Star Wars… Luke Skywalker non è altro che un ragazzetto rinsecchito e alquanto noioso, mentre Darth Vader… beh, è semplicemente stupendo! Noi cerchiamo di portare tutto questo sul palco, siamo la rivincita dei mostri, siamo una sorta di “monster-pride”, siamo il brutto che prende il sopravvento… poi spesso la gente non riesce a scindere la finzione dalla realtà e pensa che siamo davvero cattivi, ma questo è un problema di chi non sa godersi lo spettacolo”.
Si dice che l’anonimato sia uno dei requisiti fondamentali per suonare nei Lordi, tanto che alcuni membri erano stati allontanati per aver rivelato il proprio volto. Ma quanto è difficile rimanere in incognito? Neppure i Kiss e gli Slipknot ci sono riusciti…
“È molto difficile, e dopo l’Eurovision lo è stato ancora di più. Dopo la vittoria in quel contest è stato un delirio per noi, c’erano paparazzi ovunque pronti a rincorrere lo scoop e noi a lottare per cercare di preservare la nostra privacy. Perchè alla fine tutto ruota qui attorno. Noi nel momento in cui indossiamo le nostre maschere e saliamo sul palco siamo dei personaggi pubblici: Lordi, Awa, Amen, Ox sono mostri di tutti ed è giusto che sia così. Ma quando ci togliamo le maschere, siamo personaggi civili come tutti gli altri, ed è giusto che rimaniamo tali. Noi lottiamo per demarcare al massimo quella linea che separa personaggio pubblico da privato… è nostro diritto rimanere in incognito e vogliamo preservare questa nostra condizione”.
Durante il tuo recente show italiano in una canzone hai mostrato al pubblico due feti… nel 1997 a Milano i W.A.S.P per una cosa simile rischiarono la galera. Voi non avete incontrato problemi di questo tipo?
“Nel caso specifico no, però in passato problemi con la censura ne abbiamo avuti a fiumi. Addirittura nel 2006 in Grecia ci fu una vera e propria campagna mediatica contro di noi per non farci esibire… un gruppo hard rock per di più dalle mostruose sembianze in un festival pop. Impensabile! Comunque, noi abbiamo ovviato al problema della censura avvisando prima il promoter su quello che intendiamo portare in scena, in modo che possa comunicarci cosa è lecito fare e cosa no nel suo Paese. A volte il promoter è efficiente e tutto fila liscio, a volte ci troviamo a dover smantellare tutto 10 minuti prima dello show. È comunque uno schifo, perchè la gente viene ai nostri concerti anche per le trovate sceniche, e quando non possiamo portarle in scena la delusione è tanta”.
I Lordi divertono perchè fanno paura… ma cos’è che fa paura ai Lordi?
“L’attualità, cose molto più orribili dei mostri che portiamo ogni sera in scena. L’economia globale, l’effetto serra, l’inquinamento, il terrorismo… queste sono cose che ci terrorizzano e purtroppo sono molto più reali di un film horror. La realtà quasi sempre supera la finzione: i Lordi sono intrattenimento, per quanto spinto possa essere un nostro show mi auguro che a nessuno venga in mente che siamo realmente delle rockstar che si nutrono di bambini… mentre un pazzo che sbarca armato su un’isola norvegese e ammazza a sangue freddo ottanta persone inermi è dannatamente reale. Come reale è la Terra che si sta ribellando alle violenze che le infligge l’umanità, con i terremoti, con lo tsunami… io vivo nel circolo polare artico in Lapponia, per anni l’inverno è stato tremendo, il freddo era disumano e la neve seppelliva tutto… nell’ultimo inverno la neve si è fermata poco sopra le caviglie… sono dettagli che ci dicono però che il mondo sta cambiando e in modo profondo”.
In conclusione, al festival di Metalitalia, avete suonato per la prima volta con il nuovo batterista. Impossibile quindi non chiederti il tuo personale ricordo del compianto Otus…
“Otus ci manca tantissimo, la sua morte ci ha sconvolto. Ancora adesso mi capita di pensarci e trovare irreale tutto quanto. Non doveva succedere, non a lui… Cosa mi rimane di Otus? Il ricordo di un amico e di un musicista tecnicamente preparatissimo. Mi piaceva l’idea di lavorare con lui, perchè un batterista così tecnico faceva a pugni con l’impatto grezzo degli altri musicisti. Si divertiva a suonare con noi, e la nostra musica aveva giovato del suo apporto. Lo rispettavamo tutti… ed è anche per rispetto che oggi non lo abbiamo ancora rimpiazzato, non ufficialmente almeno. Per suonare abbiamo bisogno di un batterista, perchè the show must go on, però ci sembrare irrispettoso nei suoi confronti trovare subito un nuovo batterista, un nuovo mostro, un nuovo personaggio… per questo abbiamo chiamato The Drummer…perchè ci aiuta e nello stesso tempo ci consente di far rivivere ogni sera il ricordo del nostro amico Otus”.

Foto Alice Ferrero

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