Shores Of Null – The Loss Of Beauty

Il 20/06/2023, di .

Gruppo: Shores Of Null

Titolo Album: The Loss Of Beauty

Genere: ,

Durata: 55:01 min.

Etichetta: Spikerot Records

83

Inizio subito col dirvi che ‘The Loss Of Beauty’ è uno di quei dischi su cui sono dovuto tornare più e più volte, per dare il giusto peso a quanto stavo ascoltando. Si parla spesso del “blocco dello scrittore”, ma ciò che forse non è stato ancora codificato è un fenomeno che potremmo qui definire come “gelosia dello scrittore”, una qualche ritrosia a mettere a nudo le proprie sensazioni dinanzi a un determinato argomento. Ecco, magari il motivo per cui sto scrivendo del nuovo disco degli Shores Of Null in un periodo piovoso di piena primavera – anziché nell’inizio simil-estivo della primavera in cui esso è uscito – è probabilmente il fatto che le tredici tracce presenti appaiono più congeniali al colore grigio anziché al verde rigoglioso della Natura che rinasce. Sarà per quello che a colpirmi immediatamente sia stato ‘A Nature in Disguise’, con il suo incedere processionario che ricorda molto i Paradise Lost del periodo ‘Shades of God’, in un bilanciamento tra pacatezza gotica e sfuriate reminiscenti di una tensione consona ai blacksters. Se poi dovessi dare una definizione stringata alla musica degli Shores Of Null direi che il tutto si gioca su quest’equilibrio, lo stesso che regge un pezzo solenne come ‘The Last Flower’ fino all’apertura finale.
Certo, va ricordato come ‘The Loss Of Beauty’ sia pronto da tempo, essendo stato registrato contemporaneamente all’ambizioso e riuscitissimo predecessore ‘Beyond The Shores (On Death And Dying)’; anche qui man mano appare chiaro come l’intento corale sia il marchio di fabbrica del gruppo, accanto al rifferama serrato nota per nota, anche esso indice di una certa propensione al limaccioso torrente sotterraneo del Grande Nero, qualcosa che emerge persino sugli scambi serrati di ‘A New Death is Born’, sottolineati dalla voce stentorea di Davide Straccione.
Come avrete notato, i riferimenti ai singoli pezzi sono in ordine sparso, in modo da seguire il flusso delle mie sensazioni più che lo scorrere della tracklist: succede, quando l’ascolto di un disco capita alla decostruzione dello stesso, quando capita di incappare sugli intenti in stile Opeth di ‘Darkness Won’t Take Me’ o nei richiami da brughiera britannica ai My Dying Bride presenti su ‘Nothing Left To Burn’, eppure riconoscere un marchio di fabbrica, un segno distintivo, un elemento che distingue il quartetto romano dalla pur quotatissima concorrenza internazionale. Un album che lascia il segno, a cui si aggiunge come ciliegina sulla torta una resa dal vivo che è un’esperienza da provare, nella maniera più assoluta.

Tracklist

01. Transitory
02. Destination Woe
03. The Last Flower
04. Darkness Won’t Take Me
05. Nothing Left To Burn
06. Old Scars
07. The First Son
08. A Nature In Disguise
09. My Darkest Years
10. Fading As One
11. A New Death Is Born
12. Underwater Oddity (bonus track)
13. Blazing Sunlight (bonus track)

Lineup

Davide Straccione: lead vocals
Gabriele Giaccari: guitars, backing vocals
Raffaele Colace: guitars, backing vocals
Matteo Capozucca: bass
Emiliano Cantiano: drums