Cultus Sanguine – Dust Once Alive

Il 03/01/2024, di .

Gruppo: Cultus Sanguine

Titolo Album: Dust Once Alive

Genere: ,

Durata: 54:45 min.

Etichetta: BadMoodMan Music

78

Partirò stavolta da un doveroso presupposto, nonché da un postulato magari non dimostrabile al cento per cento, ma spesso valido e verificabile. Il presupposto è che – a dispetto di un’attenzione sempre vigile nei confronti di metallo e affini di casa nostra – non avevo mai seguito da vicino i Cultus Sanguine. Ora, spero che questa dichiarazione non equivalga a un declassamento sul campo o a una privazione di patente da parte di qualche enciclopedico detentore dello Scibile, nel tal caso sarà mia premura ricorrere all’autodafè o magari continuare senza licenza, chissà…
Detto questo, tocca al postulato. Il postulato è che quando si sono assorbiti gli elementi e soprattutto i risultati a distanza dell’evoluzione di un certo sound, anche ciò che prima risultava ignoto assume carattere di riconoscibilità, come se si stesse trattando di un cugino ritrovato dopo anni, o magari di un libro non letto in una saga diversamente spulciata in profondità.
È un po’ quello che accade quando ascolti i Gamma Ray e ti capita di approfondire solo successivamente i Judas Priest dei primi anni ’80, o magari quando passi una vita a tessere le lodi del prog metal americano degli anni ’90 (anzi, di “quel” gruppo prog metal americano degli anni ’90) e poi per caso ti imbatti negli antesignani dello stesso sound, solo che magari hanno fatto i dischi negli anni ’80 e avevano dalla loro qualche cotonatura in più e qualche giubbotto di pelle in meno.
Fuor di metafora, ascoltare per la prima volta con attenzione i Cultus Sanguine nel 2023 non significa dunque non averne mai percepito gli intenti originari o non poter immediatamente riconoscere affinità con gli stessi, seppur dopo un paio di decenni dall’interruzione dell’attività della band. Non è mia intenzione conferire al combo meneghino più dell’importanza che lo stesso ha comunque rivestito nell’evoluzione di determinate commistioni sonore negli anni ’90, ma una cosa è certa: pur in una fase di forte espansione dell’elemento gotico sia al di qua che al di là dell’Oceano (leggi: Paradise Lost e Type O Negative) non doveva essere di certo facile all’epoca portare sul panorama italiano una formula spuria i cui elementi costitutivi venivano visti come da tener separati, salvo venire accolti con favore in caso di proposta (appunto) estera.
Ecco dunque che ‘Dust Once Alive’ riprende quegli stessi intenti, seppur ammantandoli di un sound che non risulta eccessivamente retrò, vuoi per l’evoluzione sonora, vuoi per una maggiore importanza data alla componente doom metal rispetto a quella gothic/dark che prevaleva all’epoca dei due dischi di debutto. Il resto lo fa la scelta azzeccata di un’opener come ‘Facing Vultures Season’ che dà il via alla fiera languida delle vanità sciorinata dal singer Joe, che troveremo spesso alternarsi nella duplice veste di declamatore nello stile di ‘Into The Pandemonium’ dei Celtic Frost e di screamer grandguignolista alla maniera di certo black metal europeo. Un episodio un po’ nello stile dei Death SS, ma ci sta: siamo pur sempre nell’ambito dell’eterno ritorno, comprendendo chi trattava determinate formule in tempi ancor più pionieristici. Sullo stesso livello qualitativo (ma a velocità ridotte) si colloca la title track, sofferta evocazione che si fa processione oscura, dosando sapientemente gli inserti di tastiera.
Altra punta di diamante del disco è sicuramente la conclusiva ‘Days fall from Life’ che – lungi ovviamente dal presentarci una tematica ottimistica o celestiale – gioca la sua evoluzione su un riffing dinamico che mantiene viva l’attenzione per gli oltre otto minuti di durata, compresa l’evocativa reprise.
In merito a questo, va osservato che probabilmente determinati episodi avrebbero beneficiato di un editing che ne snellisse la durata, ma di sicuro il quintetto non è secondo a nessuno in quanto a costruzioni di melodie violacee e mortifere, indulgendo sugli scambi tra la chitarra e un pianoforte tipicamente black anni ’90 di ‘Delusion Grandeur’ o richiamando le atmosfere di ‘Hellraiser’ su ‘Forgiving is Human’.
E a proposito di rimandi, ‘Gli uomini vuoti’ è l’episodio in italiano che non può che ricordare ‘Il sangue’ (tra i pezzi di punta di ‘Shadow’s Blood’) nell’intento e nella ripetizione ostinata, benché l’argomento stavolta sia di quelli impegnativi, di quelli che vanno da T.S. Eliot a Marlon Brando, fino ad approdare a Lars-Göran Petrov – a proposito, è proprio sull’EP ‘Hollowman’ che gli Entombed coverizzarono il tema di Hellraiser: quando si dice la coincidenza…

Tracklist

01. Facing Vultures Season
02. Dust Once Alive
03.  Sister Solitude Saves
04.  Delusion Grandeur
05. Forgiving is Human
06. The Greatest of Nothing
07. An uncried Funeral
08. Gli uomini vuoti
09. Days fall from Life

Lineup

Daniele: keyboards
Joe: vocals
Fabrizio: drums
Luca: bass
Federico: guitars