Holy Martyr – Il Ritorno Del Signore Oscuro

Il 19/03/2017, di .

Holy Martyr – Il Ritorno Del Signore Oscuro

Sono passati sei lunghi anni dal concept nipponico ‘Invincible’ e gli Holy Martyr ci hanno fatto aspettare a lungo, forse troppo, per regalarci un nuovo episodio della loro epica discografia. Un’attesa ripagata da quello che è probabilmente il loro miglior album, un full-length trionfale e raffinato basato sulle opere dello scrittore inglese J.R.R. Tolkien, con composizioni sulle orme dei giganti del genere, dai redivivi Cirith Ungol ai Manilla Road. Non potevamo farci scappare l’occasione di ripercorrere la genesi di ‘Darkness Shall Prevail’, disco che si può considerare il manifesto del metallo tolkieniano italico. A rispondere alle nostre domande c’è il chitarrista e mastermind del gruppo Ivano Spiga.

Ciao Ivano! Benvenuto su Metal Hammer Italia! Grazie per la tua disponibilità! Come va?
Ciao, grazie a voi…non vedevo l’ora di farmi una bella chiacchierata con Metal Hammer! Va tutto bene, dopo una nuova release in uscita direi alla grande.

Siamo qui per parlare del vostro nuovo disco ‘Darkness Shall Prevail’, che esce sei anni dopo ‘Invincible’. Prima di tutto ti chiedo: cosa è successo in questi sei anni e perché tutto questo tempo tra i due album?
Nel 2013 mi sono trasferito da Milano a l’Aquila per lavoro, metà band è rimasta su al nord. Questo ha comportato uno stop forzato e molte difficoltà, incluso un cambio di line up.Siamo riusciti ad entrare in studio con una formazione stabile solo nel 2016. Diciamo che ci siamo fatti un pò desiderare dai fan che non ci hanno mai abbandonato, tornando in pompa magna come eroi dati per dispersi (ride, ndr.)!

Essendo da poco uscito il mio ultimo libro per Tsunami edizioni, incentrato sul rapporto Tolkien e musica metal, mi sono letteralmente mangiato le mani quando ho visto l’annuncio dell’uscita del vostro disco. Sarebbe un po’ stato il re della produzione italiana del Tolkien Metal. Pertanto ti chiedo, quando avete deciso di basare l’album sulla letteratura tolkieniana?
Che peccato…siamo in due a mangiarci le mani allora. L’idea di fare questo concept è iniziata nel 2013…molte idee erano presenti già nel 2012 e l’annuncio effettivo mi pare di averlo dato nel 2015 credo, saremo comunque stati in ritardo per il tuo libro. Prima o poi dovrò leggerlo, mi hai messo curiosità.

Cosa vi ha spinto a trarre ispirazione da Tolkien?
Ammetto di essere sempre stato un fan sfegatato di Tolkien, sin da ragazzino. Ho sempre desiderato fare canzoni ambientate nel suo mondo, ma sul finire dei 90 e dopo la trilogia di Peter Jackson, le tematiche di questo tipo erano un po’ abusate. Questo è anche il motivo per cui la band ha indirizzato i suoi dischi sulla Storia antica, differenziandosi in modo netto da altri gruppi. Fare un album ora sul Legendarium di Tolkien, mi è sembrata la cosa giusta al momento giusto, ed ho finalmente realizzato un piccolo sogno ma molto ambizioso.

All’interno della band siete tutti appassionati delle opere di Tolkien? Se sì, quali sono i libri che avete apprezzato maggiormente?
Alessandro penso abbia letto tutti i libri, e ricordo pure fosse abbastanza entusiasta della trilogia cinematografica di LOTR. Ma rispetto a me, è più un fan di Star Wars.
Il resto del gruppo probabilmente ha letto qualcosa, ma non ha sicuramente il mio stesso livello di fanatismo. Sentendo titoli come Taur Nu Fuin o The Dwarrowdelf avranno pensato a parole arabe. Posso dirti che almeno una volta all’anno, se ho tempo, rileggo il Signore Degli Anelli. Altro libro a cui sono molto legato è il Silmarillion.

Una domanda che ho fatto a diverse band per il mio libro, su tutti Summoning e Blind Guardian, la ripeto anche a voi. Qual è, secondo te, il motivo per cui Tolkien ha un’influenza così forte sui gruppi rock/metal?
Penso dipenda dal fatto che la descrizione del suo mondo sia così…reale. È tutto immaginario, eppure leggendo ti immergi e pensi sia vero, ti immedesimi. La musica, assieme ai libri, è la cosa che più di tutte lascia volare la fantasia e ti trasporta altrove. In campo Heavy Metal poi, oscurità ed epicità sono fondamentali nelle liriche e nell’atmosfera dei brani. La grandezza di Tolkien è stata proprio questa, aver creato un universo immenso, con una storia oscura, Epica e mitologica, che richiama quella dell’umanità. Nel caso di un gruppo Epic Metal come il nostro, addentrarsi in questo mondo è stato come un invito a nozze.

Mi sposterei un attimo sul titolo dell’album, ‘Darkness Shall Prevail’, un’inequivocabile richiamo al lato oscuro, per così dire (parafrasando una storica saga cinematografica), a una possibile vittoria del male (Melkor o Sauron che sia). Come mai questa scelta?
Penso che l’oscurità descritta nei libri di Tolkien sia resa in maniera straordinaria. La percepisci, è morbosa, nonostante ci siano tanti personaggi ‘buoni’ ed il male viene sconfitto, è sempre presente. Lo stesso Frodo riesce a terminare il suo compito per un caso fortuito, in cuor suo era ormai già corrotto. È stata una scelta più realistica e diversa dal solito, io solitamente preferisco la luce e i personaggi eroici, però il lato ‘oscuro’ di Tolkien è affascinante da descrivere. Sicuramente hanno influito anche l’atmosfera cupa e l’incertezza dopo il mio trasferimento, in solitudine e lontano dagli altri. Ho somatizzato un periodo buio della mia esistenza trasferendolo nelle canzoni.

Tra l’altro poi il disco si conclude con ‘Born Of Hope’, quindi la presenza di un barlume di speranza. Sembra che la trama del vostro disco segua un po’ il percorso dell’eucatastrofe tolkieniana. Sbaglio?
Bravissimo, complimenti. Il disco parte con l’orgoglio e la decadenza degli uomini di Numenor, attraversa un cuore di tenebra a metà album e risale nuovamente con enfasi, tornando sugli eredi Numenoreani. Numenor cita: “but your seed will remain”, inteso sia come metafora per il seme di Nimloth portato nella terra di mezzo che per il sangue della stirpe dei Re, passato per Arathorn di cui parla Born Of Hope, padre del nascituro Aragorn. Tutta l’opera di Tolkien, è basata su una piccola flebile speranza, un raggio di luce nell’oscurità dilagante. Un concept con un titolo del genere, e brani così cupi…non poteva che finire con un pizzico di speranza, nel modo più tolkieniano possibile.

Giungendo al lato musicale, è fin troppo scontato citare nomi come Cirith Ungol, fra i padri dell’Epic, o Manilla Road. C’è stata una particolare band a cui vi siete ispirati per le sonorità?
Onestamente no…ho deciso di non ascoltare nessuna band per avere la giusta ispirazione. Per un annetto circa ho smesso di ascoltare musica e addirittura di suonare. Molte idee sono venute da sole, per caso, altre di getto una dietro l’altra o improvvisate. Riascoltando le bozze iniziali dei pezzi, mi sono stupito e non poco di una certa tendenza Doom Metal abbinata all’Epic, molto vicina quindi ai Manilla Road o Cirith Ungol più cupi. Evidentemente gli ascolti del passato rimangono nel DNA di un musicista. La cosa positiva è che si sente uno stile che ci contraddistingue sin dagli albori, merito del songwriting sicuramente, ma anche della voce unica ed inconfondibile di Alessandro, che ha saputo destreggiarsi con maestria su registri differenti in ogni brano. Proprio vocalmente, ci siamo palesemente ispirati ai cori di Ennio Morricone nella parte centrale di Dol Guldur, un piccolo omaggio che ha fatto la differenza, così come altri innesti di musica classica sparsi a livello strumentale.

Vi chiedo anche un parere sul ritorno dei Cirith Ungol dopo tutti questi anni…
Beh…il ritorno di divinità ancestrali. Mi viene la pelle d’oca al pensiero di ascoltare dal vivo brani da King Of The Dead…il 27 maggio suoneremo nello stesso palco all’Up The Hammers di Atene, incredibile ma vero.

Fra tutti i valori che traspaiono dall’opera di Tolkien (eroismo, lealtà, sacrificio, ecc.), qual è che vi sembra prevalere? E ce n’è uno che avete voluto rappresentare in particolar modo nell’album?
Non saprei cosa traspare maggiormente. Mi viene in mente che nel ‘Signore Degli Anelli’ è molto forte il valore dell’amicizia. Riesci a percepire un legame fortissimo fra i membri della compagnia. Sicuramente ciò deriva dalle esperienze di Tolkien durante la prima guerra mondiale, che aveva visto morire alcuni dei suoi amici più cari.
Per quanto riguarda il nostro disco, molti dei brani sono incentrati sul trionfo assoluto del male. È un Epic Metal al contrario, dove invece di decantare le gesta dei buoni si esaltano i cattivi. Su ‘Witch King Of Angmar’, una frase come “ride, Lord of The Nazgul ride, let’s spread your black wings and scream your triumph” rende abbastanza bene l’idea. L’esaltazione del male.
Ovviamente ci sono anche i brani ‘eroici’ come ‘Born Of Hope’ ed ‘Heroic Deeds’, a fare da contrappeso fra oscurità e luce.

Domanda che può sembrare scontata ma che, secondo me, è imprescindibile. C’è un personaggio che amate maggiormente e perché?
Aragorn. È una figura chiave e mi è sempre piaciuto il suo essere antieroe, umile, ma pieno di forza e coraggio. Spesso e volentieri lo si vede pieno di dubbi e insicurezze, così umano e fragile, quasi mi ci rispecchio perchè è reale e riesci ad immedesimarti.

Riguardo ai contenuti, avete preso spunto anche dai film di Peter Jackson o solo dai libri?
Assolutamente libri e tutte le appendici possibili. Anche perchè tutti i temi trattati nel disco non hanno nulla a che vedere con il ‘Signore Degli Anelli’, sono tutti eventi venuti in altre epoche e non descritti nel film, se non vagamente. Non c’è proprio paragone con le sensazioni che ti danno le parole scritte. Su ‘Born Of Hope’ invece, mi sono parzialmente ispirato a un film indipendente su YouTube, un fan movie basato sui Dunedain guidati da Arathorn.

Sempre sul cinema, c’è stato un abisso qualitativo fra la prima e la seconda trilogia cinematografica. ‘Il Signore Degli Anelli’ è sempre stato riconosciuto come una buona trasposizione, mentre ‘Lo Hobbit’ è apparso più come una mossa commerciale e una brodaglia allungata. Voi cosa ne dite?
Guarda…su ‘Lo Hobbit’ non voglio pronunciarmi. Mi sto zitto e non commento.
Sul ‘Signore Degli Anelli’ sono d’accordo con te, è una buona trasposizione, il lavoro svolto è stato notevole e gli attori molto bravi. Però il capolavoro resta il libro.

In tutto il panorama dei dischi ispirati a Tolkien, ce n’è qualcuno cui siete particolarmente affezionati? Se sì, perché?
Nei primissimi anni ’90 non conoscevo nessuna band in grado di abbinare Heavy Metal e Tolkien, mi sembrava una cosa inconcepibile. La prima volta che ascoltai ‘Somewhere Far Beyond’, all’incirca nel 1995, rimasi a dir poco stupefatto. Fra l’altro in quel periodo erano completamente sconosciuti e completamente fuori dagli schemi. Per me una band Metal in grado di scrivere brani ispirati a Tolkien era una cosa straordinaria, è stato come se mi avessero detto che Babbo Natale esisteva e che poteva farmi qualsiasi regalo volessi. Sono ancora legato a questo disco ed i due successivi non sono riusciti ad eguagliare le stesse identiche sensazioni. Ho smesso definitivamente di seguirli da ‘A Night At The Opera’. Ho dato qualche ascolto anche ai Summoning, anche se non sono di certo il mio genere. Mi piacciono abbastanza alcune atmosfere di Dol Guldur, ma senza impazzirci. Hanno comunque tutto il mio rispetto di Tolkieniano.

Vorrei un attimo approfondire con voi alcune tracce, sia dal punto di vista musicale che da quello testuale, se potete rivelare qualcosa della stesura e del contenuto. La prima è ‘Heroic Deeds’.
‘Heroic Deeds’ è un gran bel brano, probabilmente il più eroico, in tutti i sensi, del lotto. Mi sono pure tolto lo sfizio di musicare il poema di Tolkien ‘Gil-Galad’, attinente alle liriche della canzone.
Siamo nella seconda era, anno 3434, nel pieno della guerra dell’ultima Alleanza tra gli Elfi e gli uomini, scatenata contro Sauron. Il brano si sviluppa in velocità dopo una parte arpeggiata, per spezzarsi in maniera lenta ed evocativa e ripartire nuovamente con un piglio feroce, quasi ad emulare le sorti di uno scontro altalenante.Lo sfondo è la battaglia di Dagorlad, descritta nella prima strofa con gli Elfi, nella seconda con gli uomini di Numenor che cingono d’assedio Barad-Dur. Nei bridge pre ritornello troviamo una parte cupa, che enfatizza la parole ‘Darkness’ e ‘no sun rises from east’, quasi a presagire un esito ambiguo e l’atmosfera che verrà nelle tracce successive. Il brano termina in maniera inaspettata (ci piace stupire), caratteristica di molte nostre canzoni, che hanno un ritornello in chiusura diverso dal principale. Qui vengono decantate le gesta di Gil-Galad ed Elendil, quasi in una sorta di epitaffio malinconico.

Come seconda sceglierei ‘Darkness Descends’, breve e oscuro intermezzo che mi ricorda un po’ la distruzione degli Alberi di Valinor. (Questo perché gli intervalli strumentali non vanno mai trascurati)
Beh…ora che mi ci fai pensare, potrebbe benissimo adattarsi a quella situazione, che ricordo trasmetteva molta inquietudine (mi hai fatto venire voglia di rileggere il Silmarillion). È un intermezzo che si adatta al brano successivo, su mirkwood/bosco atro (taur-nu-fuin) ed è allo stesso tempo unita a Dol Guldur. La sensazione è di gelo totale e di solitudine, non ho idea di come sia saltato fuori questo riff, è un’improvvisazione che ho conservato durante una sera estiva di Milano, un modo originale per combattere la calura opprimente.

Come terza vi propongo ‘The Dwarrowdelf’…
‘Dwarrowdelf’ è il nome anglicizzato di Khazad-Dûm, antica dimora dei Nani. È l’unico brano che parla di loro, era quasi obbligatorio citarli in un concept Tolkieniano, un po’ come pizza e birra.
Si ricollega indirettamente anche ai brani precedenti, visto che parla della decadenza e della gloria perduta di questo reame, ormai diventato un luogo cupo e tenebroso. L’ombra di Sauron nelle vicine Dol Guldur e Bosco Atro, contribuirono al declino dei Nani, culminata col risveglio del Balrog. Con poche righe semplici ed efficaci “the splendour in the halls of stone, a greatness now gone” ho cercato di rendere l’idea di qualcosa di grande, andato perduto col passare dei secoli. È il brano con più parti corali e solenni del disco. Non so perché, ma con i Nani mi è venuto spontaneo associare tanti bei cori evocativi, il lavoro di Alessandro in questo brano poi, è stato veramente efficace.

Quali sono state le fasi più difficili nella realizzazione del disco? La scelta delle tematiche, l’eventuale adattamento?
Quella è stata la cosa più semplice e rapida. Ero molto ispirato, avevo tutte queste idee che stavano fermentando nella mente come del buon vino. Solitamente ho tutta una serie di bozze a cui inizio a dare il titolo da subito, una determinata parte sarà ‘Numenor’ perché mi trasmette tanta solennità, un’altra ‘Taur-nu-fuin’ perché molto maligna e via dicendo. Non parto mai da un riff singolo…ho subito il brano pronto in testa, con la linea vocale ben definita. So addirittura come finirà, i cambi di riff e spesso cosa faranno gli altri strumenti. Ho questa fortuna di avere le idee chiare da subito, praticamente nel giro di pochi mesi scaletta e brani erano già decisi. Ciò comporta che il resto del gruppo spesso rimanga interdetto, perché non può entrare nella mia testa!È stato divertente comporre con Stefano, un batterista esuberante che riempiva tutti gli spazi possibili. Ho dovuto frenarlo e spiegargli che in alcuni punti ci stava la voce, in altri il basso o le chitarre in armonia, ha sicuramente pensato fossi pazzo (ride, ndr.)!

Solitamente, e soprattutto in questo caso, siete partiti dai testi per poi sviluppare la musica o viceversa?
Parto dalla musica…o meglio, da qualcosa di profondo che viene da dentro e ti esalta, in questo caso è stata probabilmente Ainulindale (ride, ndr.)!Gran parte delle canzoni le costruisco mentalmente, con una melodia vocale senza parole. Ci lavoro col pensiero…solo dopo vado a registrare con la chitarra, di getto, al massimo modificando qualcosina strada facendo.
So che può sembrare strano ma è così, mi devo fomentare e solo allora riesco a lavorarci sopra. Le liriche vengono dopo, ricalcano esattamente quello che canticchio sopra la struttura del brano. Ovviamente sono la parte più difficile. Devo pensare in inglese, usare termini che si adattino all’atmosfera del pezzo e soprattutto alla metrica. Prima di avere l’ispirazione e le giuste parole ho temporeggiato per mesi.

In conclusione, c’è qualcosa nella narrativa di Tolkien che può essere applicato al disastroso mondo attuale o vedete qualcosa che potrebbe invece migliorarlo, se traslato a oggi?
Mah…il mondo attuale mi sembra sempre di più quello grigio e spento auspicato da Saruman. Tolkien, amava gli alberi e odiava la tecnologia ed il progresso. La penso come lui. Spero ci sia la speranza di cui parla tanto nei suoi libri, per ora vedo solo tanta oscurità che prevale su tutto, giusto per fare una citazione finale col nostro disco.

Leggi di più su: Holy Martyr.