The Cure + The Twilight Sad @ Kioene Arena, Padova, 3 novembre 2022

Il 05/11/2022, di .

The Cure + The Twilight Sad @ Kioene Arena, Padova, 3 novembre 2022

Desidero iniziare questo articolo dedicandolo, e rinnovando le mie più sentite congratulazioni, a mia sorella Sara, laureatasi in infermieristica proprio la mattina di giovedì tre novembre, presso l’Università degli Studi di Brescia: non c’è fratello più orgoglioso!
Lasciato un piacevole pranzo, salutata l’encomiabile sorella, genitori, amici e parenti, dopo un frettoloso cambio d’abito a casa, eccomi pronto a partire verso la Kioene Arena (ex PalaFabris) di Padova. Personalmente, quello con i The Cure è un appuntamento che aspetto da poco più di vent’anni, cioè da quando, quel sei luglio del 2002, li vidi per la prima, e ad oggi unica, volta a Santa Lucia Di Piave. Il concerto resterà per sempre nella mia top five, per quella ciliegina sulla torta che una pioggia torrenziale gli regalò, abbinata ad un’esemplare volontà da parte di Smith e compagni di voler a tutti i costi portare a casa lo show, nonostante le avverse condizioni climatiche; con Giampaolo, amico con cui li vidi all’epoca, riaffiorano (anche) quei ricordi, mentre la sua auto marcia spedita verso la meta.
Una volta entrati, aspettiamo in tutta tranquillità le 19:00, orario in cui, puntuale, inizia lo spettacolo degli scozzesi The Twilight Sad, posti in apertura. La proposta del quintetto si sposa molto bene con quella del gruppo che seguirà, e gli applausi al termine di ogni brano non mancano certo, ma più lo show procede nei suoi tre quarti d’ora totali, più si ha la sensazione che i brani si mescolino in una generale similarità. Fossi nei panni del frontman Graham, cercherei di coinvolgere di più il pubblico, di incitarlo: con più interazione, personalmente, crescerebbe la stima verso questa band.
Alle volte le sole, seppur valevoli, canzoni, non bastano: ci vuole quel qualcosina in più.
Robert Smith, invece, non ha certo bisogno di interagire con il pubblico dato il carisma, ma lo fa comunque quando, alle 20:15, entra poco dopo gli altri membri della band sull’introduzione di ‘Alone’ e, contento, passa in rassegna la folla da destra a sinistra del palco salutando, sorridendo, con quel suo spirito gotico/depressivo che tutti amano, e che lui non può fare a meno di mostrare.
I The Cure del 2022 sono una band a sei elementi, dato il recente rientro di Perry Bamonte, che a seconda del pezzo si alterna tra chitarre e tastiere. Bisogna però ammettere come la sua sia apparsa una prestazione scadente sin dall’inizio, che lo ha visto alle volte indeciso sul da farsi, quasi come un turnista statico e svogliato, messo sul lato sinistro del palco solo per svolgere il classico compitino (ed alle volte neanche quello): non ha mai interagito con Gallup, Smith e/o Gabrels, i quali più volte si sono “cercati” appositamente.
Tolta questa parentesi, i restanti cinque membri del gruppo regalano di continuo note ed emozioni ad una Kioene Arena sold out già da tempo. I brani scorrono uno dietro l’altro, non si ha tempo di rifiatare che subito Cooper batte i classici quattro colpi con le bacchette, e la band prosegue senza alcuna interruzione. ‘Pictures Of You’, così come ‘Lovesong’, rapiscono i presenti, ‘Burn’ li scalda a dovere, con il tonante basso di Gallup a dettar legge, così come più tardi durante l’esecuzione di ‘A Forest’. ’39’ è l’unico estratto dal personalmente tanto apprezzato ‘Bloodflowers’ (2000), chicca di una setlist che ha comunque riservato molte sorprese, tra cui alcuni brani del nuovo album (che Dio solo sa quando uscirà), i quali vengono ascoltati ed assaporati con attenzione e di cui, a detta di chi scrive, a spiccare è la lunga ‘Endsong’, durata una decina di minuti.
E’ tempo del primo bis, e non appena la band rientra omaggiata da ovazioni a non finire, parte per quello che risulterà essere un quartetto di brani introspettivo, che inizia con ‘I Can Never Say Goodbye’, prosegue con ‘Cold’ e ‘At Night’, e termina con ‘Disintegration’, tutte eseguite con precisione, a partire dal metodico Cooper. Arrivati a questo punto, nell’osservare il sestetto abbandonare nuovamente il palco, ci si potrebbe sentire sazi. Così non è per la band, che risale e decide di calare l’asso con un secondo bis da cardiopalma. E’ ‘Lullaby’ a introdurlo, oltre che a chiudere l’esecuzione di brani tratti da ‘Disintegration’ del 1989 (è stato il disco più rappresentato, con ben cinque canzoni in scaletta), con una fitta ragnatela a coprire per intero il maxischermo posto alle spalle della band. “Thursday, right?!” ci chiede Smith, ed ecco partire un’introduzione acustica che poi sfocia nell’inno ‘Friday I’m In Love’: la gente balla, dalle tribune si alzano, le braccia distese in alto, è una festa. Festa che procede con le intramontabili ‘Close To Me’, ‘In Between Days’ (quarto ed ultimo estratto da ‘The Head On The Door’ [1985]), ‘Just Like Heaven’ e ‘Boys Don’t Cry’. La band saluta e lascia il palco al solo Smith, che come all’inizio, ma questa volta da sinistra verso destra, si porta la mano al cuore, ringrazia, si inchina, il tutto non per forza in quest’ordine, coinvolto, quasi sorpreso, dalla meritata ovazione che Padova gli tributa. Fatica a prendere la via verso il backstage, non vorrebbe ma sa che deve: il giorno successivo dovrà raccogliere altrettanti applausi in quel di Assago.
Le luci si accendono, mancano tre minuti alle ventitrè: ventisette brani, per quasi due ore e quarantacinque di spettacolo. Non serve scrivere altro, sono i fatti a parlare. Appena fuori dalla Kioene Arena, ci incamminiamo verso la macchina e, guarda caso, inizia a piovere. Sarà così fino al mattino successivo. Doveva essere così.
In chiusura, desidero aprire una parentesi più di marketing che musicale: per anni ho constatato, nel leggere o osservare un pò di pubblicità, come alcuni marchi puntino (giustamente) sulla qualità, a discapito della quantità. Ebbene, sappiate che finchè i The Cure andranno in tour, nell’osservarli le otterrete entrambe.

Setlist:
Alone
Pictures Of You
Closedown
A Night Like This
Lovesong
And Nothing Is Forever
Burn
A Strange Day
The Drowning Man
Push
Play For Today
A Forest
39
From The Edge Of The Deep Green Sea
One Hundred Years
Endsong

Encore:
I Can Never Say Goodbye
Cold
At Night
Disintegration

Encore 2:
Lullaby
The Walk
Friday I’m In Love
Close To Me
In Between Days
Just Like Heaven
Boys Don’t Cry

 

FOTO DI ROBERTO VILLANI

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