Children Of Bodom – Blooddrunk

Il 17/04/2008, di .

Gruppo: Children Of Bodom

Titolo Album: Blooddrunk

Genere: ,

Durata: 37 min.

Etichetta: Spinefarm

Distributore: Universal

55

‘Are You Dead Yet?’, la frase che dava il titolo al lavoro del 2005 dei Children Of Bodom, era stata “rubata” dalla band a Janne Wirman dopo che questi l’aveva indirizzata, con fare beffardo, ad un Alexi Laiho che, ubriaco perso, era appena ruzzolato a terra dopo essere scivolato sul ghiaccio attentando seriamente alla sua salute. Perché andiamo a riesumare questo aneddoto proprio oggi? Perché anche questo ‘Blooddrunk’ sa tanto di capitombolo, di quelli pesanti, secchi, destinati comunque a fare male. Questo perché a ruzzolare a terra è una band che da dieci anni a questa parte ci ha abituati ad album ogni volta sopra le righe, ricchi di intuizioni geniali, sfuggevoli, difficilmente catalogabili, splendidi nel loro saper fare incontrare la furia del black con le irruente melodie del power, ed ogni passaggio a vuoto rischia quindi di fare fin troppo clamore. Poi perché ‘Blooddrunk’ era uno degli album più attesi di questo 2008, aspettato dai fan della band finlandese per tre lunghi anni, catalizzando su di sé una buona dose di speranze. Speranze che vengono spazzate via sin dalle prime battute di ‘Hellhounds On My Trail’, brano al quale viene affidato il compito di rompere gli indugi e che fotografa abbastanza fedelmente quelli che sono i Children Of Bodom oggi. Una band che guarda diritto al sodo, che ha deciso per una volta di lasciare fronzoli ed orpelli in cantina concentrandosi unicamente su un sound violento, diretto, fin troppo essenziale. Nessuna intro, nessun roboante squillo di tromba introduce ‘Blooddrunk’: one…two…three…four e il primo brano parte sparato come una pallottola, fin troppo lineare per essere stato partorito dalla medesima mente di una band che solo pochi anni addietro aveva rivoluzionato il mondo del metal con piccoli capolavori come ‘Something Wild’ o ‘Hatebreeder’. In questo album la band pare essere più intenzionata a riversare in ogni canzone una sana dose di rabbia piuttosto che trovare il modo di comporre, come fatto abbondantemente in passato, brani memorabili. Ogni song parte furiosa, Wirman con le sue tastiere gioca a costruire atmosfere ora oscure, ora tenebrosamente inquietanti finendo per essere, alla fine, l’unico a cercare di dare un vero tocco di melodia alle composizioni, Laiho impazza con la sua chitarra sfornando assoli a getto continuo cercando di essere il più “cool” possibile, ma alla fine, di memorabile, rimane ben poco. Certo, ‘Lobodomy’ o ‘Roadkill Morning’ sono ottimi brani che sicuramente lasceranno il segno soprattutto in chiave live, però il quadro generale che vien fuori ascoltando ‘Blooddrunk’ è quello di un album partorito da una band svogliata chiamata a svolgere il suo compitino con il meno fastidio possibile. La stessa formula viene ripetuta a getto continuo finendo però per provocare una brusca frenata a quel processo di crescita che ne aveva contraddistinto la produzione precedente. Sia chiaro, se questo disco fosse stato buttato sul mercato da una qualsivoglia nuova band finnica molto probabilmente sarebbe stato accolto con applausi e pacche sulle spalle, ma dal momento che il nome stampato in copertina è quello di una delle migliori realtà apparse sulla scena metal negli ultimi dieci anni, non rimane che abbozzare e sperare che si tratti solamente di uno scivolone momentaneo. Perché alla fine questo è il prezzo da pagare per chi, negli anni, ci ha abituato forse un po’ troppo bene…

Tracklist

01. Hellhounds on My Trail
02. Blooddrunk
03. LoBodomy
04. One Day You Will Cry
05. Smile Pretty For The Devil
06. Tie My Rope
07. Done With Everything, Die For Nothing
08. Banned From Heaven
09. Roadkill Morning

Lineup

Alexi Laiho: Vocals, Lead guitar
Roope Latvala: Rhythm guitar
Janne Warman: Keyboards
Henkka Blacksmith: Bass guitar
Jaska Raatikainen: Drums