Moonspell – Hermitage

Il 24/03/2021, di .

Gruppo: Moonspell

Titolo Album: Hermitage

Genere: ,

Durata: 52 min.

Etichetta: Napalm Records

Distributore: Audioglobe

68

Ci abbiamo messo un po’ a capirlo, questo ‘Hermitage’, non ve lo neghiamo. Non tanto perché è più intimista, lento… “morbido”, se vogliamo. Questo un po’ ce lo aspettavamo, visto che innumerevoli sono i passi avanti, indietro e gli scarti di lato dei Lusitani in questa sorta di pazza danza che imbastiscono dal 1995 (‘Wolfheart’). Dopo ‘1755’, che era così carico di drammaticità e rabbia blackened; una stretta d’occhio alle sonorità di ‘Extinct’ ce l’aspettavamo, soprattutto considerato quanto proprio quell’album era piaciuto al pubblico. Però, ecco, non ci aspettavamo un album così chiuso. Chiuso, segregato, “in lockdown” se vogliamo usare parole trendy… un album a tutti gli effetti poco decifrabile. E l’ammorbidimento (parola in effetti brutta) che ravvisiamo quindi non è quello (tanto criticato) di ‘Darkness And Hope’ o quello di ‘Omega White’, il fratello intimista di ‘Alpha Noir’. Non è tanto una questione stilistica, una scelta di suoni più acustici e soffusi per risultare più easy listening, quanto una questione mentale: una immobilità che viene più da una stasi di emozioni, una incomprensione a livello delle stesse, e non da un senso di pace e rilassamento.

Prendiamo l’opener come esempio, ‘The Greater God’. Rumori di sottofondo supportano una chitarra minimalista, e la voce di Fernando è pensosa, desolata… non quella ammaliante che si sente sui momenti più sospesi di ‘Extinct’ per intendersi. La canzone è costruita in crescendo, ma in qualche modo sembra rimanere sempre un po’ minimale, diremmo avulsa dal contesto, cosa che dovrebbe fare un opener, cioè il pezzo che ha il compito di presentarci un album. Anche il growl in fondo… ora ci piace, ci sembra fare parte della canzone, ma le prime volte ci appariva posticcio, quasi incollato lì. Spiazzati durante questo ascolto? Beh, noi sì, perché appunto il primo pezzo è passato e ancora non abbiamo capito niente su come sarà questo album. ‘Common Prayer’ è una traccia forse più amichevole, ma ha un vibe gothic e una carica emozionale nella voce che rinnega completamente quanto presentato nel brano precedente. ‘All Or Nothing’ la prendiamo come un brano a parte, il migliore del lotto probabilmente. Anch’essa minimalista e sospesa ha però dalla sua la forza di una costruzione priva di difetti e di un assolo davvero ispirato, cosa che ci consente appunto di considerarla una sorta di diamante grezzo anche se completamente estrapolata dal contesto delle altre tracce. L’album continua poi ad aumentare il senso di disorientamento dell’ascoltatore… la title-track, oppure ‘Apophthegmata’ sono dirette e muscolari, e ancora giocano con la materia gothic metal della seconda traccia, ma ‘Entitlement’ ad esempio oppure la più proggy ‘Solitarian’ rimangono avulse da quel contesto, più legate invece alla minimalità di cui abbiamo parlato nella descrizione della prima traccia. L’album finisce quindi senza una coda così come non sembra avere un inizio, lasciando appunto – ma ve l’abbiamo già detto – spiazzati.

Di fatto, non è un brutto album, ci abbiamo messo tanto a capirlo, tutto qui. ‘Hermitage’ è chiuso, non segue un discorso logico che possa mettere a suo agio l’ascoltatore, non lo considera nel suo saltare da soluzioni più familiari ad altre più atipiche e in generale sembra voler raccogliere da molti punti diversi, facendosi mancare un po’ la capacità di mettere quanto colto assieme in maniera armonica. Ci presenta una visione immaginiamo sincera di uno stato d’animo incompreso  e a tratti disturbante, e come tale sta alla nostra empatia il determinare in che percentuale ci affezioniamo a un pezzo piuttosto che a un altro. Perché, questo lo sottoscriviamo, affezionarsi a singoli brani di questo lavoro è facile, considerata la qualità altissima messa in campo. Quello che è difficile, è affezionarsi all’album tutto. Crediamo che in pochi ci riusciranno.

Tracklist

01. The Greater Good
02. Common Prayers
03. All Or Nothing
04. Hermitage
05. Entitlement
06. Solitarian
07. The Hermit Saints
08. Apophthegmata
09. Without Rule
10. City Quitter (Outro)

Lineup

Fernando Ribeiro: vocals
Ricardo Amorim: guitars
Pedro Paixão: keyboards, guitars
Aires Pereira: bass
Hugo Ribeiro: drums