Maroccolo/Aiazzi, Mephisto Ballad @ Museo Marino Marini, Firenze, 17 settembre 2022

Il 21/09/2022, di .

Maroccolo/Aiazzi, Mephisto Ballad @ Museo Marino Marini, Firenze, 17 settembre 2022

Per l’ultima performance live di ‘Mephisto Ballad’ abbiamo assistito ad un evento esclusivo, un concerto gratuito ma per pochi eletti, grondante pathos e zolfo nella cornice del Museo Marino Marini, centro di arte contemporanea che ha trovato casa nell’ex chiesa di San Pancrazio, nel cuore del centro storico di Firenze. Firenze, l’eco dei passi tra le viuzze scure e umide in piena notte quando gli ultimi turisti scompaiono negli androni, le luci delle insegne che lampeggiano fluorescenti sulle pietre intagliate dei palazzi medicei, vecchie più di cinquecento anni, quella Firenze in cui tutto ebbe inizio per Antonio Aiazzi e Gianni Maroccolo, un’amicizia e poi una collaborazione artistica lunga quasi 45 anni, due tra i fautori e i promotori di quella che fu l’avanguardia dei lontani primi anni ’80, il post punk, la new wave italiana. Era il 1982, i Litfiba avevano inciso il primo visionario EP, era Carnevale e con Bruno Casini, alla Casa del Popolo di Rifredi prese vita la Mephistofesta, di cui (cosa paradossale per l’overdose di media a cui siamo abituati) rimane solo la memoria dei presenti, ma ci sono Maroccolo e Aiazzi che, sotto l’egida della Contempo Records, ci hanno regalato quel ricordo, digerendolo e riplasmandolo con tinte ancora più noir ed estreme, un viaggio onirico in un’altra, oscura, dimensione. Non più quella del 1982, è chiaro: il progetto ‘Mephisto Ballad’, che ha visto la luce durante il mese di febbraio dello scorso anno, non è una rivisitazione, non è una reissue di b-sides, niente di paragonabile a quello che abbiamo già potuto ascoltare o vedere.

E’ la celebrazione dell’estrema sperimentazione, l’avanguardia che attinge linfa dalle proprie radici, crea e distrugge, ipnotizza e disturba, rielabora, impregnandole con tutti i mali del presente, le proprie origini e le proietta, a 40 anni di distanza con un sound da brivido, concitato, quasi asfissiante: quella di ‘Mephisto Ballad’ è un’elettronica dark, minimalista e industriale, compendio di angoscia elegante e melancolica passione, a tratti doom, che si apre in spazi sognanti di lucida follia e poi incatena in un tetro incubo noise.
Ve li ricordate i Dødheimsgard?
Ad affiancare Maroccolo e Aiazzi ci sono il polistrumentista, nonché autore dei video in background, Flavio Ferri alla voce, chitarra e theremin, il light designer Mariano de Tassis, voce e percussioni, e il maestro Beppe Brotto alla viola nepalese (da brivido sulla conclusiva ‘Da Oriente a Occidente’ in tributo a Franco Battiato).
Stasera ci muoviamo verso le terre sonore dell’estremo: accovacciato nell’antico presbiterio di una chiesa sconsacrata, con gli occhi bagnati da una sinistra luce vermiglia, il pubblico resta immobile e muto per tutta la durata del concerto, stregato dalla cinematograficità e pietrificato dai crescendo di tensione emotiva generati dal Suono, vero protagonista di tutta la performance.
La pressione emozionale, come la chiama Maroccolo, la possiamo sentire frizzare sulla pelle, mentre i versi del Faust si fanno largo tra i ritmi convulsivanti delle percussioni, l’oscuro sortilegio del theremin, i sussurri al vetriolo, i tappeti di synth tormentati e un pianoforte da cui colano note nere come la pece. La recitazione di De Tassis magistralmente sopperisce alla mancanza del timbro diabolico di Cauteruccio che invece incontriamo sul disco, il basso incalzante e unico, a tratti, domina l’alchimia lisergica dell’insieme.
Un’esperienza più che un concerto.
Se avete perso l’uscita del disco, correte ai ripari.

Angoscia e solitudine, magnetica inquietudine.
Follia e perdizione, fino quasi alla redenzione.
Il vuoto non può ferire il nulla, Mefistofele vincerà la vostra anima?

Un ringraziamento speciale a Nicolò Bagnoli.

 

Foto di Giacomo Calviello

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