Myrath – Karma

Il 03/04/2024, di .

Gruppo: Myrath

Titolo Album: Karma

Genere: , , ,

Durata: 47 min.

Etichetta: earMusic

76

I tunisini Myrath giungono in questo iniziato da poco 2024 al buon traguardo del sesto album in studio, e ci arrivano con un percorso ben chiaro e preciso, che il quintetto di Ez Zahra aveva già in parte reso esplicito col precedente ‘Shehili’, e prima ancora con l’interlocutorio ‘Legacy’. Ma quale è questo percorso di cui vi parliamo? Beh, risulta evidente ai fan – ma anche a chi la band la conosce meno bene ma ascolta i vari album da ‘Hope’ in avanti in ordine cronologico – che il sound dagli esordi ad ora si è decisamente modificato. Da un coinvolgente progressive metal condito di strumenti etnici e melodie orientali e nordafricane si è infatti sempre più scivolati verso un melodic metal dal più ampio appeal; sulla falsariga se vogliamo dei Kamelot, ma sempre mantenendo una salda presa sulle proprie radici e sulle distintive melodie etniche.

Ecco, diciamo che questo percorso di trasformazione, che vedeva già una forma ben definita con ‘Shehili’ non si interrompe qui, ma prende forse una piega che, ecco, non ci eravamo aspettati. ‘Karma’ infatti tiene ancora il timone puntato verso il metal meno progressivo e più radiofonico, ma lo fa modificando il sound in punti e su particolari che non avevamo immaginato. Troppo facile secondo noi infatti sostenere semplicemente che ‘I Myrath hanno semplificato il sound’… è in parte vero, ma un ascolto accurato rivela dei livelli di profondità che vanno oltre alla struttura più lineare delle canzoni o a semplici melodie vocali più catchy.

‘To The Stars’ è un buon esempio di quanto stiamo sostenendo… la struttura è in effetti standardizzata, il ritornello un po’ piacione arriva a uragano dopo  un rapido bridge, e le sezioni strumentali sono ridotte a quanto serve per dare corpo al pezzo. Certo tutto questo potrebbe far pensare a un appoggiarsi a  soluzioni più povere dal punto di vista compositivo; ma non tiene conto della ricchezza degli arrangiamenti sottostanti, dei punti luce sonori marcatamente etnici che arricchiscono lo scarno rifferama sottostante, e di un esplosività di fondo che non è solo esecutiva, ma nasce invece proprio da una profondità del pentagramma che inizialmente non gli avevamo attribuito. Ed è così anche per molte altre canzoni; quasi tutte in effetti. ‘Into The Light’ gioca ancora di più con gli arrangiamenti e le orchestrazioni, e ancora richiama alla mente la band di Thomas Youngblood; mentre ‘Candles Cry’ gioca invece con melodie vocali sghembe e con sporcature dal metal alternativo che non sono certo banali. E’ vero che qualche passaggio banalotto c’è; e magari un brano come ‘Let It Go’ rimane un po’ troppo poco approfondita per soddisfare la sete di chi apprezzava i Myrath più prog di ‘Tales…’; però c’è da dire che come controparte troviamo questo studio approfondito, mirato, di come arricchire il sound di elementi sempre diversi, compensando la relativa semplicità invece scelta per le strutture. ‘The Wheel Of Time’ o ‘Child of Prophecy’ di prog hanno niente e anche la dose di metal risulta piuttosto diluita… ma le idee ci sono. Nella prima infatti è il singer Zorghati a mutare volto interpretando il brano in un registro per lui inedito, mentre la seconda fa ancora una volta vanto di ricche orchestrazioni sotto le parti portanti come il piano o le linee vocali da power ballad.

‘Karma’ ci ricorda un po’ uno spettacolo di danza del ventre, di quelli che si possono vedere ai ristoranti etnici o ai saggi delle scuole di ballo: certo la musica di base e i movimenti delle danzatrici sono quelli che si apprezzano guardando lo spettacolo in maniera distaccata, ma in realtà la performance nel suo completo è fatta da più elementi. Le danzatrici sorridono sempre, i loro occhi puntano sempre lontano, evitano i tuoi, ma sono profondi, ammalianti, pieni di mistero ma anche di comprensione. La danza non è solo muovere busto e fianchi, ma un gioco di come tenere il collo, come gestire appunto lo sguardo o la mimica facciale, e questo può forse un po’ sfuggire. E ‘Karma’ è cosi, sotto il compito (ben fatto) che fa pensare a un album ordinario c’è però uno studio e una cura che dopo qualche ascolto noi abbiamo scoperto ed apprezzato. Più bello di ‘Shehili’? Mah, non siamo qua per dirlo. Però ‘Karma’ ha una sua personalità, cosa che in giro non sempre gli stanno riconoscendo, e per noi va bene così.

Tracklist

01. To The Stars
02. Into The Light
03. Candles Cry
04. Let It Go
05. Words Are Falling
06. The Wheel Of Time
07. Temple Walls
08. Child Of Prophecy
09. The Empire
10. Heroes
11. Carry On

Lineup

Zaher Zorgati: lead vocals
Malek Ben Arbia: guitars
Anis Jouini: bass
Morgan Berthet: drums
Kevin Codfert: keyboards, pianos, backing vocals