Tribulation – L’ora dei lupi

Il 22/03/2021, di .

Tribulation – L’ora dei lupi

Gli svedesi Tribulation rappresentano senza dubbio una delle band più originali e creative degli ultimi anni, essendosi cimentati in un death metal piuttosto basic quanto efficace nei loro primi anni, per poi evolvere il sound verso lidi decisamente più gothic e atmosferici. Siamo così giunti all’uscita del loro quinto full-length, dal titolo ‘Where The Gloom Becomes Sound’, tanto evocativo quanto azzeccato, che ricalca in certo qual modo i solchi degli ultimi due lavori in studio, ‘Children Of The Night’, vero spartiacque tra i vecchi e i nuovi Tribulation, e il più recente ‘Down Below’, ma che allo stesso tempo evidenzia un’ulteriore evoluzione del sound della band verso sonorità ancora più accessibili e mainstream, forse anche alla luce del recente tour a supporto dei Ghost. Nel frattempo, giusto per non annoiarsi troppo, Jonathan Hulten, uno dei founding member della band, ha deciso di intraprendere una strada diversa, fuoriuscendo dai Tribulation in via definitiva lo scorso dicembre. Decisione peraltro che non ci coglie totalmente di sorpresa, tenendo conto che il buon Jonathan ha pubblicato proprio lo scorso anno un album solista, ‘Chants From Another Place’, il cui stile, un folk acustico profondamente introspettivo e sperimentale, si distaccava in modo significativo da quanto prodotto nei Tribulation. I Tribulation hanno prontamente sostituito Hulten con Joseph Tholl, vecchia conoscenza della band, che dovrebbe garantire una transizione liscia e senza intoppi, ma che comunque lascia più di qualche perplessità sull’evoluzione del sound della band, considerando che Hulten ha scritto di proprio pugno gran parte del materiale presente su ‘Where The Gloom Becomes Sound’. Sono pronto a scommettere che i Tribulation abbiano ancora parecchia benzina nel serbatoio, considerando anche la relativa giovane età della band, e che il futuro ha in serbo grandi cose per loro, ma per il momento godiamoci la bellezza di ‘Where The Gloom Becomes Sound’ e questa chiacchierata con Johannes Andersson, voce e basso della band, nonché uno dei membri fondatori dei Tribulation.

Allora Johannes, c’è un nuovo album dei Tribulation nei negozi da qualche giorno che sta raccogliendo parecchi consensi, inizierei la nostra chiacchierata da qui. Sei contento del nuovo album? Come si posiziona rispetto ai vostri lavori più recenti?
Beh, innanzitutto sono molto contento con l’esito dell’album. È stato un lavoro molto lungo, soprattutto a causa della pandemia, mi sembra che abbiamo lavorato su questo album per un’eternità! Questa volta avevamo un sacco di demo da cui selezionare il materiale e sono molto contento delle canzoni che abbiamo scelto alla fine per finire sull’album. Ti direi che forse la parte più difficile di tutto il processo è stato proprio quello: la selezione del materiale. Per come la vedo io, il nuovo materiale è un po’ più vario rispetto a ‘Down Below’ e ‘Children Of The Night’, le influenze e le sonorità sono più ampie rispetto ai lavori passati. Ad esempio, la prima canzone, ‘In Remembrance’, è una sorta di “wild card” in questo senso, come dire che i Tribulation possono essere anche questo. Ero fortemente indeciso se includerla nel disco o meno, e poi è finita per essere la opener. Adoro la canzone, ma i miei dubbi derivavano dal fatto che la canzone indica nuove potenziali direzioni per il suono della band, e non ero sicuro che si parlasse in modo omogeneo col resto del materiale. Ma poi in fondo questo riflette quello che siamo, ossia una band con un suono e stile in continua evoluzione, cerchiamo di progredire e aprire nuove porte. Per noi questo è molto importante, non vogliamo arenarci e finire per ripetere lo stesso album volta dopo volta.

Avendo ascoltato l’album per una manciata di volte ormai, la mia impressione è che pur rimanendo marcatamente Tribulation e comunque avvolto da un mood molto “gloomy” e dark, il nuovo materiale risulta ancora più orecchiabile rispetto al passato, forse accessibile a una base ancora più ampia. Cosa ti aspetti in tal senso dal nuovo album, come pensi sarà accolto dal pubblico?
Sì, direi senz’altro che una delle novità del nuovo materiale è questa convergenza progressiva verso il “mainstream”… che da molti è vista come una cosa negativa, ma questo non m’interessa! Noi amiamo il nuovo materiale, e vogliamo che venga apprezzato anche dalle persone che ci seguono. Ci sarà sempre una parte del pubblico che vorrebbe un ritorno al primo album, quelle persone ci saranno sempre, ma noi dobbiamo seguire le nostre inclinazioni. Come dici tu, probabilmente il nuovo materiale è più, fammi dire, “easy listening”, e quindi accessibile a più persone. Il mio indicatore in tal senso sono i miei genitori, che sono sempre stati contenti del fatto che fossi un musicista, ma che hanno veramente cominciato ad apprezzare la nostra musica diciamo dal momento che abbiamo smesso di usare la doppia cassa! Probabilmente tutto questo è collegato anche al fatto che stiamo crescendo, stiamo maturando, le persone devono capire che noi componiamo musica anche per noi stessi e non solo per piacere o soddisfare il pubblico.
Ovviamente sotto questo aspetto il momento del grande cambiamento nella nostra musica è coinciso con l’uscita di ‘Children Of The Night’ nel 2015, che ha segnato un cambiamento piuttosto radicale nel nostro sound, ma faceva parte di una evoluzione molto naturale e spontanea, che veniva da dentro di noi. Credo e spero che il nuovo materiale arriverà a molta più gente, e questo è collegato ad una serie di fattori. Il sound alle mie orecchie è diventato molto piacevole, anche “caldo” in qualche modo… chissà, magari se non cantassi con voce growling ci sentiresti più spesso anche alla radio! Ma non saremmo più i Tribulation, noi vogliamo creare la nostra musica e metterla sulla mappa, come suol dirsi. Tutti gli elementi del nostro sound rappresentano dei pilastri ai quali non vogliamo rinunciare, poi possiamo lavorare intorno a questi elementi per soddisfare i nostri istinti e la nostra naturale evoluzione.

Passiamo subito ad un altro tema inevitabile: possono esistere i Tribulation senza Jonathan Hultèn? Ti sto provocando ovviamente…
Be’, cominciamo col dire che io e Jonathan siamo amici da tantissimo tempo, quindi la sua dipartita mi è dispiaciuta tantissimo sotto l’aspetto umano, e mi mancherà tantissimo. Detto ciò, non sono minimamente preoccupato di come evolveranno le cose… magari il sound cambierà un pochino, dato che Jonathan aveva scritto gran parte del materiale del nuovo album, ma diciamo che un cambio in questo senso non sarebbe esattamente una cosa nuova per noi! Noi siamo abituati a gestire l’evoluzione della band, andremo avanti lungo questa strada…

È stato difficile individuare il suo sostituto, Joseph Tholl? Come stanno andando le cose dopo il suo ingresso?
Innanzitutto sono incredibilmente eccitato di vedere come evolverà il nostro sound con l’ingresso di Joseph, dato che lui è anche un ottimo e prolifico songwriter. Noi ci conosciamo bene da tanti anni, è il mio più vecchio amico, abbiamo la stessa età. Lui ha suonato in tantissime band, e suonava con Adam Zaars (altro chitarrista dei Tribulation) un paio di anni fa negli Enforcer. Lui è sempre stato molto vicino alla band, ha sempre saputo bene tutto quello che stavamo facendo, quindi per certi versi è stata una scelta piuttosto semplice e immediata, si potrebbe dire che non abbiamo neanche cominciato a cercarlo il sostituto di Jonathan. Lo stesso Jonathan andando via mi ha detto che avremmo dovuto considerare in primis di tirare dentro Joseph, e così è andata.

Sicuramente i Tribulation sotto l’aspetto evolutivo rappresentano uno dei casi più estremi e se vogliamo anche coraggiosi degli ultimi anni, dato che siete partiti sostanzialmente come una band death metal nei primi anni. Ma c’è all’interno del gruppo un responsabile di questo, diciamo una figura che ha fatto da “traino” nei confronti degli altri, oppure avete intrapreso queste nuove vie musicali tutti insieme?
Direi che in linea di massima è il riflesso della nostra crescita e del progressivo allargarsi degli orizzonti musicali, influenze e ispirazioni varie. Eravamo dei ragazzini quando abbiamo pubblicato il primo album, e a quei tempi volevamo suonare musica veloce ed estrema, ed è quello che abbiamo fatto. Da lì in avanti è stata una costante naturale progressione nella mia testa, per come la vedo io ci troviamo esattamente dove dovremmo trovarci in questo momento, e nessuno sa dove saremo, musicalmente parlando, tra cinque o dieci anni. È questo forse è l’aspetto più eccitante di suonare in una band come i Tribulation: non abbiamo un piano pre-determinato. Diciamo che il percorso prende forma nello stesso momento in cui lo percorriamo! Chissà, magari sul prossimo album potremmo fare un passo indietro rispetto al percorso intrapreso, non lo sappiamo e non ci interessa. Quello che sentiremo come appropriato nel momento è quello che faremo.

Certo, finché non venderete un milione di album, poi sappiamo che cambia tutto!
Chiaro! Ma finora abbiamo evitato anche quel tipo di pressione, sta sempre lì ma la gestiamo. Chiaramente le label hanno sempre i loro desideri, ma noi abbiamo sempre messo in chiaro che per noi conta solo la musica e non siamo disponibili a fare cambiamenti per accontentare altri interessi. Quando si lavora con gente in gamba il rapporto evolve, e loro hanno gradatamente imparato a sapere cosa aspettarsi da noi e su cosa poter discutere. Ciò non toglie che, soprattutto all’inizio, c’erano sempre un sacco di domande su come facevamo le cose e soprattutto su come NON le facevamo, confrontando noi con altri gruppi, ma nel tempo, anche vedendo i buoni risultati, hanno imparato a fidarsi!

Probabilmente gestire tutto questo è la parte più difficile, soprattutto quando si parte suonando death metal dall’underground e non si pensa o non si programma che un giorno la band, che è una passione più che qualunque altra cosa, possa diventare un “business”, un mezzo di sostentamento. A quel punto credo diventi difficile per l’artista capire fino a dove bisogna difendere il perimetro della propria creazione, e fino a dove invece bisogna essere flessibili e cedere spazio e confini agli interessi più di “business”. La linea di demarcazione probabilmente è quasi impossibile da tracciare, e spesso, se non si ha un forte focus e le idee molto chiare, ci si può perdere molto facilmente…
Sono d’accordo, e probabilmente questo è l’aspetto peggiore di questo business… ops, ecco vedi, ho usato la parola business! Quello che volevo dire è che è l’aspetto peggiore di essere in una band! Il rischio è che le priorità del business si prendano troppo spazio, e se non hai la pazienza e la forma mentis per gestire questi aspetti, finirai per odiare quello che fai. E noi non siamo un’eccezione a tutto questo… devo dire che è molto stancante e tende a occupare tutto il tuo tempo a disposizione. Eppure tutti noi dobbiamo ancora lavorare per pagare l’affitto, abbiamo famiglie, bambini e mogli… diventa sempre più difficile, con ogni anno che passa, difendere questo sogno di rock’n’roll che ancora abbiamo… ma noi comunque continuiamo a fare il sacrificio… Chiaramente hai bisogno di aiuto da un buon manager, hai bisogno di una label, di gente in gamba, e poi chiaramente hai bisogno di compagni di cui fidarti e su cui fare affidamento. Diciamo che ci sono un sacco di componenti variabili da gestire ed allineare solo per essere in grado di far navigare la barca! I musicisti sono artisti, hanno bisogno di creare e focalizzarsi sempre sugli aspetti creativi della loro arte, se ti cominci a occupare troppo degli aspetti finanziari, logistici, eccetera eccetera del business non farai altro che prosciugare quella creatività…

Tra l’altro anche l’aspetto dei social media, che prima non esisteva, adesso vuole la sua parte…
Esatto, e questo è un altro aspetto con il quale facciamo fatica a misurarci. Tutti si aspettano che noi mettiamo le nostre facce su Instagram ogni giorno! Ma questo va in contrasto con l’aspetto se vogliamo di mistero che ha sempre circondato un po’ i Tribulation… diciamo che non siamo una band da prima pagina, ci piace rimanere un pochino nelle retrovie. Per fortuna adesso abbiamo una persona che si occupa esclusivamente di questi aspetti, così non dobbiamo farlo noi!

Domanda d’obbligo: ora che l’album è stato pubblicato e tenendo conto del contesto, quali sono i vostri piani per l’anno in corso?
Be’, originariamente avevamo pianificato una serie di festival europei, ma purtroppo anche quest’anno i festival verranno cancellati… quindi diciamo che l’estate sarà libera. Dopodiché, sempre COVID permettendo, ci sarebbe un tour europeo per l’autunno, speriamo di farcela!

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