Turilli / Lione Rhapsody – Assenza di gravità tra passato e presente
Il 08/08/2019, di Andrea Schwarz.
Piccola legenda: l’intervista che andrete a leggere tra poco si è svolta ben due mesi prima dell’uscita di ‘Zero Gravity’, una chiacchierata veramente interessante che non si è limitata al solo progetto Turilli / Lione Rhapsody ma che ha spaziato a 360 gradi sulla carriera di un loquace quanto disponibile Fabio Lione. Certo, il protocollo avrebbe previsto domande principalmente su quest’ultimo progetto ma sapete che qui a Metal Hammer abbiamo il gusto di indagare senza disdegnare domande che possono,sembrare polemiche ma che invece nascondono una grande curiosità di capire al meglio dinamiche e concetti che ogni band tenta di comunicare disco dopo disco. A voi, Mr Fabio Lione.
Ciao Fabio, innanzitutto ben arrivato, quanto tempo! Ormai ci conosciamo da tanti anni, contando bene sono poco più di vent’anni e quindi non posso che partire da qui….quando ho letto la prima volta del tuo progetto insieme a Luca non nego di essere rimasto molto sbalordito, meravigliato conoscendo i vostri trascorsi, negli anni passati in certe occasioni vi siete quasi sopportati se posso usare questo termine. Certo, nella vita fortunatamente si cambia ma il fatto di condividere insieme un progetto musicale non me lo sarei aspettato….
Capisco cosa intendi, devo dirti però che l’esperienza che abbiamo fatto nel tour celebrativo con Rhapsody, il cosiddetto reunion tour, è stata una bellissima occasione per trovare quella sintonia che ci ha poi portati a oggi. Hai detto bene, fortunatamente nella vita si ha la possibilità di cambiare, forse non è che non ci siamo mai sopportati ma ci sono state una serie di episodi e di situazioni che hanno portato il nostro rapporto a essere più superficiale. Per sette lunghi anni non abbiamo avuto occasione di collaborare insieme anche se ogni tanto ci scambiavamo qualche mail ma poi scoprii con sorpresa che i motivi che apparentemente ci tenevano lontano si erano risolti da soli, parla e discuti e trovi che quelle che una volta sembravano distanze alla fine si sono rivelate punti in comune. A tutto questo aggiungi la volontà di voler produrre musica che possa avere radici nel passato ma con un forte sguardo al futuro, un’evoluzione di quello che avevamo fatto con un gusto più nuovo, più attuale. Noi stessi ne siamo rimasti favorevolmente colpiti, non ce l’aspettavamo noi così come tutte le persone che con noi condividevano il tour. Proprio quel tour è stata la classica scintilla, io stesso ho voluto fortemente celebrare una band che secondo me meritava di essere omaggiata, tutti noi ne eravamo fortemente convinti compreso Luca, Alex Holzwarth e tutti gli altri anche se devo ammettere che avevo già in mente un dopo per la mia carriera, la voglia di fare cose nuove, di provare esperienze diverse come ho avuto la fortuna di fare negli ultimi anni con gli Angra. Ma poi, come ti ho già detto, si è evoluta in una maniera inaspettata e a volte certe occasioni vanno colte al volo perchè altrimenti potrebbero non presentarsi più. Io nel frattempo con Angra avevo fatto già le mie scelte, ‘Secret Garden’ ha dei buonissimi brani anche se penso che sia un album interlocutorio mentre con ‘Omnia’ abbiamo fatto un deciso passo in avanti, un album che ascolto volentieri ancora oggi e grazie al quale abbiamo fatto più di cento date in tutto il mondo. E non è poco se consideri che si è perso per strada un chitarrista come Kiko Loureiro, venire fuori da una situazione difficile grazie a quel disco vuol dire che i brani sono veramente ben fatti. La qualità paga e lo stesso metro di paragone è stato il mio chiodo fisso anche per l’inizio di questa nuova avventura con Luca.
Pensando un attimo alla tua carriera prima di ritornare al nuovo progetto con Luca, queste scelte avranno anche una ripercussione immagino su un’altra band alla quale hai dato tanto, i Vision Divine.
Certamente, è lo stesso discorso. I ragazzi dei Vision Divine sono miei amici, con loro ho inciso ben cinque album anche se nel conteggio definitivo aggiungo anche ‘Stream Of Consciousness’ visto che alle melodie e agli arrangiamenti ho lavorato per più di un anno e mezzo anche se non ho cantato io sul disco. Poi sai, io ho una carriera da portare avanti e non è pensabile che l’ultimo album fatto come Vision Divine sia datato 2012…se vuoi vivere di musica come fai? È praticamente impossibile, abbiamo delle esigenze di vita diverse e senza cattiveria ho dovuto a malincuore fare delle scelte che mi hanno portato ad accantonare definitivamente quella bellissima esperienza fatta con loro pur rimanendo in buonissimi rapporti. Lo stesso discorso riguarda le tante collaborazione nelle quali durante gli anni sono stato coinvolto, non vuol dire che non collaborerò più con nessuno ma sicuramente mi concentrerò su poche cose ma fatte bene. In effetti in passato non è che tutte le mie “comparsate” siano state di qualità eccellente ma fa parte dello spettro delle esperienze che ti fanno poi migliorare e aspirare a qualcosa di realmente positivo.
Torniamo a testa bassa a parlare del nuovo progetto Turilli / Lione. Mi spieghi come mai, se l’idea è quella di progredire, di fare cose nuove…perché avete inserito il nome Rhapsody? Non ti pare una pura e semplice operazione commerciale? Da qualche parte ho letto che per voi è una scelta dettata dal mercato: me la puoi spiegare? Possibile che nonostante le vostre carriere ventennali abbiate ancora bisogno di una cartina tornasole?
Hai ragione ma posso spiegartelo. All’inizio di questa nuova avventura abbiamo pensato di ricominciare da zero, non a caso il titolo dell’album è ‘Zero Gravity’ che era anche il nome che avremmo voluto dare alla band. Poi sai come funzionano queste cose, si comincia a parlarne con il proprio management, si studiano varie soluzioni ma da più parti ci è venuto il consiglio di inserire il nome Rhapsody perché così facendo saremmo stati maggiormente riconoscibili, grazie a quello ci sarebbero state maggiori occasioni di ingaggio soprattutto per quanto concerne i live show. Ci siamo interrogati molto, non ti nego che siamo stati combattutissimi in merito ma poi siamo arrivati alla conclusione di seguire il consiglio perché così facendo avremmo potuto accedere a migliori ingaggi che ci avrebbero permesso di “costruire” degli spettacoli maggiormente attraenti per il nostro pubblico. Perché rinunciare a qualcosa che abbiamo comunque creato noi in tantissimi anni di duro lavoro? Ne abbiamo discusso anche con Alex Holzwarth, Dominique Lerquin e Patrice Guers, anche loro vogliosi come noi di cominciare una nuova avventura con un nuovo sound ma dopo avergli proposto il quesito…sono rimasti contenti di poter aggiungere il monicker Rhapsody per i motivi che ti dicevo prima. Insomma, i due terzi di quella band sono qui oggi, io e Luca abbiamo scritto testi, musiche, melodie di quella band. Volevamo raccoglierne l’eredità più che disperderla vanificando tantissimo lavoro.
Comprendo il tuo punto di vita però non puoi negare che stride con la voglia e il proclama di voler assolutamente guardare al futuro…
Capisco quello che vuoi dire ma abbiamo seguito il consiglio del nostro management che conosce benissimo come funziona il mercato musicale al giorno d’oggi, metti in risalto soprattutto le considerazioni finali che condividevo prima e allora troverai il tutto perfettamente pertinente.
Prima di cominciare questa chiacchierata si è parlato di tante cose tra le quali l’affetto e la grande risonanza che ha il nome Rhapsody così come il tuo nome o quello di Luca in Sud America. Due giorni fa ho guardato i dati di You Tube del singolo ed ha numeri impressionanti, quasi 59000 con moltissimi commenti dal Sud America, probabilmente è lì che c’è il vostro zoccolo duro di fan che vi seguirebbero ovunque. Qual’è il vostro legame con quei Paesi?
Sicuramente quello per noi rappresenta il maggior mercato, senza dubbio. Se penso all’ultimo tour in Cile abbiamo fatto la prima volta 4000 persone mentre dopo sette mesi, stesso posto, poco più di 3000 persone. Prendi la Colombia a esempio: facemmo tre show di cui uno con Hammerfall dove in quel festival ci furono 1800 persone, dopo qualche giorno suonammo a Medellin e ne facemmo da soli quasi 2000. Con questi numeri capisci che non possiamo sottovalutare l’importanza di quei Paesi, forse il fatto di aver suonato poco da quelle parti durante la nostra carriera ha creato quel senso di attesa che viene colmato con presenze massicce. Forse una parte di questo l’ha giocata la mia militanza come Angra, tutto nell’insieme quel pubblico ci ama in maniera particolare. Sono onesto, questo affetto mi stupisce anche oggi perché stiamo pubblicando un nuovo album che abbiamo presentato come un nuovo progetto eppure stiamo continuando ad avere parecchie e sostanziose offerte proprio da quei Paesi, abbiamo addirittura confermato che non suoneremo brani come ‘Dawn Of Victory’ e ‘Emerald Sword’ eppure… il loro calore e l’interesse nei nostri confronti rimane immutato. Il disco non è ancora uscito e le proposte sono incredibili ma ti dirò di più: anche dall’Asia ci sono pervenute fior di offerte per la fine dell’anno. Saremo coerenti dal vivo con la scelta della nostra nuova direzione, andremo a suonare sicuramente brani dei Rhapsody perché il disco dura un’ora, per due ore di set andremo a scegliere quei pezzi che si amalgamano meglio e più coerentemente con quanto è la band oggi. Giusto per farti un esempio potrei dirti ‘Reign Of Terror’, ‘Frozen Tears Of Angels’ ma non ‘Wisdom Of The Kings’. Ci stiamo ancora lavorando su, sarà una sorpresa per tutti in funzione dello spettacolo.
In questo progetto, quanto c’è di tuo? Quanto possiamo riconoscere Fabio in queste canzoni?
C’è certamente il fatto che Luca abbia capito che avevo una grande voglia di cantare in maniera diversa e più varia scrivendo quindi con quell’intento, quando eravamo in studio è rimasto impressionato di come sia riuscito lui in primis a far rendere al meglio la mia voce anche se in alcuni casi si è quasi limitato, sai dopo tanti anni che non lavori più insieme in fase compositiva perdi quella percezione e quella confidenza nelle capacità dell’altro che invece sono fondamentali. È stata una bella esperienza, in ‘Fast Radio Burnst’ ho cambiato le melodie che aveva pensato lui così come moltissima libertà l’ho avuta con i brani con testi in italiano. Lo stesso approccio lo si è avuto anche con le parti di batteria, anche queste sono state scritte da Luca ma con la libertà per Holzwarth di modificarle in base al suo gusto e devo dire che anche in quel caso le partiture sono complesse, si è divertito tantissimo Alex a metterci del suo. Forse in studio è stata la migliore esperienza che io e Luca abbiamo fatto insieme con Simone Mularoni che era meravigliato della pressante tabella di marcia che io e Luca avevamo preparato, è stato bravissimo a sopportarci nella meticolosità del nostro modus operandi. D’altronde chi non conosce il modo di lavorare in studio di Luca e del sottoscritto potrebbe avere dei seri problemi nel senso che non sono preparati ai nostri ritmi, alla nostra voglia di spingere tutto fino al limite non lesinando nessuno sforzo. Ricordo che in ‘I Am’ Mark Basile dopo due ore e mezza di duro lavoro su un singolo particolare stava dando di matto ahaha! Simone (Mularoni) stesso ha capito come siamo organizzati, all’inizio forse era un pò spaventato pensando di trovarsi di fronte un lavoro mastodontico con tempi biblici ma non conosceva perfettamente come siamo abituati, aiutati anche dal fatto che nonostante siano stati tanti anni separati conoscevamo i pregi e i difetti dell’altro. Bellissima esperienza per un disco che mi piace tanto, trovo che sia qualcosa di nuovo, di fresco, ha la sonorità che abbiamo sempre avuto pur strizzando l’occhio a cose più moderne e più varie. Mi piacciono tante produzioni passate ma credo che dopo ‘A New Religion’ con gli Athena questo sia il primo disco dove c’è una varietà vocalmente più interessante. Per quel disco ebbi la fortuna di lavorarci con calma per ben tre anni, secondo me musicalmente e vocalmente ancora oggi quel cd è fresco e interessante. Ti dirò una chicca, non molto tempo fa sono riuscito ad andare a trovarli, Gabriele Guidi (tastiere) è tornato in Italia ed era un bel po’ di tempo che non ci vedevamo ma abbiamo avuto il tempo di condividere alcuni brani nuovi ai quali stanno lavorando e posso dirti che sono assolutamente clamorosi. Musicalmente ho trovato alcune soluzioni veramente buone, a livello di melodie vocali devo ammettere che sono un po’ troppo astruse, complicate e poco d’impatto però è materiale che vorranno fare uscire. E allora, anche se ho poco tempo, cercherò di trovare un momento per poter fare una comparsata, per loro ci tengo particolarmente. Non ho tutto il tempo che vorrei anche se con Angra ci prenderemo una pausa per scrivere del nuovo materiale ma questa nuova avventura con Luca assorbirà tantissimo tempo nei prossimi mesi che non mi potrò impegnare in altri lavori.
Tornando nuovamente proprio alla tua nuova avventura con Luca, ci sono brani come ‘I Am’ o ‘Decoding The Multiverse’ che ho apprezzato molto per il loro stile diverso da quello con il quale siete conosciuti dal grande pubblico, mi ha stupito vedere che abbiate scelto come singolo ‘Phoenix Rising’: va bene che come si intuisce dal testo è un po’ un vostro manifesto del nuovo corso ma trovo che lo stile invece sia troppo legato al vostro passato, quasi come se fosse uno specchietto per le allodole, un modo per ricatturare l’attenzione del vostro pubblico rassicurandoli su una direzione che però voi non vorreste riprendere al 100%, Non lo trovi fuorviante e poco onesto nei confronti del pubblico?
Concordo con te, io ad esempio avrei preferito utilizzare un brano come ‘Zero Gravity’ che seppur abbia degli indiscussi legami con il nostro passato lo è però meno rispetto a ‘Phoenix Rising’ però capisco che il nostro management e la Nuclear Blast abbiano cercato una canzone che potesse essere il ponte tra il passato e il presente com’è scritto anche sui commenti al video apparso su YouTube. Ne ho parlato qualche giorno fa con Luca e condividevo con lui la stessa impostazione cioè la preoccupazione che un ascoltatore si potesse basare solamente sull’ascolto del singolo per farsi un’idea del disco nella sua interezza, un rischio che si corre sempre normalmente ma con un brano con queste caratteristiche potrebbe essere fuorviante. Alla fine però la scelta è giusta, non disorientare troppo i nostri fan penso che si rivelerà giusto anche perché tanto ci sarà spazio per un altro singolo (con relativo video) che dovrebbe riequilibrare la cosa.
Visto che tra un po’ ci tagliano il tempo, ancora una cosa anche se ne avrei ancora tantissime: ho notato che nella tracklist avete inserito un brano, ‘Origins’ esattamente a metà scaletta. Questo vuol dire che in questa rinascita c’è simbolicamente un prima e un dopo? C’è un sottile filo rosso che lega i brani?
Sì, esatto…anzi all’inizio pensavamo addirittura che questo pezzo potesse essere utilizzato come intro all’intero disco ma abbiamo deciso diversamente per due motivi. Il primo è per rimarcare un taglio con il passato perché tutti i dischi dei Rhapsody avevano un intro strumentale e quindi abbiamo voluto differenziarci. In secondo luogo dietro tutto ciò c’è una ricerca spirituale, una ricerca del senso della vita, i segreti della conoscenza dell’universo che sono i temi che accomunano tutti i brani. Questi i motivi che ci hanno spinto a tributare un brano al genio di Leonardo come del Leopardi, io sono forse di parte ma trovo che tutto questo doni ai brani quel tocco in più. Con gli Angra ho scoperto proprio questa dimensione e questa voglia di inserire nella propria musica richiami forti alla propria cultura non solo musicale. Con Luca oggi vogliamo seguire il loro esempio, rendere speciale la nostra musica inserendo strumenti, richiami musicali e/o letterari ai grandi geni della nostra cultura altrimenti per quanto tu sia bravo strumentalmente rischierai sempre di confonderti nella miriade di produzioni che tutti i giorni affollano il mercato musicale. E quindi abbiamo raccolto questa sfida, certo il nostro genere è più prettamente di estrazione anglosassone, gli italiani nel mondo sono più conosciuti per il prog di band come Area o PFM piuttosto che metal ma questo non ci deve impedire di provare a dire la nostra visto che forse in passato io e Luca siamo riusciti a ritagliarci un nostro spazio grazie anche alla nostra italianità. È capitato a noi e a pochissimi altri come i Lacuna Coil, band che faticosamente sono riuscite a imporsi che però sono riuscite a mantenere degli ottimi livelli per più di venti anni, questa è un obiettivo difficile da raggiungere per chiunque. Ma abbiamo dimostrato che ci si può riuscire….e vogliamo continuare su questa strada! Speriamo che la gente apprezzi la nostra impostazione, non avrebbe avuto senso trovarsi con quattro quinti dei Rhapsody riproponendo il solito minestrone, via al nuovo corso del quale noi tutti siamo soddisfattissimi…ora non ci resta che attendere il giudizio del nostro pubblico, l’unico che ci potrà dire se stiamo andando nella direzione giusta.