Damno – Bugaboo Alley

Il 16/05/2022, di .

Gruppo: Damno

Titolo Album: Bugaboo Alley

Genere:

Durata: 18 min.

Etichetta: Autoproduzione

72

Un progetto come i Damno ti colpisce al primo approccio. Non è solo per la miscela conclamata tra varie influenze di per sé sperimentali, anche se leggere il nome dei Voivod tra i numi tutelari enumerati nelle note promozionali fa sempre un certo effetto, lo ammetto. È che quando si pensa a un progetto di avantgarde l’esitazione da parte del recensore – e più in generale dell’ascoltatore – è sempre tanta: serpeggia la paura di essere dinanzi a un prodotto magari concepito in maniera impeccabile, ma di cui rimane invariabilmente poco alla fine del fatidico “primo ascolto”. E giù dunque a dire “servono più ascolti”; “cresce con l’ascolto”; “di non facile assimilazione” e simili arrampicate sugli specchi.
La verità è che su certi dischi si promette di tornare, ma gli stessi sono quelli che restano “sepolti” (realmente o virtualmente) sotto altre personalissime e ineccepibili priorità; invece, probabilmente Danilo Teti ha trovato la chiave per bucare, se non lo schermo, almeno il tweeter: dopo una gavetta da batterista e poi cantante, si mette alla ricerca di un progetto dove potersi esprimere nell’ambito (apparentemente) allargato del metal, dando così vita alla one-man band Damno. Così, ‘Bugaboo Alley’ ha il duplice merito di aver realizzato le aspirazioni di Danilo e di mostrare all’ascoltatore tutte le sfaccettature di una ricerca che non copre solo l’ambito strumentale ma anche i più svariati utilizzi della voce, dal ventriloquismo allo scat, passanto per un intento teatrale che è a metà tra il piglio circense e la lezione del Patton più sperimentale. Insomma, un range di registri espressivi che incredibilmente risulta efficace e meno spigoloso di quanto le premesse di cui sopra lasciassero intendere, mettendo l’incauto lettore delle note promozionali in una condizione di esitazione che però si scioglie sin dall’attacco dell’opener ‘Crazy Doll Piece By Piece’. Qui, il cantato alla Snapcase e l’assalto frontale “in your face” tendono a sciogliersi in un folle caleidoscopio sonoro che però riesce a tenere il punto battuta dopo battuta, e con esso anche l’attenzione dell’ascoltatore, anche nel passaggio a un più giovanilista “pig squeal”. Se anche voi avete pensato ai Lawnmower Deth, e non solo per l’artwork di copertina, abbiamo qualcosa in comune.
Poi, le partiture di ‘Forgotten in the Oven’ sono forse le più vicine a Away & co., con un assolo frippiano (o d’amouriano, se preferite) che corona il tutto e che non può che confermare l’ottima impressione relativa a quella che era stata la prima track messa online dal progetto. Certo, il suono può in alcuni punti apparire plastico e probabilmente si tratta di una scelta precisa, visto che per il resto il disco suona abbastanza bene per essere stato realizzato interalmente in Virtual Studio Technology… sorpresi? Io non più di tanto, sebbene la “poesia” legata all’ascolto di un disco possa venirne in qualche modo inficiata. Va però detto che laddove gli intenti del mastermind apparivano scontrarsi con una realtà che imponeva compromessi, bene ha fatto lo stesso a percorrere una strada innovativa e il più possibile aderente al raggiungimento dei propri scopi. I quali passano persino per il jazzato/bossa nova di ‘Spanking-core’, là dove cade ogni freno inibitorio e si realizza un perfetto contraltare all’assalto metalcore della title-track, in cui era proprio il fastidiosissimo refrain a imprimersi inesorabilmente in testa. Che ne dite, è il caso di attendere un debutto sulla lunga distanza? Io direi di sì…

Tracklist

01. Crazy Doll Piece By Piece
02. Forgotten in the Oven
03. Bugaboo Alley
04. Spanking-core

Lineup

Danilo Teti: vocals, VST instruments