Orbit Culture – Nija

Il 26/08/2020, di .

Gruppo: Orbit Culture

Titolo Album: Nija

Genere: , , , , ,

Durata: 45 min.

Etichetta: Seek And Strike

73

Davvero arduo è il compito di inquadrare la proposta musicale degli Orbit Culture, extreme metal band svedese attiva dal 2013 che con questo ‘Nija’ ci regala il proprio terzo battito discografico. Decisamente sporco e contaminato infatti si configura il loro sound, un impasto oscuro e amorfo, che rimbalza tra nomi nomi celebri o meno noti, raccogliendo qualcosa da ciascuno, ma sfuggendo sempre paragoni diretti. Nelle promo notes leggiamo di Metallica, Trivium e Architects, qualcuno in rete li ha definiti ‘la risposta svedese ai Gojira’, altri parlano di vicinanza agli In Flames di ‘Clayman’, per via anche della vicinanza geografia di Eksjo, culla della band, alla città di Gotheburg. Ma dov’è il vero in tutto ciò? Se tutti questi asserti fossero veri, si starebbe parlando di un mistone senza capo né coda, non di un album invece compatto e focalizzato come questo ‘Nija’.

Eppure, dobbiamo ammettere che lo spettro delle impressioni che caviamo dall’ascolto di questo terremotante album è davvero così ampio. Prendiamo esempi direttamente dalla tracklist – il che forse è proprio il modo migliore che abbiamo per descrivere gli Orbit Culture – e troviamo in effetti subito alcune tracce del sound dei Metallica. Ascoltate ‘Mirrorslave’ ad esempio… non vi pare che qualcosa, soprattutto nell’andamento marziale della strofa e nella batteria cadenzata, vi ricordi una specie di ‘Sad But True’ ipervitaminizzata? Lo stesso possiamo dire per i Trivium: i momenti di maggiore groove, quelli accompagnati dalla voce pulita e non dal growl presente su altri frangenti richiamano con forza i momenti più furiosi del potente album ‘In Waves’. Si è parlato di groove, e questa sembra essere una parola molto cara a questo strano combo svedese: in termini di sezione ritmica molto infatti sembra provenire dal repertorio dei Lamb Of Gods, e brani spaccaossa come ‘Open Eye’ o la nucleare ‘Day Of The Cloud’ sono li per dimostrarlo, schegge di groove metal con un afflato death che guarda dritto oltreoceano, non alla scena della vicina Göteborg. Forse di scuola melo-death si potrebbe però definire la (semi) title-track ‘Nensha’ canzone che del sound della ex band di Jesper Stromblad ha qualcosa soprattutto nel ritornello, ma che nelle altre parti viene inevitabilmente sporcata da echi industriali, che tanto sanno dei Fear Factory di ‘Demanufacture’. E così si potrebbe andare avanti, trovando qualcosa si più melodico nella brumosa ‘Beyond’ o venendo di nuovo scossi fino a battere i denti dalla foga della conclusiva ‘The Shadowing’, brano ancora una volta a due facce, con la violenza ultra-death della strofa ad alternarsi con l’ariosità di un ritornello ancora una volta quasi griffato Matt Heafy.

Per una volta, la sfilza di nomi proposti dalle note promozionali o lette in giro si sono rivelate corrette, gli Orbit Culture davvero hanno infilato nel paniere il prodotto di tutti questi nomi, rifinendo una propria formula per una proposta musicale sicuramente estrema, ma che rifiuta di trovare requie all’interno di uno qualsiasi dei nostri comodo recinti in cui siamo soliti “intrappolare” le band per poterle descrivere con più facilità. Personali ancora no (il sound è un rimpasto di input di altre band) ma originali di sicuro, gli Orbit Culture sono consigliati a chi vuole sentire qualcosa di diverso e variegato, cercando elementi di suo gusto all’interno di un ventaglio ampio di influenze.

Tracklist

01. At The Front
02. North Star Of Nija
03. Day Of The Cloud
04. Behold
05. Open Eye
06. Mirrorslave
07. Nensha
08. Rebirth
09. The Shadowing
10. Set Us Free

Lineup

Niklas Karlsson: guitars, vocals
Richard Hansson: lead guitars
Fredrik Lennartsson: bass
Christopher Wallerstedt: drums