Metal Cinema (4) – The Devil’s Candy

Il 28/08/2017, di .

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Metal Cinema (4) – The Devil’s Candy

In una rovente serata di agosto, presso The Space Cinema Odeon di Milano, si è svolta l’anteprima del film ‘The Devil’s Candy’, che verrà pubblicato nelle sale il 7 settembre 2017 grazie alla lungimiranza di Midnight Factory, etichetta di Koch Media. Il film in realtà ha esordito in Canada il 13 settembre 2015 al Toronto International Festival, a cui sono seguite altre proiezioni in diversi festival per poi arrivare ad essere distribuito online lo stesso anno negli USA. Si tratta dell’opera seconda del talentuoso regista e sceneggiatore David Byrne, che ha in realtà esordito, dopo la classica trafila di cortometraggi, nel 2011 con il film horror/slash ‘The Loved Ones’. Ora diamo un’occhiata più in dettaglio a ‘The Devil’s Candy’.

Buio in sala. Una nenia si insinua incomprensibile nella notte. Pur colto in pieno sonno, Ray Smilie, interpretato dalla grassa figura dell’attore Pruitt Taylor Vince, sa bene cosa fare. Balza in piedi angosciato, impugna la chitarra e suona con veemenza note distorte. In questi pochi passaggi iniziali della sceneggiatura di ‘The Devil’s Candy’ scopriamo alcuni elementi chiave del film diretto da Sean Byrne. Come prima cosa la trama è assimilabile al genere “case infestate/possessione demoniaca”, le cui origini sono rintracciabili al 1978 con ‘Amityville Horror’, che è stato replicato poi negli anni a venire in diverse forme. Una famiglia, composta da padre pittore con tanto di maglietta dei Metallica, figlia ribelle anche lei metallara e una madre comprensiva traslocano in una casa in campagna. Il pittore, interpretato da Ethan Embry, con il suo volto pelle e ossa che rimanda all’iconografia di Cristo, inizia a dipingere quadri in uno stile nerissimo. La possessione demoniaca, come metafora dell’eccesso di ambizione, diverrà l’espediente narattivo centrale del film, il cui fine reale è quello di mettere al centro della scena i conflitti famigliari e la lotta con interiore del protagonista stesso. Violenza, immagini e musica sono poi i tre elementi che si susseguono ed esplodono in una sinfonia inquieta che attraversa l’anima dei personaggi per donare uno stile contemporaneo a un film altrimenti classico nel suo sviluppo. L’anima slasher è un elemento meno presente rispetto al precedente e più sadicamente spassoso ‘The Loved Ones’, sempre scritto e diretto da Byrnes. Se, infatti, in ‘The Loved Ones’ i rapporti affettivi erano caratterizzati da una componente sessualmente perversa che trovava il suo naturale contrappunto in una violenza surreale, in ‘The Devil’s Candy’ il male è insito e allo stesso è più trasversale di quel che siamo disposti a credere. Difatti, persino la galleria d’arte, verso cui anela il pittore, da sempre in cerca di riconoscimento anche economico, prende il nome dal demone della seduzione ‘Belial’. I quadri e la musica sostituiscono in fondo lo slasher. Il metal da una parte è utilizzato come semplice elemento di rottura, qualcosa che arriva potente in modo di certo inusuale. Ricordo solo ‘Deathgasm’ con un approccio simile al metal. Da citare poi alcune tra le band prescelte: gli Slayer in fondo non potevano mancare, con la loro iconografica del male e quei riff sinistri unici; i Metallica invece sono citati nel film stesso in alcune battute divertenti e in qualche modo sono uno dei nomi più noti della scena. Poi si alternano Machine Head, Ghost fino ad arrivare al drone doom metal dei Sunn O))), note potenti e cupe, come poche altre. Se la colonna sonora è ben curata, non da meno lo sono i quadri che spesso rubano la scena in frame disturbanti, fino a diventare parte integrante del finale. ‘The Devil’s Candy’ è un film ben congegnato in un alternarsi di suspence e una messa in scena con scelte inusuali decisamente in controcorrente. Un film dall’anima metal, quindi, che riesce a creare e comunicare inquietudine grazie anche alle sembianze dei suoi personaggi, alla forza suggestiva dell’arte e di una messa in scena curata nel dettaglio. Il fatto poi che Youtube ne abbia censurato gli spot, ritenuti troppo angoscianti, è solo un’altra dimostrazione che ‘The Devil’s Candy’ funziona.